Giorno 10 a Venezia: The Hole – La Danse (Le Ballet de l’Opéra de Paris)
The Hole – di Joe Dante (Fuori Concorso) Era da anni che il grandissimo Joe Dante non tornava sul grande schermo con un film con attori in carne ed ossa, credo proprio da Small Soldiers. Lo fa con un film dichiaratemente per famiglie, un film che se fossi stato bambino probabilmente avrei custodito per farne
The Hole – di Joe Dante (Fuori Concorso)
Era da anni che il grandissimo Joe Dante non tornava sul grande schermo con un film con attori in carne ed ossa, credo proprio da Small Soldiers. Lo fa con un film dichiaratemente per famiglie, un film che se fossi stato bambino probabilmente avrei custodito per farne un mio cult personale, e lo fa in 3D per potenziare le paure nascoste nella botola della cantina della casetta dei protagonisti.
A Dante interessa soprattutto l’aspetto delle paure del singolo. I tre giovani protagonisti, infatti, dovranno affrontare le loro personali fobie. Ma se da una parte ci sono quelle più ovvie, come la paura dei clown, dall’altra ci sono gli orrori che vengono dal proprio passato, dalle proprie vite e da una società che continua a covare il male in casa.
Uscito direttamente dagli anni ’80 come si poteva immaginare sin da subito, versione “horror” di Explorers, The Hole non fa quella paura che ci si poteva immaginare. Sfrutta un paio di carte, un paio di balzi sulla sedia. Non annoia, ma non riesce ad essere cattivo come il regista ha saputo essere in passato. Ma forse abbiamo preteso troppo da un film già definito in partenza dallo stesso Dante.
La Danse – Le Ballet de l’Opéra de Paris – di Frederick Wiseman (Orizzonti)
Il nuovo documentario del geniale Wiseman è un’opera straordinaria degna del nome del suo autore. Che è un autore enorme sin dai primi lavori, quei Titicut Follies, Hospital e High School che ancora oggi Fuori Orario fa bene a mandare in onda come e quando può. Perché per chi scrive, per iniziare a comprendere l’America dei ’60-’70 attraverso il cinema, servono innanzitutto tre cose: i film d’exploitaion, i film di Andy Warhol e i film di Wiseman.
Ma al di là di questa riflessione del tutto personale, che comunque vuol far capire quanto io creda personalmente che Wiseman sia un autore imprescindibile e fondamentale, La Danse è una lucidissima opera che ripropone molti dei temi che il regista ha già calpestato e analizzato, in decine di situazioni diverse, in altri film. Ovviamente si comincia dalla danza, ma poi si tocca il microcosmo familiare, il lavoro, la gerarchizzazione sociale, la preparazione sudata di un prodotto finale.
Dopo un lungo lavoro passato all’Opéra in prima persona (di 3 mesi, Wiseman alla fine ha girato solo 140 ore: se ci si pensa, il rapporto è bassissimo), per perlustrare l’ambiente e al solito per far abituare i soggetti alla telecamera, lo stile di Wiseman ci fa entrare nelle sale prove, nelle palestre, nelle cucine, negli uffici, nei corridoi. Filma la fatica dei ballerini, le difficoltà o le banalità ordinarie dell’organizzazione, fino ad arrivare a diversi balletti finali. Ripresi integralmente: tutti splendidi. Un altro documentario da conservare con cura.