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Fury: le recensioni Americane e Italiane

Come è stato accolto dai critici “Fury”, il film di guerra di David Ayer?

di carla
pubblicato 8 Giugno 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 15:12

Tra i prossimi film che devo vedere c’è Fury di David Ayer con Brad Pitt, Scott Eastwood, Logan Lerman, Shia LaBeouf, Jon Bernthal, Michael Peña, Jonathan Bailey, Jim Parrack, Eugenia Kuzmina, Brad William Henke, Branko Tomovic, Anamaria Marinca, Christina Ulfsparre. Dopo la nostra recensione ecco i commenti dei critici Americani e Italiani. Su RottenTomatoes, mentre scrivo, il film ha raccolto il 77% di voti positivi. Decisamente niente male! Voi l’avete visto? Vi è piaciuto?

Peter Rainer – Christian Science Monitor: Un impressionante e solido film sulla seconda guerra mondiale del genere che ormai non si fanno più. Voto: B +

Chris Nashawaty – Entertainment Weekly: queste orge di violenza non trasmettono molto al di là di quello che già sappiamo. Vale a dire, che la guerra è un inferno. Messaggio ricevuto. Voto: C +

Richard Roeper – Chicago Sun-Times: Brad Pitt è al top del suo personaggio, la riproduzione di un uomo che ha dimenticato quello che era ed ha totalmente abbracciato il suo ruolo in questa guerra. Voto: 3/4

David Denby – New Yorker: “Fury” è letteralmente viscerale, una specie di film horror di guerra, che è, ovviamente, quello che i buoni film di combattimento dovrebbero essere.

James Berardinelli – ReelViews: un film intenso, con battaglie tra carri armati sapientemente rappresentati e un senso credibile di cameratismo tra i personaggi. Voto: 3.5 / 4

Christopher Orr – The Atlantic: In un certo senso, riesce troppo bene ad evocare il proprio oggetto: pesante, meccanico, claustrofobico e implacabile.

Tom Long – Detroit News: “Fury” è un film brutale che celebra troppo facilmente rabbia e sangue. Voto: C +

Steven Rea – Philadelphia Inquirer:
Fury presenta una inesorabilmente e violenta viscerale rappresentazione della guerra, il che è forse come dovrebbe essere. Voto: 3/4

Kenneth Turan – Los Angeles Times: Se i film di guerra memorabili significano qualcosa per voi, aprite quel libro ad una nuova pagina e aggiungete “Fury” alla lista. E

Chris Vognar – Dallas Morning News: La guerra è un inferno. E’ anche implacabile, spietato, e violento per la mente, il corpo e l’anima. Fury trasmette queste verità con la forza bruta e il dramma. Voto: B +

Ty Burr – Boston Globe: “Fury” vuole condurci ad un nuovo esame della “guerra giusta”, mentre allo stesso tempo celebra i vecchi bromuri e i luoghi comuni. Voto: 2.5 / 4

Rafer Guzman – Newsday: con tutto il sangue in più e la brutalità, questo è ancora un film di guerra macho e romanzato. Brad Pitt serve con onore nel ruolo di John Wayne. Voto: 2.5 / 4

Soren Anderson – Seattle Times: Raffigurazioni di guerra, come ritratte nei film di Hollywood, possono sconfinare nel regno del banale. Caso in questione: Fury. Voto: 2/4

Calvin Wilson – St. Louis Post-Dispatch: “Fury” è una visita guidata attraverso un inferno artificiale. Voto: 3.5 / 4

Rene Rodriguez – Miami Herald: La guerra è un inferno. Questo è divertimento, gente. Voto: 2/4

Ignatiy Vishnevetsky – AV Club: è tutto molto Peckinpah, o almeno potrebbe essere, se Ayer avesse qualche senso della poesia. Voto: C +

Claudia Puig – Usa Today: un film duro e straziante, ma meno avvincente emotivamente di quanto avrebbe potuto essere. Voto: 3/4

Bill Goodykoontz – Arizona Republic: In termini di storia, struttura e aspetto (con l’eccezione del gore), questo film avrebbe potuto essere fatto in qualsiasi momento negli ultimi 70 anni. Voto: 3.5 / 5

Todd McCarthy – Hollywood Reporter: Fury è un buon solido film sulla seconda guerra mondiale, niente di più e niente di meno.

Peter Debruge – Variety: Brad Pitt interpreta una versione annacquata del suo personaggio in ‘Bastardi senza gloria’.

Maurizio Porro – Il corriere della sera: Al centro il rapporto padre-figlio tra il capo e la recluta, il bravissimo Shia LaBeouf, ma l’autore David Ayer rende soprattutto la claustrofobia morale della follia bellica, mescolando ricordi importanti di cinema, dal soldato Ryan all’israeliano Lebanon, senza che la retorica della morte glorious per la patria offuschi il senso della disfatta.

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Con Fury il regista/sceneggiatore David Ayer passa dal prediletto genere poliziesco girato come un falso documentario (Harsh Times, The End Of Watch) al dramma bellico stile Anni 50 ridisegnato con un sovrappiù di violenza, ma ricorrendo a tutti gli stereotipi del caso (…) Contrapponendo serrate, cruente scene di scontro a fuoco a momenti di pausa durante i quali a insorgere nei soldati sono i demoni interni della paura e della colpa, il film segue le peripezie di Fury fino al fatale esito, che è uno dei punti deboli del copione (…) prodotto contraddittorio nel suo esaltare e al contempo condannare la guerra, e tuttavia avvincente per la radicalità della messa in scena.

Maurizio Acerbi – il Giornale: Uno dei più bei film di guerra degli ultimi anni (…) La regia di Ayer spia la loro intimità, fuori e dentro il carro, consegnandoci un’estetica della figura del soldato di grande carica espressiva.