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Gladiatori di Roma 3D: tutti contro i doppiatori! L’opinione di Ivo De Palma

Belen doppiatrice occasionale ha scatenato un discreto polverone mediatico. Abbiamo chiesto un’opinione ad un professionista del settore.

di simona
pubblicato 22 Ottobre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 21:02

Gladiatori di Roma 3D è approdato questo week-end nelle sale cinematografiche italiane. Il nostro Dr. Apocalypse lo ha recensito (e non è stato troppo tenero nel giudicarlo). La più grave pecca del lungometraggio d’animazione è, nell’opinione dei lettori che hanno lasciato un commento in calce alla recensione, l’aver affidato a doppiatori improvvisati come Belen, Laura Chiatti e Luca Argentero, il compito di dare voce ai protagonisti del cartoon. Un analogo ed accorato dibattito, si sta svolgendo su Facebook – più precisamente sulla bacheca di Ivo De Palma – attore e noto doppiatore di anime e serie televisive. Rispondendo ad un commentatore “poco soddisfatto” dalla performance della signorina Rodriguez, Ivo scrive:

Comprendo appieno lo sdegno di chi è dotato di un minimo di buon gusto per l’evidente inadeguatezza dei mezzi che la showgirl ha tentato di profondere su un repertorio peraltro nemmeno particolarmente impegnativo per qualsiasi collega professionista di lungo corso.

Dopodiché la mia opinione sull’impiego dei talent è sempre stata una e una sola, lievemente controcorrente, e non ho alcun motivo di cambiarla. La riassumerò in due punti:

– l’impiego del cosiddetto “talent” (che lo sia o meno è altro discorso, non meno importante, ma comunque diverso) è una conferma dell’importanza del doppiaggio nel nostro paese (anche se in questo caso particolare parliamo di una produzione italiana). Dal momento che c’è chi ne farebbe volentieri a meno, io dico che una Belen all’anno a microfono mi va benissimo, purché attorno, prima e dopo di lei lavorino con continuità tutti gli altri, cioè i professionisti.


– l’impiego del cosiddetto “talent” è comunque seguito da un professionista del settore, cioè il direttore di doppiaggio, che sicuramente, insieme ai fonici della post-produzione, ha reso il prodotto finale, per quanto comunque indigesto possa risultare per palati e orecchie più fini, meno peggio di quanto avrebbe potuto essere.

Tutto qui. Il doppiaggio è apprezzatissima forma artistica, o per meglio dire, artigianale, ma non dimentichiamo mai che nasce come “problem solver” a disposizione di chi paga questo servizio (e ha tutto il diritto di sottoporre al pubblico la propria idea produttiva, fatto salvo il diritto del pubblico di respingerla) e pertanto è normale che talvolta questo aspetto, prettamente industriale, prevalga sull’aspetto più strettamente artistico, più caro agli appassionati e ai professionisti.

Capisco bene che, purtroppo, ogni occasione è buona ormai per stracciarsi le vesti al grido di “mala tempora currunt”. E’ vero in molti campi, ed è una deriva cultural/artistico/commerciale che non risparmia il nostro settore. Però sia chiaro che è inutile che gli appassionati proclamino solidarietà ai doppiatori contro Belen, e poi, per fare solo un esempio, si precipitino ad ascoltare in streaming, o comunque in lingua originale, le novità televisive prodotte oltreoceano. Questo vezzo, che ognuno coltiva certo innocentemente, è la causa principale della fretta (“doppiate alla velocità della luce, ché se la stanno già vedendo in lingua originale!”) che hanno ormai praticamente sempre i distributori dello stesso materiale in italiano, dell’accelerazione del lavoro in adattamento e in sala di doppiaggio e del conseguente abbassamento della qualità delle edizioni italiane, di cui molti giustamente si lamentano. Tutto ciò reca molto più danno alla categoria di 100 Belen…

La categoria è quasi allo sbando per un contratto che non si riesce a rinnovare, giacché la difficoltosissima situazione generale spariglia ogni certezza dell’oggi e ogni previsione del domani, favorendo l’arbitrio e dilatando, vuoi per reale difficoltà, vuoi per calcolo meschino, i tempi dei pagamenti del lavoro pregresso. Di ben altra solidarietà avremmo bisogno, pertanto. E di ben altro accordo, che non sia lo sfogo sterile contro il talent di turno.

Se siamo compatti, e questa la capiranno prevalentemente i colleghi, solo sul puntare il dito contro Belen…. stàmo messi proprio male, vah.

Personalmente, qui rilevo che Belen, rispondendo alla prima domanda sulla sua esperienza come doppiatrice, lodevolmente premetta che trattasi di lavoro “complicado”, perché è difficile recitare soltanto con la voce, senza movimenti. Troppo facile sarebbe chiosare argomentando che, per chi non fa l’attore, recitare (bene) è proibitivo comunque. Per quanto poi sussistano al mondo, tra chi fa tutt’altro mestiere, certe facce toste che ve le raccomando…

Sull’asserito approfondimento di impostazione vocale che la soubrette avrebbe, come dichiara, seguito da bambina, le riflessioni sono almeno due. Effettivamente, mi risulta da alcuni commenti alla discussione di ieri, che Belen sia moderatamente apprezzata come cantante, il che certo implica un minimo di preparazione. Ciò non significa, naturalmente, che tanto basti a eseguire un doppiaggio degno di questo nome, ma Belen è pur sempre una straniera che parla italiano, con tutte le ulteriori difficoltà del caso. Considerando che i gladiatori erano praticamente tutti stranieri, un accento diverso da quello italiano standard, se solo fosse sorretto da qualità attoriali evidenti, potrebbe anche starci.

Ultimo appunto: respirazione a parte, le cui dinamiche prima si conoscono e meglio si ottimizzano, il che avvantaggia anche la corretta fonazione, non conviene mai tentare di impostare la voce con esercizi intensivi prima dell’adolescenza, quindi prima che la voce sia diventata quella già formata, cioè definitiva. Esercizi protratti, o peggio ancora eseguiti male, o sbagliati, in età prepuberale potrebbero nuocere al corretto assestamento della voce definitiva.

Mi sembra, comunque, che l’atteggiamento di Belen qui sia abbastanza modesto, nel senso che è consapevole di parlare di un’esperienza del tutto secondaria, in cui si è cimentata solo perché invitata a farlo.

Purtroppo, soprattutto nel campo dell’animazione (forse perchè i “cartoni animati” vengono da sempre, erroneamente, considerati come categoria inferiore) sempre più spesso capita che vengano scelti volti noti – spesso provenienti dal piccolo schermo, ma ci sono stati casi di sportivi o cantanti – per prestare la voce ai vari personaggi sullo schermo. Volti noti che, nella maggior parte dei casi, sono del tutto impreparati in materia e fanno molto più male che bene al prodotto finale. Là dove Claudio Bisio ne L’Era Glaciale o Luca Laurenti in La Principessa e il Ranocchio hanno saputo svolgere un lavoro (a mio avviso) eccellente, troppi (SIC!) loro colleghi hanno seriamente offeso l’apparato uditivo degli spettatori. Senza stare a rivangare casi limite come quelli di Totti o Gattuso, basta scorrere la lista dei doppiatori dei lungometraggi animati degli ultimi anni per incappare in qualche comico prelevato da Zelig, qualche ‘meteora’ in arrivo da X-Factor o dal Grande Fratello, presentatori televisivi vari ed eventuali… Preferisco Antonio Banderas o Danny DeVito, che hanno doppiato sè stessi anche in italiano (Il Gatto con Gli Stivali e Lorax, rispettivamente) nonostante le ovvie difficoltà linguistiche, piuttosto di chi viene chiamato ad improvvisarsi doppiatore senza esserlo. L’esempio più eclatante, anche se si esula dal mondo dei cartoons, di recente è stato Filippo Timi alle prese con il doppiaggio di Bane in Il Cavaliere Oscuro. Ho più volte confessato la mia passione per Timi/attore/regista/scrittore… ma Timi/doppiatore è davvero indifendibile. Ma naturalmente io parlo da profana e da semplice spettatrice. Ho chiesto ad Ivo la sua opinione in merito…

Premesso che io non ho visto il film e quindi parlo sulla base delle impressioni degli appassionati, sporcare l’incisione della voce per simulare una particolare provenienza della stessa e’ pratica che attualmente si tende a risolvere in post produzione, riservando all’iniziale incisione la massima qualita’. Qualcuno raramente usa ancora qualche accorgimento empirico in incisione, per tutta una serie di effetti di simulazione, che vanno dai più semplici, tipo la voce che arriva da dietro una porta chiusa, ai più complessi, inclusa la presenza di eventuali maschere sul volto dell’attore. Tale soluzione ha pero’ lo svantaggio di non permettere ripensamenti in fase di mix, quindi e’ rischiosa. Oppure, si puo’ scegliere, convenzionalmente, di non applicare alcun intervento, lasciando il doppiaggio italiano pulito malgrado il personaggio parli attraverso un mascheramento. Qui, il problema viene bypassato, con il rischio pero’, come per esempio in “V per Vendetta” doppiato dal comunque sempre ottimo e carismatico Gabriele Lavia, di raffreddare un po’ l’interpretazione, che risulta più asettica (per quanto apprezzabile: Lavia e’ uno di quegli attori, e registi, che mi fanno esclamare “vorrei essere lui”…), se non si ha l’accortezza di supplire con un po’ di pathos in più.
E non sono nei panni di chi sceglie Santamaria per Batman. Non direi che il motivo e’ lo stesso di chi chiama a leggio Belen, che’ certo Santamaria non ha altrettanto appeal… Comunque, vi sono direttori che amano inserire a microfono attori di prosa, per cercare una verita’ di intepretazione che, ritengono, la routine del doppiatore professionista allontana un po’. Il maggior esponente di tale corrente fu l’appena scomparso Mario Maldesi. Che pero’ ebbe anche la straordinaria intuizione di provinare per l’Hoffmann di “Un uomo da marciapiede” un certo Ferruccio Amendola (voce sporchissima per i canoni dell’epoca). Cioe’ colui che di li’ a poco sarebbe diventato il “doppiatore” per antonomasia…

La tesi del mix (volutamente?) innaturale risponde a tutte le perplessita’ espresse in merito alla mancata aderenza del parlato con i movimenti dell’attore (il labiale e’ comunque coperto), e alla conseguente mancata “collocazione” credibile della voce all’interno delle scene, specie in relazione alle voci degli altri. Per parlare di reale “overacting” dovremmo sentire quella voce più convenzionalmente mixata. E’ probabile che l’impressione di overacting scompaia. Del resto, provate a sentire un assolo di chitarra mixato esageratamente alto sulla base ritmica. Vi sembrera’ anch’esso eccessivo quando magari non lo e’. Allora il problema qui, piuttosto grave, e’ il seguente: interprete e direttore sapevano che il mix sarebbe stato questo? Parlando sempre con beneficio di inventario, non avendo visto il film, se per qualche motivo si prevede che il mix sara’ tipo voice over, tanto vale spingere maggiormente sull’interiorita’, in modo che il tutto risulti una sorta di effetto pensiero, scollato dall’azione ma a questo punto volutamente e molto di più…

Mi dicono che in un’intervista il direttore del doppiaggio, affermava che per volontà della casa di produzione il doppiatore aveva svolto il suo lavoro come se il personaggio fosse “normale” e in seguito forse proprio negli USA è stato effettuato il lavoro di mix con i filtri utilizzati anche per altre versioni internazionali sotto la visione del supervisor; il problema è che questo tipo di operazione rischia di togliere molta libertà al direttore del doppiaggio, costretto a seguire le indicazioni di un supervisor che nonostante conosca la lingua del paese d’arrivo non può comprenderne appieno l’espressività e quindi un timbro vocale, o un effetto, che per loro può risultare buono può invece creare un effetto “strano” nel nostro paese. Quindi, si può in buona sostanza dire, sagramentando anche un po’, che in casi del genere a rovinare l’edizione italiana, facendo quindi un danno anche alla versione originale, non resa al meglio in italiano, non sono i professionisti italiani, ma i madrelingua della lingua originale…

Arriverà nei nostri cinema il prossimo 16 novembre, Hotel Transylvania. Ivo, cosa pensi della performance vocale di Cristiana Capotondi?

Beh, sarò brevissimo e conciso. Il trailer contiene pochissime battute sue, mentre invece ce ne sono molte del protagonista maschile giovane, che sicuramente è affidato a collega d’esperienza. Lei però non mi pare male, considerando oltretutto che ha un curriculum di tutto rispetto in campo attoriale, avendo cominciato a recitare a 12 anni. La sua voce mi pare molto adatta alla freschezza del personaggio, che ha 118 anni vampireschi, cioè i nostri 18, e le intenzioni, in quelle poche battute del trailer, non mi sembrano affatto fuori posto…

Grazie mille Ivo per la disponibilità, la pazienza e la gentilezza! A presto!
La foto di Ivo è di Aldo Giarelli.