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Festival di Cannes 2013 fra tablet, Twitter e code eterne

Il Festival di Cannes 2013 è stata la conferma che siamo ormai nel periodo di Cannes 2.0. Senza un tablet, senza Twitter e social network si è tagliati fuori…

pubblicato 27 Maggio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 14:07

Iniziativa realizzata in collaborazione con Microsoft

Essendo il Festival di Cannes 2013 l’evento cinematografico più prestigioso al mondo, è frequentato da tutta la critica internazionale che conta. Tra i must di Cannes ci sono sempre grandi fischi e boati durante i film meno apprezzati dalla stampa durante le prime proiezioni. Non c’è edizione in cui manchino, davvero: eppure durante Cannes 2013 non si sono praticamente mai sentiti.

Dei 20 film in concorso soltanto due hanno ottenuto questa feroce reazione: Shield of Straw del prolifico autore nipponico Takashi Miike, e Solo Dio perdona del danese Nicolas Winding Refn, che ha spiazzato anche molti suoi fan con un film cupo e surreale. Segno che la selezione di quest’anno è stata molto robusta ed ha convinto anche i critici più scettici. Difficile non aver trovato un proprio film del cuore, un colpo di fulmine o una sorpresa da portare a casa con sé.

Noi abbiamo seguito il Festival di Cannes sia “da dentro”, seguendo le proiezioni stampa e recensendo i film, sia “da fuori”, osservando l’altra Cannes: quella delle curiosità, delle bizzarrie e degli show improvvisati lungo il meraviglioso Boulevard de la Croisette. Così, con in mano il nuovo tablet ibrido di Windows 8, l’Acer Iconia 510, ci siamo portati a casa decine di scatti e pure qualche video, necessario per registrare momenti assurdi come i balli e i canti “anti-Hollywood” del team Troma, onnipresente lungo la Croisette ogni giorno ad ogni ora. Anzi: l’app Format Converter X ci ha pure aiutato ad estrarre l’audio dal video della protesta, così abbiamo potuto ascoltarlo in loop per caricarci prima di ogni proiezione ad alto tasso “autoriale”.

Ed avere un tablet a Cannes si è rivelato più che mai necessario quest’anno. Perché è vero che c’è una sala stampa dove poter scrivere i propri articoli durante le ore libere, ma è pur sempre vero che quelle ore vengono letteralmente divorate dal tempo passato in fila. Sì: una delle parole d’ordine del festival è “fila”, che può durare molto più di quel che si può pensare. Ad esempio, per la prima stampa di Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen molti giornalisti hanno iniziato a mettersi in fila due ore prima dell’inizio della proiezione. Risultato? Metà della stampa è rimasta comunque fuori.

E cosa si fa mentre si sta fermi e si aspetta per così tanto tempo? S’incrociano le dita per poter entrare in sala, e poi si scrive sul tablet, o si sente l’aria che tira su Twitter tra i critici e blogger più influenti. Il buzz attorno alle opere e agli eventi delle rassegne cinematografiche gira ormai in rete, e se non si è pratici coi social network è meglio starsene a casa. Avete mai provato a seguire su Twitter le reazioni a caldo ad una prima proiezione stampa? I primi tweet di commento arrivano subito dopo l’inizio dei titoli di coda.

Poco professionale, direte, anche perché il film non è manco finito e il giudizio non può essere il più delle volte ponderato: ma è la rete, bellezza. Dopotutto non sono neanche professionali i fischi e i gli ululati, eppure esistono come reazione a caldo dalla notte dei tempi. Nessuno ormai si scandalizza più se Miike o Refn vengono fischiati: al massimo si dice che chi fischia opere di autori del genere è snob, e tutto è a posto. Lars von Trier ci ha quasi costruito una parte di carriera coi fischi. Un fischio (o un applauso…) e un tweet a due secondi dalla fine del film oggi si equivalgono. Siamo già ben dentro Cannes 2.0.

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