Gigi Magni: ogni pietra di Roma racconta la storia di tutti: Un incontro il 13 luglio alla Casa del cinema
La notizia di un incontro, dedicato a Magni, muove molti energie che durano, svelate dal cinema quando non è solo passione ma scommessa di vita
Scrivo, mettendo le mani avanti. La stima e l’amicizia per Gigi Magni, uomo di cinema, teatro, letteratura, tv mi faranno velo, ne sono sicuro. Come sono sicuro che dietro il velo si muove non soltanto un sentimento personale ma un intreccio di venti di stima e amicizia che per Gigi che ha sedotto il pubblico per anni, senza fare nulla se non offrendo il suo lavoro; senza alzare mai la voce, senza sgomitare nel povero cinema carico, ricco, “anche” di invidie, mediocrità , sciocchi conflitti.
Un giorno camminavamo in piazza del Popolo, la piazza a pochi metri dalla casa di Gigi, bellissima, linda, bellissima e linda di cose di gran gusto. Parlavamo di un film che stava per cominciare “Nemici d’infanzia” e che io avevo sostenuto in Rai perché la vecchia mamma Rai scassata e sempre inerte lo realizzasse, si affidasse a Gigi per raccontare fondamentali pagine della nostra storia.
La storia dell’ultima fase della seconda guerra mondiale nell’odioso periodo (1943-1945) degli italiani in guerra gli uni contro gli altri. Da una parte l’Italia semidistrutta dalle bombe dei liberatori, gli Alleati guidati dall’America, e della Resistenza nel Nord del Paese, della lotta di Liberazione silenziosa delle famigle decimate, colme di lutti per i parenti caduti sui fronti creati da Hitler e Mussolini.
Dall’altra, l’Italia riassunta nel Nord nella Repubblica di Salò, territorio occupato dai nazisti, a caccia con i fascisti dei “banditi”, i partigiani. Divisione, odio, lunghe strisce di sangue. In piazza del Popolo, parlavamo soprattutto di pietre, tante piccole pietre, i sanpietrini, così si chiamano a Roma. La piazza era tornata ai nostri piedi quotidiani, tolti ai copertoni delle auto che l’avevano trasformato in un affollato, puzzolente parcheggio di carcasse, carcasse di metallo, carcasse umane.
Gigi cominciò il suo racconto. Non avevo un registratore. Me ne dolgo ancora. Avrei potuto raccogliere un racconto meraviglioso, una metafora della storia e della vita. Gigi raccontava che ogni singola pietra aveva una voce precisa, suadente, dura e giudiziosa; poteva “dire” non solo di Roma, delle sue vittorie antiche e nei suoi sogni di liberarsi di gioghi (dei tanti Scarpia, fedeli al potere vaticano e alle forche agli oppositori). Poteva parlare di tanti uomini e donne, aristocratici e popolani, passando attraverso la notte dei tempi.
Fu un bel racconto, una bella lezione. Li ho perduti nel nastro mai registrato, li conservo nel nastro della memoria che non si consuma. Ma ecco che a riempire il vuoto, in occasione dell’incontro del 13 luglio alla Casa del Cinema, ci sono i libri, i film, gli spettacoli, più morbidi delle pietre, dei sanpietrini, a fare meglio della mia memoria. Queste opere d’ingegno, contributi artistici fondamentali (compresi quelli della moglie di Gigi, costumista e collaboratrice) sono la vera fonte a cui ricorrere. Qualche titolo: “Faustina” (1968), “Nell’anno del Signore” (1970), “Tosca” (1973), e così via, anno dopo anno, da “In nome da Papa Re” a “Secondo Ponzio Pilato”, da “O’ re” a “Il generale”, “La carbonara”. Decine di sceneggiature con Monicelli, Salce, Bolognini, Lattuada… e tanto ancor. Più di una piazza con le sue molte pietre. Sarà bello ricordare Gigi, pedone di talento, ciak scolpiti.