Giuseppe Tornatore compie gli anni: dalla Sicilia di Nuovo Cinema Parardiso al non-luogo de La migliore offerta
57 anni, 10 film e 1 Oscar all’attivo per Giuseppe Tornatore, regista originario di Bagheria e di cui oggi ricorre il compleanno. Stregò l’Academy nel 1990 con quel Nuovo Cinema Paradiso che gli valse anche un Golden Globe ed il Gran Prix Speciale della Giuria a Cannes.
Risalire lungo la corrente del cinema di Giuseppe Tornatore è un lavoro complesso ma non meno edificante. Un lavoro a cui forse potrebbe rendere giustizia una di quelle dense monografie; operazione che, alla luce di una filmografia già abbastanza nutrita come quella del cineasta siciliano, avrebbe certamente un senso. Come riassumere, dunque, quasi trent’anni di carriera, tra alti e bassi che non gli hanno comunque impedito di assurgere al rango di uno dei più rilevanti registi italiani in attività?
Beh, molto banalmente, restando ai suoi film. Chi più chi meno, buona parte accomunati da quell’alone palesemente nostalgico, espressione di un amore per il proprio passato e per la propria terra che il regista non ha mai nascosto, anzi. Glissando per mere esigenze espositive su Il camorrista, pellicola d’esordio, è proprio con Nuovo Cinema Paradiso che Tornatore s’impone al pubblico mondiale. Nella storia in parte autobiografica del piccolo Totò, nella sua infanzia, adolescenza, fino all’età adulta, vengono efficacemente condensate parecchie lezioni sul cinema e del cinema che possiamo e dobbiamo imparare. Un’opera trasversale, nelle corde sia di chi si reca in sala nella speranza di essere sostanzialmente stuzzicato nella propria emotività, sia in quelle di chi ha un’opinione addirittura più alta del mezzo. Pellicole come questa ci confermano, ora come allora, quanto il Cinema, meglio di tanti altri medium che lo hanno preceduto, si presti a raccontare storie così diluite nel tempo. Come? Mostrandole. Se a questo sia aggiunge la poesia, mista a quella nostalgia di cui sopra, infuse nel film, si capisce come mai a tutt’oggi Nuovo Cinema Paradiso venga ricordato ma soprattutto visto con enorme piacere.
Da allora è stato tutto un lungo inseguimento, tale non perché così avvertito da Tornatore, bensì perché così ha voluto certa critica e magari anche certo pubblico. Bissare un successo di quel tipo successo, così travolgente e roboante, non era per nulla facile: eppure Stanno tutti bene (1990), con quel Mastroianni sornione, conferma la linea di Tornatore e, malgrado tutto, non sfigura. Questo però non gli impedisce di prendersi una sorta di pausa da certe tematiche a lui care, concependo e girando di getto (come ha recentemente confermato il diretto interessato) Una pura formalità, per alcuni uno dei film più amati se non il più amato del regista di Bagheria.
Ma la sua adorata Sicilia non può attendere oltre e con L’uomo delle stelle si passa dai toni concilianti di Nuovo Cinema Paradiso alla descrizione meno accondiscendente di una società di cui conosce bene certe dinamiche: presa di posizione più netta rispetto al passato. Ma prima di sollevare un inutile ma non meno comprensibile polverone con Malèna, c’è il tempo per dare sfogo alla profonda infatuazione che Tornatore ebbe per il monologo di Baricco, Novecento, da cui tirò fuori La leggenda del pianista sull’oceano – primo film interamente in inglese.
Preso atto della tutto sommato tiepida accoglienza del già citato e costoso Malèna, Tornatore decide di fare una sosta, che lo vedrà fermo in ambito cinematografico per sei anni. Dopodiché è il momento de La sconosciuta, che dà nuovamente respiro al suo autore, consentendogli finalmente di girare il film che voleva un po’ essere la summa di tutto ciò che si è sempre portato dentro. Il risultato, nel 2009, fu Baarìa: troppo personale, addirittura intimista per certi aspetti. Così il pubblico, non del tutto a torto, fece semplicemente fatica a seguirlo, incalzata da tutta quella serie di ricordi che davvero in pochi sono riusciti a decifrare, se così si può dire.
Finché non arriviamo al 2013, l’anno de La migliore offerta. Opera da alcuni giudicata troppo formale, fredda, ma che nonostante questo è stato un successo al botteghino, quasi a voler riaccendere una speranza circa la fame che ha il pubblico italiano per film diversi rispetto agli standard nostrani. Secondo film in lingua in inglese, con un cast dignitosissimo ed una storia davvero interessante; anche se alla fine della fiera è proprio quella tanto vituperata estetica a fare la differenza (per noi senz’altro in positivo, come scrivemmo in sede di recensione).
E adesso? Beh, ora si tratta di capire quale sarà la prossima mossa di Tornatore. Intervistato qualche giorno fa in occasione dell’uscita del DVD e Blu-Ray del suo ultimo film, al regista è stato chiesto che fine abbia fatto Leningrad, mastodontico progetto al quale Sergio Leone non fece in tempo a dare forma e che poco tempo fa fu confermato con tanto di squilli di tromba per un budget di ben 100 milioni di dollari. La risposta di Tornatore? «Non è morto, ma non è del tutto vivo».