Fuori dal coro: trailer ufficiale e 6 clip del film di Sergio Misuraca
Fuori dal coro: video, trailer, poster, immagini e tutte le informazioni sul film di Sergio Misuraca nei cinema italiani dal 4 giugno 2015.
Aggiornamento di Pietro Ferraro
Domani 4 giugno Microcinema distribuirà nei cinema Fuori dal coro, opera prima di Sergio Misuraca, regista siciliano che dopo un’esperienza come cuoco in un ristorante americano di proprietà di Robert De Niro è tornato in patria per realizzare il suo sogno, girare un film.
A seguire trovate le altre clip, un link alla recensione del film e un racconto dell’esperienza americana di Misuraca incluso il suo incontro con De Niro.
IO E ROBERT DE NIRO
“Scusa, hai da cambiare?”. Il cliente che era appena entrato al ristorante mi stava chiedendo se poteva scambiare la sua banconota con qualche monetina, utile per pagare il parchimetro della sua Mercedes 500. Era una richiesta consueta in un ristorante, ma questa volta per me era diverso. Un gesto semplice, ma che mi
spinge a impegnarmi con una cura particolare. D’altronde, non potevo fare brutte figure con Robert De Niro, giusto?
Sono arrivato negli Stati Uniti nel 1994, quando avevo ventuno anni. Come tanti giovani, desideravo entrare nel mondo del cinema a Hollywood, così, appena ho potuto, mi sono trasferito a Los Angeles per inseguire il mio sogno. Arrivavo da un piccolo paesino siciliano affacciato sul mare, Terrasini, con dentro di me un mito
che mi ero costruito negli anni: Robert De Niro. Quante volte avevo riprovato la scena di Taxi Driver in cui parla da solo? D’altronde, il film l’avrò visto 15 volte. Così, durante la mia permanenza a stelle e strisce, vissuta per lo più in una cameretta dividendo l’appartamento con altre quattro persone, ho lavorato in diversi
ristoranti, ma continuavo a inseguire il mio sogno, anche se la dura realtà rischiava di spegnerlo. Ma ogni volta, mi aggrappavo a questo fugace incontro con De Niro: non poteva essere un caso, era un segno del destino.
Il mio sogno americano non era sostenuto dalle leggi statunitensi, tanto che avevo una green card e dei documenti falsi. Merito dei miei amici messicani, che mi avevano procurato quelle carte fondamentali per vivere e lavorare. A un certo punto, mi sono ritrovato a lavorare a “Toscana”, un ristorante in cui andavano molte celebrità americane e italiane, come Madonna, Denzel Washington, Vasco Rossi e Jovanotti. E’ stato lì che ho incontrato il manager del locale, che a un certo momento mi chiede se voglio andare a lavorare con lui ad “Ago”. “Ago” è il ristorante di proprietà dei giganti di Hollywood, come i fratelli Scott, Ridley e il compianto Tony, quest’ultimo regista di uno dei miei film preferiti, True Romance, sceneggiato da Quentin Tarantino (un altro mio punto di riferimento). O i fratelli Weinstein, i re degli Oscar, anche per quanto riguarda noi italiani (sono loro ad aver distribuito negli Stati Uniti, con la Miramax, Nuovo cinema paradiso, Mediterraneo e La vita è bella). Ma soprattutto, tra i soci, c’era lui. Robert De Niro. Avevo ragione, il destino voleva che lo incontrassi. E così, ho l’occasione di vederlo tutte le volte (circa una al mese) che viene al suo ristorante a mangiare, quasi sempre gli spaghetti aglio e olio che mi chiede espressamente di cucinargli.
Mi ricordo perfettamente quando lo ascoltavo raccontare dei suoi viaggi in Italia per lavorare a Il padrino – Parte II e Novecento, conditi da ricchi e gustosi aneddoti su Francis Ford Coppola e Gérard Depardieu, in cui emergeva prepotentemente la sua grande voglia di vivere. Sono tante le occasioni in cui vorrei dirgli di me e del fatto che vorrei dirigerlo in un film, magari nel ruolo di un folle boss che ama organizzare feste scatenate e massacrare la gente con una motosega, costretto suo malgrado ad andare in Sicilia per recuperare dei soldi. Ma mi blocco, sia per una padronanza dell’inglese non perfetta, sia perché voglio avere un copione impeccabile da consegnargli, in modo che si innamori del progetto e insista per partecipare. Ma mi sbagliavo, il destino aveva scelto per me una strada diversa e più amara. Un giorno, mentre non ero presente al ristorante, arriva un controllo. Vengono analizzati anche i miei documenti e i funzionari dell’immigrazione capiscono che sono falsi. A quel punto, il manager mi convoca per chiedere chiarimenti e, non potendo certo confermare il mio diritto a rimanere lì, per non rischiare di finire nei guai, sono costretto ad abbandonare il ristorante. E, poco dopo, sono partito da Los Angeles.
Così, a 24 anni, torno in Sicilia. I miei hanno un mobilificio, ma so benissimo che quella non è la vita professionale che ho sempre sognato e che fa per me. E poi, dopo essere stato a un passo dal dare il mio copione a De Niro, non potevo mollare. Ma so anche che, per fare cinema, c’è bisogno di soldi, oltre che di migliorare le mie capacità professionali. Decido allora di aprire un ristorante messicano, visto che avevo imparato tutto sulla loro cucina grazie ai miei colleghi. Sì, perché per i clienti cucinavamo cibo italiano, ma poi per noi preparavamo piatti tradizionali messicani. Intanto, quando, a tarda notte, arrivavo di ritorno dal lavoro, scrivevo vari soggetti, sognando un giorno di poterli realizzare. E continuavo a vedere film, visto che non mi ero potuto permettere una scuola di cinema (proprio come aveva fatto Quentin Tarantino).
All’inizio, mi dedico pazientemente ai cortometraggi e ne realizzo cinqueE poi, arriva il momento che aspettavo da una vita. Il ristorante funziona bene, tanto da fornirmi i mezzi economici per fare il film, e mi sento pronto a cimentarmi con un lungometraggio. Riprendo il vecchio copione, lo adatto per la Sicilia e, quasi senza accorgermene, anche grazie all’aiuto e al sostegno di tante persone, Fuori dal coro è pronto. Ora, potrei già essere soddisfatto, ma ho ancora un ultimo desiderio. Appena Fuori dal coro uscirà in Italia, voglio prenderne una copia, andare a Los Angeles e portarlo a De Niro, dicendogli che era il film che avrei voluto fare con lui. Adesso, dopo vent’anni, è arrivato finalmente il momento giusto … [Sergio Misuraca]
Fuori dal coro: trailer del film di Sergio Misuraca
Aggiornamento di Pietro Ferraro
Microcinema Distribuzione il prossimo 4 giugno distribuirà nelle sale Fuori dal coro, opera prima di Sergio Misuraca, regista siciliano con una storia molto curiosa in grado di arrivare fino a Robert De Niro. Partito da giovane per inseguire il sogno americano e diventare un regista di Hollywood, Sergio Misuraca ha incontrato sul suo cammino Robert De Niro per il quale ha avuto l’occasione di lavorare…come cuoco. Dal ristorante di Los Angeles di proprietà di De Niro, dove Misuraca si afferma grazie alla sua pasta aglio e olio, alla consacrazione come regista la strada però è ancora lunga e infatti, per una serie di circostanze, dopo qualche anno Sergio è costretto a tornare in Sicilia dove decide di coronare il suo sogno: girare il film che aveva sempre pensato di far interpretare proprio a De Niro.
La trama ufficiale:
Sicilia. Dario e Nicola, giovani siciliani e disoccupati doc, trascorrono le loro giornate tra spinelli, giri in motorino e arte d’arrangiarsi.
Il neo laureato Dario però, in cambio di una promessa di ‘segnalazione’ per un posto di lavoro, decide di svolgere un lavoretto per un personaggio influente del suo paese, il ‘Professore’. Si tratta di consegnare a Roma una busta contenente dei documenti. Dario parte in auto dopo aver chiesto all’amico Nicola, abile tappezziere, di nascondere la busta dentro al sedile della sua auto.
Ma le cose a Roma non vanno lisce come Dario aveva immaginato, né come il Professore gli aveva garantito. Infatti, la persona che deve fare da tramite per la consegna, altro non è che suo zio Tony. I due, che non si vedono da molti anni, sono costretti ad appianare le loro divergenze per portare a termine il lavoro e consegnare la busta a Pancev, uno slavo poco raccomandabile. Ma al momento della consegna, la busta sembra essere sparita.
Zio e nipote sono costretti a scappare in Sicilia con una rocambolesca fuga, nel tentativo di venirne a capo, recuperare la busta e salvare la pelle.
NOTE DI REGIA
Realizzare Fuori dal coro è stato un piccolo miracolo, a livello produttivo, creativo e personale. Un percorso non facile, il film ha richiesto un’attenzione particolare, essendo un’opera corale nella scelta degli interpreti, ma anche nella scelta delle tante location utilizzate. Fuori dal coro è stato una sfida su tutti i fronti: per l’assenza di finanziamenti pubblici; per la particolarità del genere (una commedia nera) rispetto al mercato italiano; e perché realizzare un’opera prima porta sempre con sé, allo stesso tempo, elementi di soddisfazione e frustrazione.
Il film ha dichiaratamente una doppia anima: commedia e pulp. Sin dall’inizio questa doppia natura ha preso subito il sopravvento, esplodendo sulla carta senza alcun controllo, per poi confluire nella realizzazione concreta del film. I punti di riferimento costanti per la mia idea di cinema vanno dalla commedia all’italiana a Quentin Tarantino, Guy Ritchie e Martin Scorsese, senza dimenticare il primo Alessandro Piva de La capagira. [Sergio Misuraca]
Fuori dal coro: Sergio Misuraca dalla Sicilia al cinema
Sergio Misuraca porta sul grande schermo la commedia ‘Fuori dal coro’, insieme a trame criminali e malavitose del nostro presente, dalla Sicilia a Roma e ritorno
Dopo aver ispirato Odissee epiche e follie pirandelliane, vissuto drammi senza tempo e tragedie migranti, la Terra di Sicilia divisa da miti antichi e contraddizioni moderne, gli abissi del Mediterraneo e l’orizzonte di domani, torna protagonista della commedia ‘Fuori dal coro‘ di Sergio Misuraca.
Una piccola tragedia moderna pronta a travolgere l’esistenza del neolaureato Dario (Dario Raimondi) e del suo amico d’infanzia Nicola (Alessio Barone) che sopravvive lavorando come tappezziere nel paesino siciliano di Terrasini in provincia di Palermo, dove il film e quasi interamente girato.
Due amici con molto tempo libero, trascorso insieme a sballarsi fumando spinelli, sino a quando non vengono colti in flagrante dai carabinieri del paese, condotti in caserma e graziati, ignorando che le loro vite sono destinate a separarsi per prendere strade diverse.
Dario accetta di andare a Roma per consegnare una busta di documenti per conto del “Professore” (Dino Spinella), mentre Nicola, intraprendente e poco riservato, resta al paesello con il vero contenuto della busta.
Tra discorsi di fisica quantistica, commessi fuori di testa di un ferramenta e colori (Sergio Vespertino e A. Pennacchio), bande di slavi poco raccomandabili capitananti da Pancev (Ivan Franek) e crimini, la piccola tragedia si trascina dalla Sicilia a Roma e ritorno.
Il cast che conta anche Emanuela Mulè (Giovanna), Aurora Quattrocchi (Maria), Alessio Bondì (Enrico), con Salvo Piparo, Alessandro Schiavo e Marta Richeldi, si più sbirciare nella pagina social Facebook dell’Associazione Sciò, diretta dallo stesso Sergio Misuraca, produttrice della commedia distribuita al cinema da Microcinema, dal 07 Maggio 2015.
Foto |screenshot Facebook