Gladiatori di Roma 3D: la Recensione di Cineblog
Dal creatore delle Winx, ecco arrivare Gladiatori di Roma 3D
Gladiatori di Roma è uscito al cinema il 18 ottobre scorso. Siete andati a vederlo? Vi è piaciuto o no? Funziona l’animazione italiana? Siamo curiosi di conoscere le vostre opinioni, commentate commentate commentate! Per l’occasioni vi riproponiamo la recensione del film.
Oltre 400 copie in Italia, e a detta del suo creatore, Iginio Straffi, addirittura 3000 negli States, a Pasqua, grazie ad un accordo con Paramount. Gladiatori di Roma 3D rilancia l’inesistente industria animata del Bel Paese, con 5 anni di lavoro e ben 40 milioni di euro di budget. Un vero e proprio kolossal di casa nostra, per un prodotto che prova ad andare oltre le amate/odiate Winx, fiore all’occhiello della Rainbow, senza però riuscire nella titanica e complessa impresa.
Ingaggiato Michael J. Wilson, sceneggiatore di Shark Tale e del primo storico capitolo dell’Era Glaciale, Straffi scivola sul ‘cercato’ termine di paragone con i classici animati in arrivo dagli Usa. Fox, Pixar, Dreamworks, Disney, se non addirittura Sony Animation. La sfida lanciata da Straffi è innegabilmente affascinante, ma purtroppo per noi persa in partenza. Perché il confronto con la concorrenza è spietato.
Promossa la terza dimensione, a tratti davvero notevole e quasi sorprendente, Gladiatori di Roma inciampa sull’animazione, ancora di tipo televisivo dal punto di vista registico e dannatamente inferiore alla media europea, tanto da tramutare alcune scene in deja-vu videoludici. Se non fosse che il titolo di Straffi non sia un videogioco, bensì un lungometraggio animato, tra le altre cose doppiato in modo imbarazzante.
12.000 schizzi di preparazione per definire le 150 scenografie e i 350 personaggi; 160.000 frame finali e oltre 10 milioni di layer (livelli diversi che compongono ogni fotogramma); uno staff di 500 persone fra animatori, modellatori, lexture artist, compositor, programmatori ed altri tecnici ed artisti. Più che un cartoon, un’impresa titanica. Padre della Rainbow e inventore delle Winx, Iginio Straffi si è davvero ‘speso’ per provare a riportare in auge l’animazione italiana, tanto da andare a pescare uno sceneggiatore hollywoodiano pur di dar vita ad un prodotto decente e facilmente esportabile.
Venduto in 30 paesi, Gladiatori di Roma 3D paga però la scarsa qualità tecnica già vista e ampiamente ‘criticata’ in Winx, Club – Magica Avventura 3D, presentato due anni fa al Festival Internazionale del Film di Roma. Peccato che in quel caso la pellicola si proponesse ad un pubblico femminile palesemente infantile. Con la sua nuova fatica Straffi voleva invece allargare il proprio mondo a quello spettatore adulto che ha tramutato i cartoon americani degli ultimi anni in delle vere e proprie macchine da soldi. Per riuscire nell’intento, ha così ben pensato di ‘copiarne’ lo scheletro narrativo, con tanto di gag riproposte in molti casi quasi in egual misura. Shrek, durante la visione di Gladiatori 3D, si fa troppo spesso ‘ricordare’, ma ovviamente senza la sua forza dirompente e volutamente irriverente.
Gladiatori di Roma 3D segue difatti un canovaccio ancora una volta adolescenziale, con battute terra terra, sketch facilmente intuibili, citazionismi cinematografici (Batman su tutti), canzoni pop ovviamente riconoscibili (malamente sfruttate, perché sempre reinterpretate) e una comicità di fondo che puzza perennemente di già visto. Animali dagli occhioni enormi, che cadono, inciampano, rotolano, fanno le puzzette, ridono ed interagiscono con gli umani, raggiungendo raramente livelli accettabili (vedi il simpatico Orso), da alternare ad un branco di mocciosi pestiferi che ne combinano più o meno di tutti i colori. Dal punto di vista animato infastidiscono e non poco i continui movimenti rapidi della macchina da presa, che finiscono per rendere ancor più caotico il tutto, mentre sono i volti ‘umani’ a deragliare completamente, causa movimenti poco fluidi, lineamenti piallati, epidermide plastificata e una pessima interazione con le ottime scenografie.
Se il 3D, come detto, è ammirevole, fa venire i brividi l’incredibile doppiaggio, a tratti surreale per quanto inammissibile. E attenzione, perché sparare sull’esordiente Belen Rodriguez sarebbe troppo facile, mentre a lasciare di stucco è la terribile prova di Laura Chiatti, attrice di fatto e per questo ingiustificabile dinanzi a cotanta prova di serie C. Sulla showgirl argentina, è evidente, qualsiasi commento sarebbe fuoriluogo, perché la colpa non può e non dovrebbe ricadere sulle spalle della ‘poverina’ bensì su quelle di chi ha pensato alla sua voce per poter ‘vestire’ i pochi panni della sexy ed ammaliante Diana. Le figure femminili di Straffi non riescono ad allontanarsi dal mondo di eterne ‘pin-up’ made in Winx, che abbiano ali e bacchetta oppure sandali e mutande di pelle. Per chi non lo sapesse (….), ci troviamo infatti nella Roma Imperiale.
Rimasto orfano in seguito alla terribile eruzione di Pompei, il piccolo Timo viene adottato dal generale Chirone e cresciuto nell’Accademia di Gladiatori più famosa di Roma. Peccato che la vita da gladiatore non faccia proprio per Timo, la cui unica aspirazione è spassarsela con gli amici Ciccius e Mauritius, sognando l’amore della ‘sorellastra’ scappata 8 anni prima e sfuggendo alle bizzarre sessioni di allenamento del suo patrigno. Tutto cambia però quando Lucilla, figlia di Chirone e di fatto sua sorella acquisita, torna dalla Grecia. Come per magia, l’unico interesse di Timo diventa quello di conquistare il cuore della sua bella compagna d’infanzia e convincere Chirone ad accettare lui come promesso sposo. Per riuscirci, Timo deve diventare Gladiatore. Lui, che è goffo, grassottello e dai movimenti felpati. Fino a quando non si imbatte fortunatamente nella personal trainer più “in gamba” di Roma, ovvero la sexy ‘Dea’ Diana, che riuscirà a trasformare Timo in un vero e proprio guerriero degno del… Colosseo.
Sinceramente noioso, anche se dalla durata standard di 90 minuti, e allungato da interminabili gag che ruotano sempre e soltanto attorno all’unica idea di fondo (tutt’altro che originale), ovvero tramutare l’eroe goffo in Gladiatore coraggioso, sicuro di se’ e dal cuore tenero per sposare la propria amata, Gladiatori di Roma finisce quindi per far lievitare il livello qualitativo di Winx 3D, davvero minimo, rimanendo comunque km al di sotto della ricca ed agguerrita concorrenza, tanto in campo animato quanto nello script, e non solo americana bensì europea. Perché se gli spagnoli danno vita ad un prodotto come Planet 51, i francesi sfornano capolavori animati un anno sì e l’altro pure, gli inglesi possono sbandierare da anni i gioielli della Aardman Animations e persino i belgi realizzano discreti film come Le avventure di Sammy, noi siam qui a sbrodolarci (e a sognare l’America) per un titolo come Gladiatori di Roma 3D, ‘film riconosciuto da parte del Comune di Roma per l’alto valore sociale e culturale‘. C’è altro da aggiungere?
Voto di Federico: 4,5
Voto di Gabriele: 3
Gladiatori di Roma 3D (Usa, 2012, animazione) di Iginio Straffi; con Luca Argentero, Laura Chiatti, Belen Rodriguez – uscita giovedì 18 ottobre 2012 – qui il trailer