Frost/Nixon – Il Duello: Recensione in Anteprima
Frost/Nixon – Il Duello (Frost/Nixon, Usa, 2008) di Ron Howard; con Frank Langella, Michael Sheen, Kevin Bacon, Rebecca Hall, Toby Jones, Matthew MacFadyen, Oliver Platt, Sam Rockwell, Patty McCormack, Andy Milder, Kate Jennings Grant, Gabriel Jarret, Jim Meskimen, Geoffrey Blake, Clint Howard.Richard Nixon, il primo Presidente degli Stati Uniti d’America della storia a dimettersi dal
Frost/Nixon – Il Duello (Frost/Nixon, Usa, 2008) di Ron Howard; con Frank Langella, Michael Sheen, Kevin Bacon, Rebecca Hall, Toby Jones, Matthew MacFadyen, Oliver Platt, Sam Rockwell, Patty McCormack, Andy Milder, Kate Jennings Grant, Gabriel Jarret, Jim Meskimen, Geoffrey Blake, Clint Howard.
Richard Nixon, il primo Presidente degli Stati Uniti d’America della storia a dimettersi dal suo incarico. David Frost, presentatore inglese di talk show. dandy, modaiolo, playboy, amante della bella vita e con una concezione tutta sua del giornalismo televisivo. 3 anni dopo lo scandalo Watergate, i due si scontrarono in un epico duello televisivo, che fermò l’America intera. L’uno contro l’altro, un solo vincitore ed una clamorosa ed inattesa confessione, che stupì il mondo, Frost, e probabilmente lo stesso ex Presidente Nixon, per la prima volta pronto ad ammettere i propri errori…
Incalzante, appassionante, ottimamente sceneggiato, magnificamente interpretato e ben diretto, Frost/Nixon risulta indubbiamente essere non solo una delle piacevoli sorprese di questa stagione cinematografica, ma soprattutto il miglior film di Ron Howard, mai così bravo e ispirato come in questa ‘storica’ occasione…
Diamo a Peter Morgan quello che è di Peter Morgan. Dopo aver incantato e fatto incetta di premi e candidature con The Queen e L’ultimo Re di Scozia, Morgan si è interessato ad altre due controverse figure storiche dei nostri giorni, Richard Nixon e David Fros, dando vita a questo autentico gioiello di scrittura.
A portare lo script sul grande schermo c’ha poi pensato un Ron Howard inatteso, se non addirittura sorprendente. Premiato esageratamente con l’Oscar per A Beautiful Mind, Howard è riuscito a trovare il tempo, tra un Codice da Vinci ed un Angeli e Demoni, per questa produzione low budget, priva di nomi di grido ed assai difficile, se non addirittura rischiosa, visto il tema trattato.
D’altronde come poter portare in sala un film che ruota attorno solamente ad un’intervista? Come non far addormentate e morire di noia lo spettatore dopo 5 minuti 5? Domande necessarie, che Howard e Morgan si sono sicuramente posti, riuscendo a risolvere stupendamente entrambi i quesiti.
Il tutto grazie ad una sceneggiatura solidissima, concentrata a pennellare i due protagonisti principali, David Frost e Richard Nixon. Perennemente insicuro di sè il primo, ma profondamente ambizioso, esageratamente sicuro di sè, da anni costretto a mentire sullo scandalo Watergate ed in cerca di una ‘redenzione’ pubblica e politica, con annesso senso di colpa che lo divora notte dopo notte, il secondo.
Due uomini completamente differenti, pronti a scontrarsi in 30 ore di intervista televisiva, entrata di diritto nella storia della tv. Convinto di poter strappare una clamorosa confessione a Nixon, Frost impegnò quasi 3 anni della propria vita per riuscire nella più incredibile delle imprese. Nessun giudice, giornalista o storico era riuscito a far confessare a Richard Nixon i suoi errori da Presidente degli Stati Uniti d’America.
L’uomo di gomma era semplicemente impenetrabile, ma non per David Frost, che pensò, ideò e sognò l’impresa. Per convincere il silenzioso Presidente, fuggito in letargo, lontano da occhi, penne e microfoni indiscreti, Frost mise sul piatto della bilancia un’offerta irrinunciabile: 600,000 dollari.
Oltre mezzo milione di dollari per una semplice intervista, condotta da un eccentrico presentatore di talk show, venuto dall’Inghilterra e con indosso ‘scarpe italiane effeminate’. Un gioco da ragazzi per Richard Nixon che accettò l’offerta, convinto di sbranare il proprio avversario e di ricordare così agli americani le cose buone fatte da Presidente, in modo da poter tornare a Washington con la coscienza pulita ed un opinione pubbica ripresa per il bavero della giacca.
Certezze che crollarono domanda dopo domanda, portando l’ex Presidente alle corde, sotto i montanti e i diritti di Frost, pronto a metterlo K.O. definitivamente, tirandogli fuori dalla bocca le esatte parole che la nazione intera aspettava da tre lunghi e snervanti anni…
Alternando documenti d’epoca originali a finte interviste ai protagonisti, Ron Howard è riuscito pienamenta a riportare in sala l’atmosfera di quegli anni, passati dagli americani in uno stato di semi incoscienza. Tradita dal proprio Presidente, a sua volta ‘graziato’ dal proprio successore, un’intera nazione era affamata di verità, venuta incredibilmente a galla proprio in quel 1977, grazie a quella scatola quadrata chiamata tv.
Un mezzo che Nixon aveva sempre magistralmente usato, nel bene e nel male, confermando il suo potere ipnotico nei confronti degli spettatori. Un mezzo, quello televisivo, attore non protagonista del film stesso, grazie alla propria capacità di evolversi negli anni, di cambiare e di maturare, anche, se non soprattutto, proprio grazie a quello storico incontro, che segnò per sempre il modo di fare giornalismo politico in televisione.
Tutto questo porta in sala Ron Howard, coadiuvato da due attori che sono semplicemente l’anima e l’essenza stessa della pellicola. Già protagonisti della pièce teatrale originale, Frank Langella e Michael Sheen bucano lo schermo nella loro pazzesca complicità. Dopo aver portato David Frost e Richard Nixon a teatro, ottenendo critiche entusiastiche e riconoscimenti vari, i due attori si sono ovviamente prestati anche alla trasposizione cinematografica, regalandoci due performance da applausi a scena aperta.
Tra i due, chi stupisce e lascia senza fiato, è indubbiamente Frank Langella. Premiato con un Tony Award teatrale per questo stesso ruolo, Langella risulta essere impressionante nei panni di Richard Nixon. Non una caricatura, ma un’autentica trasformazione, nella voce, nella postura, nei movimenti, nella maschera facciale, pronta ad irrigidirsi e a mutare nel giro di un attimo.
Scritto magnificamente, con una serie di battute sinceramente fantastiche, il Richard Nixon di Frank Langella finalmente si umanizza, portando in sala il lato emotivo del personaggio, quello sempre nascosto dietro un muro di certezze, saccenza e strafottenza. Da storia del cinema l’intenso, toccante ed emozionante primo piano sulla confessione finale di Langella, nei panni dell’ex Presidente. Un Presidente solo, divorato dai rimorsi e dal senso di colpa, ossessionato dalla sua mancata telegenia e dal consenso pubblico, crollato dopo lo scandalo Watergate. Un’interpretazione che sarebbe da Oscar se non fosse che quest’anno, sfortunatamente per Langella, con lui concorreranno performance come quelle di Mickey Rourke e Sean Penn, entrambi fenomenali in The Wrestler ed in Milk. Era da anni che non vedevamo attori così bravi in una sola stagione cinematografica.
Al suo fianco l’ormai sempre più giustamente lanciato, ed apprezzato, Michael Sheen. Il David Frost dandy, sciupa femmine, ambizioso ed insicuro che porta sullo schermo è un perfetto ritratto di quello storico personaggio, che 32 anni fà riuscì nell’impresa delle imprese. L’alchimia che lo lega a Frank Langella è incredibile, tanto da esplodere con fragore sul grande schermo, quando i due si ritrovano faccia a faccia, l’uno di fronte all’altro.
Attorno a loro una serie di personaggi secondari, da Kevin Bacon a Rebecca Hall, passando per Toby Jones, Matthew MacFadyen, Oliver Platt e Sam Rockwell, tutti assolutamente nella parte. A dirigerli con saggezza un Ron Howard finalmente maturato, capace di realizzare una sorta di saggio storico, politico, sociale e comunicativo su quell’incredibile intervista, finalmente portata in sala e fatta conoscere anche alle generazioni di oggi.
Assolutamente inatteso.
Voto Federico: 7,5
Voto Simona: 8,5
Voto Gabriele: 8