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Freaks: il cult di Tod Browning di nuovo al cinema restaurato

I Freaks del cult ultraottantenne di Tod Browning, tornano in sala con Il Cinema Ritrovato e restaurato dalla Cineteca di Bologna

di cuttv
pubblicato 23 Ottobre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 05:51

«l’accettiamo… è una di noi!»

Una semplice frase … è stata trasformata in codice, simbolo e vera maledizione, da un cult perturbante come Freaks (1932) di Tod Browning, con il suo plot semplice, un enorme potenziale disturbante e un messaggio dirompente che arriva al pubblico come uno schiaffo ben assestato, anche dopo un ottantennio.

Non c’è pietà per chi infrange i codici della normalità, anche quando questi sono stabiliti da un gruppo di ‘ugualmente singolari’ come i freaks del circo, così come la crudeltà è figlia di passioni «umane», anche dove l’umanità viene negata dalla difformità, mentre la mostruosità sa celarsi negli individui più affascinanti e insospettabili, come all’inizio del film è occultata alla vista, nella scatola.

“Cosa cela la scatola?”. La scatola che Browning lascia sbirciare allo spettatore, dopo una parata di stranezze e difformità capaci di trasformare quella che “una volta era nota come il pavone del trapezio”?.

Nel circo abituato a dar ogni genere di spettacolo e una famiglia ai cosiddetti fenomeni da baraccone con le peculiarità e deformità più estreme, Tod Browning lascia che la bella trapezista Cleopatra trami per ingannare, sposare, uccidere e intascare la cospicua eredità del nano Hans, con la complicità del forzuto Ercole, prima di lasciarla alla vendetta della ‘famiglia dei Freacks’, pronta a mutilare i due ‘crudeli’ amanti per renderli ‘come loro’, un castrato obeso che canta in falsetto e una ‘donna gallina‘.

Questo almeno nel finale originale che ben pochi hanno visto, a causa della pessima accoglienza ricevuta durante l’anteprima del film, avvenuta a San Diego nell’autunno del 1931, dei severi tagli di una trentina di minuti imposti dalla produzione, della censura che ne ha vietata la produzione per anni in molti paesi.

La Metro Goldwyn Mayer che voleva un film “più spaventoso di tutti gli altri“, a partire dal successo del Frankenstein della Universal, fu la prima a rinnegare il potere disturbante, innovativo e sovversivo di Freaks sull’horror-entertainment dell’epoca.

Ben pochi erano disposti a perdonare al padre del Dracula di Bela Lugosi (1931), di essersi spinto oltre il confine tra realismo e finzione, fantastico e horror, portando sul grande schermo la normalità del diverso e la mostruosità del normale, con un cast di veri Freaks.

Frances O’Connor (la ragazza senza braccia) e Johnny Eck (l’uomo senza gambe), le sorelle siamesi Violet e Daisy Hilton e i fratelli Rollo Edward Brophy e Matt McHugh, Josephine Joseph (l’ermafrodita più celebre d’Europa) e Prince Randian (l’Uomo-Torso privo di tutti e quattro gli arti), con la donna barbuta Olga Roderick, la donna uccello Elizabeth Green, lo Scheletro Umano Peter Robinson, il nani Froso Wallace Ford e Angeleno Angelo Rossitto, i piccoli (affetti da acondroplasia) Hans-Harry Earles e Frieda-Daisy Earles, Koo Koo, i piccoli grandi Pinhead (microcefali o ‘capocchia di spillo’) Schlitze, Elvira Snow e Jenny Lee Snow.

Rispetto a Lo sconosciuto (The Unknown), film circense girato da Browning nel 1927 con trama analoga e Lon Chaney che interpreta Alonzo senza braccia tenendole legate tutto il tempo, i Freakd interpretano se stessi e la normalità del loro quotidiano.

La donna barbuta partorisce, lo scheletro vivente che ha sposato fuma il sigaro come molti altri papà orgogliosi, la ragazza senza braccia sorseggia il tè con i piedi, tutti mangiano, fanno il bucato, lavorano, fino a quando la loro ‘normalità’ viene minacciata dalla crudele cupidigia della trapezista (Olga Baclanova) e del forzuto (Henry Victor), con scene celebri e surreali, dalla “festa di nozze” che varia ritmo e tono di storia e personaggi, al finale che deturpa la trapezista ed evira Hercules, accolto da svenimenti e critiche, a quanto pare anche un aborto spontaneo, prima del taglio.

Un film viscerale e controverso, visionario ed emozionante, censurato e acclamato, maledetto anche per strategie di distribuzione, ma decisamente fuori dal tempo e dai generi, da schemi e consuetudini, difficile da votare e dimenticare, come i suoi protagonisti, la dimensione del diverso e del perturbante che stravolgono.

Un vero cult movie che “Il Cinema ritrovato” della Cineteca di Bologna, è pronta a riportare al cinema, nella versione restaurata presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata.

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Freaks (1932, USA, 64′) regia di Tod Browning. Interpreti: Wallace Ford (Phroso), Leila Hyams (Venus), Olga Baclanova (Cleopatra), Roscoe Ates (Roscoe), Henry Victor (Hercules), Harry Earles (Hans), Daisy Earles (Frieda), Rose Dione (Madame Tetrallini), Daisy e Violet Hilton (le sorelle siamesi), Prince Randian (torso vivente), Elizabeth Green (donna uccello). Di nuovo in sala con Il cinema Ritrovato, da lunedì 24 ottobre 2016.

Curiosità e approfondimenti sul film sono già online da tempo (seguite il link a seguire), ma ingannando l’attesa della proiezione, l’occasione è propizia per aggiungere ancora qualcosa relativa alle sequenze tagliate.

Sequenze tagliate: ipotesi

Le versioni esistenti del film si aggirano tra i 64 min della versione tagliata e i 90 min della presunta versione integrale distrutta.

In mancanza di documenti che comprovino quali siano stati in modo circostanziato i tagli inferti al film, sono state avanzate varie ipotesi.

Secondo Fabrice Ziolkowski, “queste scene erano più esplicite sulla sorte di Hercules, l’uomo forzuto. Dato che il film insisteva sul tema della castrazione (corpi mutilati, deformati), sembra il risultato di un’azione censoria il fatto che, nelle copie attuali, Hercules appaia nella scena in cui urla vedendo avvicinarsi i membri del circo armati di coltelli e di altri strumenti da taglio, e poi la sua sorte sia lasciata così in sospeso. Nella versione originale si sarebbe dovuto ritrovare Hercules alla fine del flashback. Si vedeva Cleopatra nella sua fossa, trasformata in donna-anatra, e si vedeva Hercules cantare con un voce in falsetto, il che sottintendeva la sua castrazione da parte degli altri freak.”
(Au-dèla de la dernière image de “Freaks”, “Cahiers du cinéma”, n. 288, maggio 1978).

Secondo Jacques Goimard (“Cinéma – l’Avant-scène”, n. 264, marzo 1981) dovevano esserci altre scene: fra queste, una sequenza che giustificava perché Hercules si prendesse gioco di Roscoe, il clown balbuziente; sarebbe stata abbreviata la scena del secondo incontro fra Cleopatra e Hans, il nano invaghito di lei; la sequenza fra Hercules e i fratelli Rollo mancherebbe della parte iniziale dove il primo avrebbe subito un’umiliazione che spiega la sua reazione successiva.

Secondo Leonardo Gandini (Tod Browning, Il Castoro cinema, 1996), “alla versione voluta da Browning, che durava circa un’ora e mezza, vengono tolti quasi trenta minuti: ad essere sacrificate, oltre al finale, sono diverse scenette comiche, mentre le notazioni di vita quotidiana sui freak subiscono un notevole ridimensionamento. Si potrebbe dedurre, da questi interventi, che l’intenzione di Thalberg sia stata quella di riportare il film sui binari dell’horror; tuttavia, l’eliminazione del finale, di cui viene conservato solo il momento in cui si alza il sipario sulla fine ingloriosa di Cleopatra, aveva costretto la produzione a ridurre anche l’unica, autentica scena terrificante del film, quella in cui i freak, muovendosi nel fango con i coltelli fra i denti, deturpano la trapezista (che nella versione definitiva vediamo semplicemente scappare nel bosco urlando) e si introducono nel carrozzone di Hercules per evirarlo. Per assurdo, i tagli avevano però reso necessario girare due ulteriori scene (non si sa se dirette da Browning): la prima, quella dell’imbonitore, serviva a spiegare la presenza conclusiva della donna-volatile; la seconda, un epilogo in cui Frieda, su insistenza di Phroso e Venere, torna da Hans e si ricongiunge a lui aveva lo scopo di dare comunque alla vicenda una parvenza di lieto fine”.