Girando a Cinecittà: visita solitaria in mezzo agli operai al lavoro…
Venerdì 23 gennaio va in scena, a Cinecittà Si Mostra, il completamento della esposizione iniziata alcuni mesi fa; cercare il cinema è mettere insieme la terra e il cielo degli schermi
Entro nel percorso della nuova sezione di Cinecittà Si Mostra, apertura venerdì 23 gennaio. La prima sezione, andata in scena da diversi mesi, si trova completamento in una mostra che sarà permanente. Il percorso della seconda sezione è subito di fronte, al di là del grande prato dopo l’ingresso negli studi, scorre in uno spazio lungo la palazzina che tante volte è stata immortalata in fotografie e documentari. Entro in questo spazio mentre gli operai stanno ancora lavorando. Mi piacciono molto le visite in cui si calpesta il pavimento sporco; gli sguardi diventano acuti per cercare di capire, l’attenzione è continuamente sollecitata da quanto è già pronto e da quanto è in divenire; la curiosità è stimolata da manifesti, foto, costumi in allestimento, filmati e le tante cose che servono per rappresentare e raccontare la realtà che è stata, è , sarà sempre il cinema, quel cinema che conosciamo e risulta molto più ampio nelle storie e nella storia di tutti noi dei 120 anni che ha vissuto, ultra centenario.
Vedo ad ogni passo contributi che ho realizzato, sulla scia della consulenza storica, delle ricerche e delle regie, tante regie, dei filmati in cui c’è la vita del cinema e nello stesso tempo la sua gloria. Hanno collaborato Enzo Lavagnini e Paolo Turla, quest’ultimo montatore che ha seguito anche la post produzione per ridare alle immagine il bagliore delle immagini. Se sono qui, nella caverna profonda del cinema e del suo fascino, lo debbo a Alida Cappellini e Giovanni Licheri, autori delle scenografie e degli allestimenti, che mi proposero di lavorare con loro; e a Giuseppe Basso, produttore della mostra per Cinecittà Studios.
Ringrazio le persone che ho nominato, e vado avanti nella visita personale tra simbolici calcinacci e colpi di vernice, senza l’elmetto del minatore. Ma tutto e anche di più mi piove addosso. Una cascata di sequenze famose e di quelle meno conosciute, e però significative, di tutta la storia di Cinecittà composta da circa quattromila film realizzati, più l’ampio, indefinibile, contributo delle migliaia di persone che vi hanno lavorato, fin dalla fondazione avvenuta nel 1937. La cascata che crea una polvere invisibile e affascinante, animata da quelli che sono i fantasmi della celluloide, i protagonisti di quella che Oliver Sachs definisce la fabbrica delle allucinazioni. Allucinazione e allucinati. Loro. I divi, i grandi registi, gli attori. La bellezza e la comicità,la commedia e il dramma. Noi. Loro riflessi.
Vado, stretto sui filmati proiettati su grandi schermi e su grandi televisori, quelli stessi che ho scelto, visto e rivisto durante il lavoro; li rivedo ora tradotti in decine di brevi filmati illuminati dal vigore e dei film originali; gli effetti sono moltiplicati dalle associazioni, dai riferimenti, contrasti, effetti che svelano nuove emozioni, nuove proposte, nuovo spettacolo. Nella grotta del cinema, luminosa, viva, il percorso è costellato di sorprese. Nella mostra interagiscono nelle varie componenti. Ecco, le prime sensazioni della vigilia. Sensazioni private, personale. Nella sala buia del cinema scopro che questo buio è pieno di luce.