Giorno 1 e 2 a Venezia 66: Baaria, [Rec]2 e The Road
Baarìa – di Giuseppe Tornatore (Concorso) I 150 minuti di durata del kolossal italiano diretto da Giuseppe Tornatore sono, obiettivamente, un po’ troppi. Una sforbiciatina qui e là avrebbe probabilmente giovato alla pellicola, che risente – appunto – di eccessiva lunghezza e di sovrannumero di personaggi e storie fra loro intersecate. Dopo un po’ si
Baarìa – di Giuseppe Tornatore (Concorso)
I 150 minuti di durata del kolossal italiano diretto da Giuseppe Tornatore sono, obiettivamente, un po’ troppi. Una sforbiciatina qui e là avrebbe probabilmente giovato alla pellicola, che risente – appunto – di eccessiva lunghezza e di sovrannumero di personaggi e storie fra loro intersecate. Dopo un po’ si comincia a fare confusione fra padri, fratelli, zii, amici di famiglia e figli…e il dialetto siciliano stretto, con annessa lettura dei sottotitoli, non aiuta. Con questo non voglio bocciare il film di Tornatore, i film brutti sono ben altri! Viste le premesse, però, ci si aspettava qualcosa di più.
Splendide le scenografie e lodevole la cura per i più piccoli particolari; carine le citazioni cinefile e davvero gustosi i cameo, spesso minuscoli e in alcuni casi addirittura muti, affidati a numerosissimi volti noti della cinamatografia italiana. In un’intervista, il regista ha detto che avrebbe voluto realizzare Baaria una volta raggiunti i sessant’anni, ma lo hanno convinto a girarlo prima. Forse, ci permettiamo di osservare, avrebbe fatto meglio a non lasciarsi persuadere e ad aspettare. Tornatore non è ancora maturo per un intreccio corale di questa portata.
[REC] 2 – di Jaume Balaguerò e Paco Plaza (Fuori concorso)
Non ci sarà [REC]3. Oppure, se qualcuno decidesse di volerlo mettere in produzione, non saranno Balaguerò e Plaza a girarlo. Questo è quanto affermato dai due registi spagnoli, che proprio qui al Lido presentarono il primo [REC] due anni fa, riscuotendo inaspettato successo. Questo sequel ricalca la struttura narrativa del proprio predecessore, ma senza poter più sfruttare l’effetto sorpresa. Ormai, il pubblico sa già cosa aspettarsi.
La sceneggiatura è, quindi, tutta incentrata sulla spiegazione delle cause scatenanti degli eventi di cui siamo stati resi partecipi sia con il primo film che con questo seguito. Spiegazione spesso tirata per i capelli e situazioni portate troppo all’eccesso per poter essere credibili (con un paio di parentesi davvero trash, non si sa se siano volute o meno). Si parla di religione, di Vaticano e di esorcismo, si parla del Male (quello con la maiuscola) materializzatosi nel corpo di una bambina. Con effetti più o meno splatter, in alcuni punti (in)volontariamente comici, la pellicola riesce comunque ad intrattenere abbastanza piacevolmente.
The Road – di John Hillcoat (Concorso)
Quello di John Hillcoat è un film difficile, duro, pessimista, cupo…destinato a far molto discutere tanto il pubblico quanto la critica. Adattamento del romanzo post-apocalittico di Cormac McCarthy, vincitore del Pulitzer, la pellicola trasmette allo spettatore tutta la disperazione e l’angoscia del protagonista, un “padre coraggio” rimasto solo con il figlio dopo la fine del mondo.
Non c’è via di scampo, nè per i protagonisti nè per gli spettatori, che vorrebbero essere rassicurati, sperano in un lieto fine o, almeno, in un pò di colore che spazzi via lo sconfinato ed infinito grigio. Il giovanissimo Kodi Smit-McPhee e Viggo Mortensen regalano due splendide interpretazioni. Robert Duvall, Charlize Theron e Guy Pearce completano il cast.