Gone Baby Gone: la recensione
Gone Baby Gone (Gone Baby Gone, USA, 2007) di Ben Affleck; con Casey Affleck, Ed Harris, Morgan Freeman, Michelle Monaghan, John Ashton, Amy Ryan.Al telegiornale ne parlano sempre, e l’allarme si fa sempre più grande: la piccola Amanda è stata rapita. La madre è una sbandata, tant’è che la zia della piccola si decide a
Gone Baby Gone (Gone Baby Gone, USA, 2007) di Ben Affleck; con Casey Affleck, Ed Harris, Morgan Freeman, Michelle Monaghan, John Ashton, Amy Ryan.
Al telegiornale ne parlano sempre, e l’allarme si fa sempre più grande: la piccola Amanda è stata rapita. La madre è una sbandata, tant’è che la zia della piccola si decide a prendere una coppia (anche nella vita) di giovani detective privati che dovrà indagare in parallelo alla polizia.
“Dopo le prime 24 ore c’è il 10% di possibilità di risolvere i casi. Sono passate 72 ore”, avvisa il capitano Jack Doyle al giovane Patrick Kenzie, che assieme alla compagna Angie Gennaro cercherà di far luce sulla storia, arrivando a verità che nessuno avrebbe mai sospettato…
Una storia dura, che può far male e che tocca nervi scoperti di una società e non solo di una nazione. E’ la storia che Ben Affleck ha scelto per esordire dietro la macchina da presa, da una storia di Dennis Lehane. Nel 2003 Eastwood aveva tratto da Lehane uno dei suoi capolavori, Mystic River, e Gone Baby Gone è il secondo lavoro tratto da uno dei suoi libri.
Non è forse un caso che anche Scorsese stia per girare un film tratto da Lehane, ossia Shutter Island: le ambiguità e le tensioni dei suoi romanzi sono un ottimo punto di partenza e una materia su cui lavorare molto bene su pellicola. Non si sta cercando di dire che Affleck aveva comunque una base solida da cui partire per dirigere il suo primo film, anzi: Gone Baby Gone resta sorprendente, visto il nome del suo regista.
Odiato, massacrato dalla critica, “colpevole” di aver rubato una Coppa Volpi a Venezia, Ben Affleck, che ha sul comò un Oscar per la sceneggiatura di Will Hunting da spartire con l’amico Matt Damon, trova incredibilmente il suo posto ideale dietro la macchina da presa. Capace di trattare una storia che si poteva facilmente rendere sensazionalistica, pomposa e lacrimosa, Affleck fa vivere i suoi personaggi e li fa muovere dentro una trama trattata con delicatezza intervallata dalla giusta violenza del caso.
Il mondo di Gone Baby Gone è un mondo, come quello di Mystic River, dove la normalità, bella o brutta che sia, nasconde sempre qualcosa di più grande e più doloroso. Fin qui, nulla di nuovo. Ed è probabile che l’esordio di Affleck non dica nulla di nuovo e si muova lungo sentieri già calpestati, ma è sincero e allo stesso tempo così ben studiato da meritare il massimo rispetto.
Ne esce un amaro e disilluso ritratto di una società che resta ambigua, divisa e indecisa sul da farsi, sul volere la giustizia e il bene a tutti i costi senza sapere dove veramente stia. E in questo scenario si muove la figura di Patrick, detective privato che come altri noti personaggi ricercano la verità e vogliono giustizia restando invischiati nell’ossessione, in una tradizione che comprende Cruising e arriva a Zodiac.
Poco importa alla fine se l’ultima parte è la meno solida dal punto di vista narrativo, con un colpo di scena che potrebbe sorprendere o potrebbe non farlo: conta di più l’anima di un personaggio davvero ben delineato. A Patrick, Casey Affleck regala un viso preoccupato, doloroso, e le movenze di chi è sempre più stanco ma è convinto che bisogna fare ancora qualcosa. Cosa non si sa, ma folse vale la pena di arrivare fino in fondo…
Voto Gabriele: 8
Voto Simona: 8