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Forever Young – Les Amandiers: nuovo spot tv in italiano del film di Valeria Bruni Tedeschi al cinema

Tutto quello che c’è da sapere su “Forever Young – Les Amandiers”, il nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi al cinema dal 1° dicembre.

1 Dicembre 2022 15:39

Dopo l’anteprima al Festival di Cannes, dal 1° dicembre nei cinema d’Italia con Lucky Red Forever Young – Les Amandiers, il nuovo film da regista dell’attrice Valeria Bruni Tedeschi.

Forever Young – Trama e cast

La trama ufficiale: Francia, 1986. Stella, Adèle, Victor e Frank sono nel pieno della propria esplosiva giovinezza. Entrati nella prestigiosa scuola teatrale Les Amandiers creata da Patrice Chéreau e Pierre Romans sentono di avere il mondo nelle mani. Lanciati a piena velocità nelle proprie passioni, vivranno insieme l’entusiasmo, le paure, gli amori, ma anche le loro prime grandi tragedie.

Il cast: Nadia Tereszkiewicz, Sofiane Bennacer, Louis Garrel, Micha Lescot, Clara Bretheau, Noham Edje, Vassili Schneider, Eva Danino, Liv Henneguier, Baptiste Carrion-Weiss, Léna Garrel, Sarah Henochsberg, Oscar Lesage, Alexia Chardard, Suzanne Lindon, Sandra Nkake, Isabelle Renauld, Franck Demules, Bernard Nissile, Arthur Beaudoire.

Forever Young – trailer e video

Nuovo spot tv in italiano pubblicato il 1° dicembre 2022

Curiosità

  • Valeria Bruni Tedeschi, alla sua quinta regia, dirige “Forever Young – Les Amandiers” da una sua sceneggiatura scritta con Noémie Lvovsky (I villeggianti, Le invisibili) & Agnès de Sacy (È più facile per un cammello… Un castello in Italiain collaborazione con Caroline Deruas Peano (I villeggianti, All’ombra delle donne).
  • Valeria Bruni Tedeschi sulla colonna sonora: “Alcuni dei pezzi provengono dalle mie ossessioni. Ad esempio, Me & Bobbie McGee di Janis Joplin è una canzone che ho ascoltato per tutta la vita. “La libertà è solo un’altra parola per niente da perdere” è una frase cult per me. Nel film ce ne sono molti di canzoni di quell’epoca che scatenano istantaneamente un’ondata di emozioni. E poi c’è anche tanta musica classica, Liszt, Bach, Vivaldi. Questa è la musica della mia infanzia.”

Valeria Bruni Tedeschi – Note biografiche

Valeria Bruni Tedeschi frequenta un corso di teatro all’École des Amandiers di Nanterre, tenuto da Pierre Romans e Patrice Chéreau, con Agnès Jaoui, Vincent Pérez, Laurent Grévill, Marianne Denicourt, Bernard Nissille. Studia poi il metodo Strasberg con Blanche Salland e con due insegnanti americane, Geraldine Baron e Susan Batson, con le quali ha continuato a lavorare regolarmente anche in seguito. Nel 1983 debutta in teatro nel “Platonov” di Anton Čechov, con la regia di Patrice Chéreau. Lo stesso Patrice Chéreau le offre nel 1987 il suo primo vero ruolo sul grande schermo nel film Hôtel de France girato con gli allievi dell’École des Amandiers. Lavorerà di nuovo con lui nel 1998 per il film Ceux qui m’aiment prendront le train. Nel 1993 recita in Le persone normali non hanno niente di eccezionale di Laurence Ferreira Barbosa, grazie al quale ottiene il César come migliore promessa femminile (1994). Comincia poi la sua collaborazione con Noémie Lvovsky, a partire dal cortometraggio Dis‐moi oui, dis‐moi non, al quale farà seguito il primo lungometraggio Oublie‐moi. Si succedono quindi ruoli di rilievo in Nénette et Boni di Claire Denis, ne Il colore della menzogna di Claude Chabrol e in Rien à faire di Marion Vernoux. In Italia le vengono offerti ruoli interessanti da Marco Bellocchio (La balia) e da Mimmo Calopresti (La Seconda volta). È poi la volta di 5 x 2, radiografia di una coppia firmata da François Ozon e, più di recente, di Les regrets di Cédric Kahn. Nel 1997, collaborando alla stesura dei dialoghi di La Seconda volta con Mimmo Calopresti, si appassiona alla scrittura di sceneggiature. Cinque anni dopo scrive e dirige un film in parte autobiografico: È più facile per un cammello… Il film le vale il premio Louis‐Delluc per la miglior opera prima nel 2003 e, in quello stesso anno, il premio per la miglior attrice e la miglior opera prima al Tribeca. Nel 2007 dirige Actrices, che ottiene il Premio speciale della Giuria al Certain Regard, e nel 2013 Un castello in Italia, presentato ancora una volta a Cannes. Tutti e tre i film sono stati scritti con Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy. Nel 2011 torna a lavorare in teatro con Patrice Chéreau nella pièce “Sogno d’autunno” del norvegese Jon Fosse. Torna a recitare anche per il grande schermo in tre bei progetti cinematografici: Il condominio dei cuori infranti di Samuel Benchetrit, Ma Loute di Bruno Dumont e La Pazza Gioia di Paolo Virzì.  Segue un passaggio alla televisione con due film diretti per Arte: Le tre sorelle (adattamento realizzato con Noémie Lvovsky e interpretato da alcuni attori della Comédie Française) e Une Jeune Fille de 90 ans, documentario girato con Yann Coridian. Valeria Bruni Tedeschi fa parte anche del cast della serie televisiva di Zabou Breitman per Canal +: Paris Etc, trasmessa nel 2017. Nel 2018 Il film I villeggianti viene presentato fuori concorso alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e segna una nuova collaborazione con Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy.

Intervista con Valeria Bruni Tedeschi

Valeria Bruni Tedeschi parla della genesi del film e da dove arriva l’idea.

È un mio amico, Thierry De Peretti, che mi ha dato l’idea per il film. Dare un’idea a qualcuno è un bel regalo. Ne ho discusso con le mie compagne di scrittura Agnès e Noémie, ed è stato come l’uovo di Colombo, qualcosa di ovvio. Questa scuola è stata per me un capitolo fondamentale, sia nel mio lavoro che nella mia vita. Le persone che ho incontrato lì e le esperienze vissute hanno lasciato un’impronta profonda in me fino ad oggi. Pochi mesi dopo che ho iniziato a scrivere, Noémie ha suggerito di condurre interviste anche con ex studenti. Li ho contattati uno per uno e ci siamo riuniti. Era gioioso; Avevo questa strana sensazione che il tempo non fosse affatto passato. Sapevano che il film sarebbe stato fittizio, che avremmo modificato la realtà e che i loro nomi non sarebbero apparsi. Sono stati tutti molto generosi con le loro storie. Queste interviste sono state estremamente preziose.

Bruni Tedeschi parla dell’importanza delle sue partner di scrittura, Noémie Lvovsky e Agnès De Sacy.

Non sarei in grado di scrivere senza di loro. Ho conosciuto Noémie mentre finivo la scuola di teatro Amandiers, più di trent’anni fa. Il suo conoscermi così bene è estremamente prezioso nel nostro lavoro. Mi portano il loro talento e la loro amicizia. Raramente lavoriamo tutti e tre insieme; facciamo sedute a due e ogni tanto valutiamo insieme le cose in tre. Per Forever Young, quindi, sono andata avanti e indietro dall’una all’altra per due anni. Abbiamo attraversato molte versioni per raggiungere il risultato finale. È importante per me dire che c’è pochissima improvvisazione in questo film. Ce n’è un po’ per le scene con Chéreau, dato che Louis ha improvvisato molto, rendendo le scene più realistiche, più vivaci, più nitide. Ma a parte questo, è un film completamente scritto. Avevo bisogno di mettere in discussione ed esplorare tutto in fase di scrittura: il rapporto tra Chéreau e Romans, le indicazioni di scena per Platonov, il retroscena di ogni studente, come le droghe si stavano intrufolando nella scuola, la paura dell’AIDS, la morte, la vita dopo tutto quello. Abbiamo anche dovuto, in fase di scrittura e poi in fase di montaggio, alternare incessantemente tra la storia d’amore e la storia del gruppo, interrogando l’una e l’altra, oscillando dall’una all’altra. Questa alternanza, questo equilibrio, è l’equilibrio interiore vitale del film.

Bruni Tedeschi spiega che la storia del film è un mix di ricordi suoi e delle sue partner di scrittura, Noémie Lvovsky e Agnès De Sacy.

Diciamo solo che la base è fatta di ricordi. Non solo i miei ricordi, ma anche quelli di Noemie e Agnès e in questo caso di altri ex studenti. Dopo, però, ci diamo completa libertà di rielaborare, romanzare, mescolare, fondere e inventare. Tutto questo costituisce il nostro campo di gioco. Alla fantasia deve essere data la possibilità di divertirsi, senza autocensura o troppi tabù.

C’è stato un film in particolare che è stato proiettato per il cast e usato come fonte d’ispirazione.

“Panico a Needle Park” di Jerry Schatzberg. Abbiamo organizzato una proiezione del film durante le prove. Volevo mostrare ai giovani attori e attrici la veridicità nella recitazione di Al Pacino e Kitty Winn. Volevo anche mostrare loro questo mondo, questa epoca, questa giovinezza. E in particolare volevo che Nadia e Sofiane capissero la connessione tra amore e droga. Le droghe sono come una terza persona in una relazione d’amore. Una grande differenza tra la mia storia e quella di Schatzberg è che Etienne e Stella hanno questa passione per il teatro e la recitazione mentre i personaggi interpretati da Pacino e Winn non hanno passione se non per l’amore che li lega l’uno all’altro.

Bruni Tedeschi sul suo gusto per la tragicommedia.

Il mio gusto per la tragicommedia viene probabilmente da Chéreau. Amava ridere. Durante le prove, o durante le riprese cinematografiche, a volte lo sentivamo ridacchiare e ci faceva piacere perché era un buon segno. Non era una persona terribilmente seria. Noémie è un’altra persona, da quando ha scritto “It’s Easier For a Camel”, che mi ha sempre spinto verso l’umorismo. Credo che questo gusto personale derivi anche dal mio essere italiana. Il cinema italiano è il cinema dei miei genitori, della mia infanzia, del mio subconscio, e la tragicommedia fa parte del DNA del cinema italiano. Ho bisogno di questa miscela, che io stia recitando o dirigendo. E anche come spettatrice. Ho bisogno di ridere della nostra esistenza e della nostra miseria, ne ho tanto bisogno quanto ho bisogno di ossigeno.

Forever Young – Foto e poster