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Future Film Festival 2016, il programma

‘Welcome Aliens’ il motto della 18esima edizione del Future Film Festival 2016.

pubblicato 20 Aprile 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 12:20

Torna dal 3 all’8 maggio, a Bologna, il Future Film Festival, arrivato alla sua 18esima edizione. Diretto da Giulietta Fara e Oscar Cosulich, il FFF – nato nel 1999, primo e più importante evento in Italia dedicato alle tecnologie applicate all’animazione, al cinema, ai videogame e ai new media – si conferma come un osservatorio irrinunciabile sul futuro (non solo) della settima arte.

Tema d’indagine dell’edizione 2016 è ‘Welcome Aliens!‘. In un momento storico in cui l’accoglienza – come valore, diritto e dovere – è al centro del dibattito, se non della polemica, nella società civile, il FFF vuol ripercorrere in cinque, significative tappe, come si è evoluta nel corso dei decenni la rappresentazione cinematografica del rapporto tra “noi” e “loro”, terrestri e alieni: dalla paura dell’invasione (nell’America maccartista di Invasori dall’altro mondo di Edward Cahn) al sogno dell’integrazione (nel capolavoro della sci-fi liberal degli anni ’80, Fratello di un altro pianeta di John Sayles). E gli extraterrestri, a Bologna, saranno non soltanto i benvenuti ma gli assoluti protagonisti: sul grande schermo, certo, ma anche nel manifesto del festival, creato dall’artista Luigi Presicce, e in numerose iniziative come i laboratori per i più piccoli, le cine-cene “a tema”, la maratona di scrittura di Bottega Finzioni e uno speciale contest fotografico.

L’apertura della XVIII edizione, quest’oggi presentata alla stampa, guarda a levante e alla tradizione di una delle più fortunate (e popolari) forme d’arte giapponesi: quella del MANGA, assoluta protagonista della giornata inaugurale grazie a due straordinarie proposte, che vuole onorare i 150 anni dei rapporti tra Italia e Giappone. Da una parte la proiezione in anteprima italiana di Miss Hokusai, il nuovo film animato di Keiichi Hara, che dopo il successo di critica del precedente Colorful affronta la storia mai raccontata di O-Ei, figlia del grande pittore Hokusai, “disegnando” il poetico ritratto di una donna dallo spirito libero e dall’enorme talento artistico, svelato attraverso il passaggio delle stagioni nella Edo del XIX secolo. Ma prima del film (già vincitore del Festival del cinema d’animazione di Annecy), il FFF è felice di invitare tutti al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna per l’inaugurazione della mostra Manga Hokusai Manga – Il fumetto contemporaneo legge il maestro (a cura di Jacqueline Berndt per Japan Foundation): una originale esposizione – in programma fino dal 3 al 22 maggio – che in occasione del bicentenario della pubblicazione del primo volume degli Hokusai Manga (spesso considerati all’origine del fumetto giapponese contemporaneo), illustra l’opera del celebre pittore Katsushika Hokusai dal punto di vista della più recente produzione artistica giapponese: i manga.

Oltre a Miss Hokusai, altri 8 i film che partecipano al concorso lungometraggi e che si contendono il Platinum Grand Prize. L’Italia torna in concorso con I racconti dell’orso di Samuele Sestieri e Olmo Amato, l’opera prima – realizzata grazie al crowdfunding – di due giovanissimi autori: un piccolo miracolo del nostro cinema, insieme rigoroso e stralunato, girato in 40 giorni tra Finlandia e Norvegia e interpretato da due soli protagonisti. In un mondo abbandonato dagli uomini, un monaco meccanico insegue uno strano omino rosso. Dopo aver attraversato boschi, città morte e lande desolate, i due buffi personaggi raggiungono la cima di una collina magica.
Il ritrovamento di un vecchio peluche d’orso ormai malandato li farà riconciliare. Uniranno così le forze, nella speranza di poter dare vita al giocattolo inanimato e sfuggire al vuoto che li circonda. C’è un po’ di Italia – grazie alla collaborazione di un team di animatori provenienti dal CSC di Torino – anche nello spagnolo Psiconautas di Pedro Rivero e Alberto Vázquez, tratto dalla graphic novel omonima di Vasquez: un cupo e coraggioso film d’animazione che – attraverso la storia degli inquieti e problematici Birdboy e Dinky – sa raccontare l’adolescenza e le sue asperità con una durezza fuori dal comune.

Dalla Spagna, in coproduzione con Lussemburgo e Belgio, arriva anche Extraordinary Tales: diretto da Raul Garcia, storico animatore della Disney, che vanta in curriculum pietre miliari come Aladdin, Il Re Leone e Chi ha incastrato Roger Rabbit?, il film è una sorta di “antologia animata” che rilegge cinque capolavori di Edgar Allan Poe: La caduta della casa di Usher, La verità sul caso di Mr. Valdemar, Il pozzo e il pendolo, La maschera della morte rossa e Il cuore rivelatore. Cinque storie straordinarie (e da brividi) che Garcia ha scelto di raccontare attingendo agli stili visivi più diversi, ispirandosi ai maestri dell’arte del Novecento (da Egon Schiele a Roy Lichtenstein) per arrivare al cuore dell’universo di Poe. E affidando le voci del film a un cast “all star”: dalle icone dell’horror Christopher Lee e Bela Lugosi ai registi Roger Corman e Guillermo del Toro.

Due le proposte francesi: Phantom Boy di Jean-Loup Felicioli e Alain Gagnol (distribuito in Italia da P.F.A. Films) segna il ritorno degli autori di Un gatto a Parigi, con un nuovo sfavillante film d’animazione, un originale noir fantastico per ragazzi. Mentre sta compiendo delle indagini, il poliziotto Alex viene ferito da un misterioso personaggio con il volto sfigurato. Bloccato in ospedale, incontra Léo, un paziente di undici anni con la straordinaria capacità di lasciare il proprio corpo quando desidera. Il ragazzo può volare e passare attraverso i muri come un fantasma, invisibile a tutti. Tratto da una graphic novel del più importante fumettista di Francia, Jacques Tardi, Avril et le monde truqué di Franck Ekinci e Christian Desmares è invece un ambizioso affresco steampunk ambientato nella Parigi del 1941, in una realtà alternativa in cui la seconda rivoluzione industriale, quella dell’elettricità, non è mai avvenuta a causa della sparizione – nel 1870 – dei migliori scienziati del mondo. Mentre infuria la guerra per l’energia, la giovane April si mette alla ricerca dei genitori scienziati scomparsi da tempo, con la ferma intenzione di proseguire le loro ricerche sul siero della vita.

Il Giappone è presente con ben 3 titoli. The Case of Hana & Alice segna l’esordio nell’animazione del regista indipendente Shunji Iwai, che firma un prequel del suo precedente Hana & Alice (2004) e si conferma un abile narratore di storie adolescenziali. Al centro della storia la giovane Alice, che si trasferisce in una nuova scuola dove corre voce sia avvenuto un misterioso delitto. La sua compagna di classe Hana sembra saperne qualcosa, ma tutti la evitano perché vive reclusa nell’inquietante “Flower House”. Solo Alice è pronta a scoprire la verità su Hana.

The Empire of Corpses di Riyôtarô Makihara è il primo dei 3 film anime ispirati ai romanzi di fantascienza dell’autore Project Itoh, e ci porta – in un connubio originale tra horror e steampunk – nella Londra del XIX secolo dove, grazie ai fantomatici studi del dottor Victor Frankenstein sulla sua “creatura”, viene sviluppata una tecnica di rianimazione dei morti. Per ritrovare gli appunti privati dello scienziato, la società segreta Walsingham Institution chiede al brillante studente in medicina John Watson di recarsi in Afghanistan, dove l’Impero russo sembra stia conducendo esperimenti per creare un esercito di soldati non-morti. Harmony di Michael Arias e Takashi Nakamura è il secondo film anime ispirato ai romanzi di fantascienza dell’autore Project Itoh, e immagina un mondo ricostruito – dopo il caos provocato dagli eventi conosciuti come “Maelstrom” – secondo modelli sociali che tengono conto dell’armonia e della salute pubblica. Le cure mediche sono avanzate grazie all’uso delle nanotecnologie. Tre ragazze giapponesi si ribellano però a questa società organizzando il loro suicidio. Una di queste, Tuan Kirie, sopravvive e si dedica ad azioni umanitarie nelle zone di guerra, imbattendosi in una misteriosa organizzazione militare il cui scopo è provocare morte e distruzione.

A chiudere il festival sarà l’anteprima italiana di The Boy, il thriller/horror di William Brent Bell. Molte anche quest’anno le proiezioni fuori concorso, a cominciare dalla nuova opera di un autentico maestro, quel Mamoru Hosoda da molti definito l’erede di Miyazaki: The Boy and the Beast (distribuito in Italia da Lucky Red) è un nuovo capolavoro – dopo Wolf Children e La ragazza che saltava nel tempo – che unisce melodramma, azione, comicità e fantastico con un ritmo indiavolato, riuscendo a raccontare il dramma della crescita con un’originalità e una forza espressiva che non ha eguali. Il francese Tout en haut du monde di Remi Chayè, premio del pubblico ad Annecy, è un grande racconto animato d’avventura e formazione, incentrato su un personaggio femminile – la giovanissima Sasha, di famiglia aristocratica – che nella Russia del XIX secolo parte per il Polo Nord alla ricerca delle tracce del nonno, sparito tra i ghiacci nel corso di una pericolosa spedizione.

Ispirato a una fortunata saga di romanzi, il cinese Chronicle of the Ghostly Tribe è un kolossal fantasy scritto e diretto da Lu Chuan, e realizzato grazie a uno staff di specialisti internazionali degli effetti visivi: nel 1979 sulle montagne di Kunlun, viene scoperta una caverna contenente gli scheletri di mostruose creature. Un gruppo di soldati viene mandato in esplorazione e rinviene alcune di queste antiche creature ancora conservate nel ghiaccio, ma dietro la scoperta si nasconde qualcosa di ancor più incredibile: quello che sembrava un tempio sembra in realtà opera di una civiltà aliena.

Nowhere Girl è il nuovo film live-action dell’autore di culto giapponese Mamoru Oshii (il creatore di Ghost in the Shell e Avalon), che torna a indagare i mondi alternativi prodotti dalla fantasia della mente umana attraverso la storia di Ai, studentessa di una scuola d’arte femminile che subisce l’interesse sin troppo pressante degli uomini intorno a lei, e la gelosie delle compagne per queste attenzioni. Pur soffrendo per questa situazione, Ai non sa dove fuggire: finché la sua vita quotidiana non diventa una guerra e il suo mondo inizia ad andare in frantumi.

Due i film dalla Corea. On the White Planet, opera prima di Hur Bum-wook, è un film d’animazione fantascientifico che si fa potente e raffinata riflessione sulla diversità. Ambientato sul Pianeta Bianco, dove ogni cosa è bianca e nera, ha per protagonista Choi min-je, l’unico abitante colorato… e quindi considerato un mostro. Vorrebbe vivere come gli altri, ma il solo modo per farlo è lasciare il pianeta: il cielo è pieno di bellissimi colori e sicuramente là da qualche parte esiste sicuramente qualcuno come lui.

Ghost Messenger di Bong Hue Gu racconta invece la storia di Kang-lim, un Ghost Messenger, un super agente proveniente dal Mondo dei Morti, un mondo virtuale altamente tecnologizzato che controlla e decide la vita e la morte di ognuno attraverso un cellulare speciale, capace di catturare gli spiriti e digitalizzarli. A causa di un errore si ritrova intrappolato nel suo Soul Phone, che finisce nelle mani di un bambino con uno straordinario potere spirituale, in grado di vedere gli spiriti.

Tre le follie notturne di quest’anno, per la gioia di chi ama i sapori forti, l’Italia è presente con Alienween di Federico Sfascia, un ritorno – all’insegna dell’autarchia e del low budget – all’horror splatter italiano, con effetti speciali che sembrano uscire direttamente dagli anni ’80 di Carpenter, Raimi e Yuzna. Ambientato durante la notte di Halloween (e quando, sennò?), il film vede quattro amici di vecchia data costretti a fronteggiare una mortale invasione aliena, mostri di ogni tipo e anche i fantasmi del proprio passato, in un’autentica apocalisse pop, travolgente e demenziale (ma anche, a tratti, insospettabilmente toccante).

Gli altri due titoli in programma confermano la vitalità “estrema” del cinema giapponese: da un lato il sanguigno omaggio ai vecchi film di “ninja exploitation” offerto da The Ninja War of Torakage di Yoshihiro Nishimura; dall’altro un nuovo capitolo dell’inesauribile filmografia di Sion Sono, che attinge all’omonimo manga di Kiminori Wakasugi per il suo The Virgin Psychics, con il mediocre studente Yoshiro deciso a salvare il mondo dal terrorismo erotico!

Cinque, infine, i titoli che compongono il focus “Welcome Aliens!”.

La Cosa di John Carpenter (USA, 1982).
Mars Attacks di Tim Burton (USA, 1996)
Ho sposato un mostro venuto dallo spazio di Gene Fowler Jr. (USA, 1958).
Invasori dall’altro mondo di Edward L. Cahn (USA, 1957).
Fratello di un altro pianeta di John Sayles (USA, 1984)

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