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Giorno 1 a Venezia 2009: Celda 211 – Metropia

Continuano i commenti a caldo dalla Mostra del Cinema di Venezia 2009. Qui il pezzo precedente.Celda 211 – di Daniel Monzón (Giornate degli Autori) Juan Olivier sta per iniziare il suo nuovo lavoro da secondino: ma il suo incarico sfortunatamente parte proprio con l’inizio di una rivoluzione da parte dei carcerati. Ora Juan si ritrova

3 Settembre 2009 08:45

poster 2 celda 211Continuano i commenti a caldo dalla Mostra del Cinema di Venezia 2009. Qui il pezzo precedente.

Celda 211 – di Daniel Monzón (Giornate degli Autori)
Juan Olivier sta per iniziare il suo nuovo lavoro da secondino: ma il suo incarico sfortunatamente parte proprio con l’inizio di una rivoluzione da parte dei carcerati. Ora Juan si ritrova imprigionato con loro e non deve farsi mettere i piedi in testa, pena la morte. Decide così di presentarsi non come un secondino, ma come un nuovo arrivato, un nuovo carcerato…

Ecco un film davvero interessante, che applica e rimescola le carte del genere carcerario in modo sapiente e davvero cattivo. Dopotutto, si tratta di un film spagnolo: e sappiamo quanto gli spagnoli non le mandino a dire quando si tratta di dover usare la giusta dose di cattiveria. Qui non si salva nessuno, e non si tifa di certo per la polizia, che è la parte più meschina e trufaldina, pronta a tutto per ottenere ciò che vuole, di una società che reagisce con esplosioni di violenza.

I due protagonisti principali (il secondino che si ritrova a fare i conti con una realtà che mai avrebbe immaginato e il “capo” dei carcerati) restano in testa, e le vicende che ruotano attorno a loro tengono insieme il ritmo. Una buona sceneggiatura, colpi di scena ben assestati e una giusta dose di sangue fanno di Celda 211 un film da vedere. (Qui il trailer).

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Metropia – di Tarik Saleh (Settimana della Critica – Evento speciale)
Nel 2024 la crisi energetica mondiale ha ridotto l’Europa all’alienazione. La sola cosa che congiunge la vita delle persone è una rete capillare di metropolitane che unisce le principali capitali europee, raggiungibili in un battibaleno. E’ uno dei miraggi a cui le persone non possono sfuggire: perché tra prodotti per capelli ultra-pubblicizzati ed agghiaccianti reality show, c’è un Sistema che controlla tutti gli uomini. Ma Roger un giorno decide di scoprire cos’è quella strana voce che sente ormai in modo sempre più insistente nella sua mente…

Siamo in puro terreno orwelliano. L’animazione di Tarik Saleh inquieta e non poco, tra domande poco rassicuranti e un immaginario che a tratti non s’allontana per niente dalla nostra realtà. I colori sono quelli monocromi delle tonalità del grigio e dell’ocra, come quelle delle esistenze dei protagonisti di Metropia. Che diventa un giallo sicuramente complesso e piuttosto intricato, ma anche molto affascinante. Non sempre leggero, anche grazie al suo ritmo quasi da noir d’altri tempi, il film si avvale delle belle voci di Vincent Gallo e Juliette Lewis.

E al di là della storia e dei suoi risvolti, Metropia colpisce anche per l’apparato tecnico, di sicuro impatto visivo. Anche la musica fa la sua bella parte. Il regista, nato a Stoccolma, ha collaborato con Erik Gandini (di cui alla Mostra di vedrà Videocracy), e questo è il suo esordio al lungometraggio: tanto di cappello. (Qui il trailer).

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