Greta Garbo censurata su Wikie Radio, Radio 3 Rai, per più vizi, e per una pura formalità
Le strane disavventure di un’attrice di un autore vittima della burocrazia, per una pura e impura formalità
Dal titolo di un bel film di Giuseppe Tornatore, “Una pura formalità” (1993) lo spunto per una protesta che faccio pubblicamente, per stima e simpatia per Greta, oggetto di un mio libro arrivato alla seconda edizione (“Greta Garbo star per sempre”, Lindau). Proprio questo libro ha spinto un autore di Radio 3 Rai a telefonarmi per partecipare alla registrazione, già fissata al 26 agosto, in “Wikiradio”, una trasmissione specializzata nelle storie della storia.
Era una buona idea che mi fece piacere. Per il ricordo dell’attrice, per il destino del libro che per fortuna va bene; e infine per il collegamento con due altre trasmissioni che ho realizzato su Greta: venti puntate per “Alle 8 della sera”, e un dialogo con lo scrittore Giorgio Van Straten nel programma su Greta e la decisione di abbandonare il cinema quando aveva soltanto trentasei anni.
Dal nuovo contributo forse poteva scaturire una nuova narrazione capace di illuminare una grande carriera, una grande attrice, un mito a cui il pubblico è affezionato ancora, anzi sempre più.
Ma ecco che mi telefonano e mi dicono che la trasmissione di “Wikiradio” non si farà più. Perché?
Censura. Perché serve una liberatoria del direttore generale che ammucchia queste richieste fatte dai responsabili dei settori Rai e non le dà, se non per i raccomandati o per lo zelo di qualche funzionario.
Perché la liberatoria? Per tenere a freno coloro che cercano di scavalcare alcune regole che sottopongono le richieste a un vaglio: prima fra tutte, quelle riguardanti gli autori che hanno collaborato alla Rai e ne sono usciti nel mio caso, senza problemi. E non si sa perché? O meglio si sa il perché? La discrezionalità della liberatoria è una sorta di capriccio per scelte assurde e incomprensibili, soprattutto verso coloro che come me, da professionisti liberi, non hanno e non hanno avuto padrini politici o aziendali (legati ai partiti).
La cautela verso gli abusi colpisce a caso, senza chiarezza, un capriccio, burocrazia muta e colpevole. Vorrebbe essere una tautela, da cosa? da chi deve farsi perdonare qualcosa? Cosa? E’ censura, punto e basta.
Si tratta di un vero elenco di proscrizione, violato a volte, per caso?, e/o per determinazione oscura. Il funzionario manda la richiesta di liberatoria e chi deve provvedere, gli uffici del direttore generale, attende e la pratica dorme, archiviata per noia, ripicca, rappresaglia, gran superficialità.
Sono anni che lavoro fuori dalla Rai e lavoro con grande soddisfazione per altri, molto più seri. Mi chiamano, non di rado, da radio e tv Rai, concedo interviste telefoniche richieste, non sollecitate, mi invitano negli studi, vado gratis, per il gusto delle battaglie culturali che continuo a fare, che non smetterò di fare.
Non solo. Diversi miei programmi radio e tv vengono replicati con successo senza compensi che non reclamo, spesso senza neanche un grazie.
La censura a Greta, e a me, non solo è ingiusta, ridicola, intollerabile, è l’ennesima conferma della necessità di cambiare in fretta la governance della Rai, obsoleta, inefficace, mediocre e punitiva. Aggettivi molto condivisi fuori e dentro l’azienda del cavallo morente. Cambiare si può, si deve.