Guillermo del Toro: la casa dei mostri sul New Yorker
Se apprezzate il regista Guillermo del Toro e avete qualche minuto per leggere un’intervista bella lunghetta nel puro stile New Yorker, date un’occhiata qui. Credo che sia uno dei ritratti più completi del regista messicano de Il Labirinto del Fauno ed Hellboy, forse due delle sue pellicole più note. Daniel Zalewski del NY parte da
Se apprezzate il regista Guillermo del Toro e avete qualche minuto per leggere un’intervista bella lunghetta nel puro stile New Yorker, date un’occhiata qui. Credo che sia uno dei ritratti più completi del regista messicano de Il Labirinto del Fauno ed Hellboy, forse due delle sue pellicole più note.
Daniel Zalewski del NY parte da lontano, e parte da quando Del Toro era ancora bambino – se vi state chiedendo: è parente di Benicio del Toro? No, nessun legame di sangue. Nato e cresciuto a Guadalajara, in Messico, ecco com’era il futuro regista in tenera età
Del Toro era un bambino piuttosto inquietante. Uno dei suio primi giocattoli, che possiede ancora, è un lupo mannaro di pezza che cucì grazie all’aiuto di una prozia. In un nastro registrato quando aveva appena cinque anni si sente Del Toro chiedere a Babbo Natale di portargli della radice di mandragora: voleva farci dei riti di magia nera. Sua madre, Guadalupe, un poetessa dilettante in grado di leggere i tarocchi, ne era affascinata; suo padre, Federico, un uomo d’affari che Del Toro descrive come “la persona più priva d’immaginazione della terra” era confuso. Confondere il padre, diventò un progetto a lungo termine per Guillermo.
Già, confondere. Prosegue dopo il salto.
Prima che Del Toro iniziasse la scuola, il padre vinse la Lotteria Nazionale in Messico. Federico aprì una serie di concessionarie Chrysler con i soldi della vincita e la famiglia si spostò in un’abitazione nuova. Il piccolo Guillermo decise di stregarla. Organizzò un serraglio gotico: centinaia di serpenti, un corvo, topini bianchi con i quali spesso dormiva.
Bene. Se queste erano la premesse, con Del Toro bambino, una mezza idea di come si siano evolute le cose potete ricavarla dalle pellicole del nostro. Oltre ai già citati Il Labirinto del Fauno e Hellboy, pensate a uno dei suoi primi successi, Cronos (1993), e poi Mimic (1997).
Ecco cosa racconta Zalewski dell’attuale abitazione di Del Toro:
Del Toro oggi ha quarantasei anni, vive in una villa in stile Tudor nel Westlake Village, a un ordinato quartiere nella zona a Nord-Ovest di Los Angeles. Questa abitazione è un ufficio per Del Toro: dista appena tre minuti da un’altra casa dove vive insieme alla famiglia, ovvero la moglie Lorenza e le loro due figlie. Oltre a essere un ufficio, è anche un tempio, consacrato alle ossessioni di Guillermo (…) già da fuori si intravedono dei tocchi macabri. Una banderuola sul tetto è un dragone, le finestre che danno sulla strada sono oscurate come se un serial killer volesse nascondere qualcosa agli occhi del postino. Una targa sul prato dichiara il nome della mansion, Bleak House, la Casa dello Squallore. Del Toro chiama questo posto “la caverna”.
Busso, e un assistente si avvicina per farmi entrare. Quando apro la porta, uno spicchio del sole californiano invade l’oscuro ingresso, fermandosi sul volto di un grosso demone. E’ un modello in resina a dimensioni naturali di Sammael, dal film Hellboy, piazzato più o meno dove un arredatore avrebbe messo un vaso da fiori (…) Del Toro ha riempito la casa con dozzine di mostri dei suoi film – modelli in scala realizzati durante le prime fasi della lavorazione, allo scopo di rendere l’immaginario reale, palpabile.
Niente male anche la libreria di Guillermo:
Mi porta in giro per la Casa dello Squallore. Le finestre hanno tende rosso sangue, e le persiane sono chiuse, il tutto crea un’atmosfera da bordello. Nella biblioteca al piano di sotto gli scaffali sono rigidamente ordinati per argomento. “Questi sono sui vampiri, romanzi” spiega indicando una fila di libri “E questi invece sono testi scientifici sui vampiri”. Afferra un vecchissimo tomo rilegato in pelle. “Questo è un trattato sul vampirismo, probabilmente uno dei migliori mai scritti, risale al 1759”. Il volume “Dissertazioni sulle apparizioni di Angeli, Demoni, Fantasmi e Vampiri in Ungheria, Boemia, Moravia e Slesia” fu stampato a Parigi e contribuì a diffonder l’idea che il vampirismo fosse contagioso (“Chi veniva morso, a sua volta diventava un vampiro”). Del Toro, un esperto e appassionato di vampiri, ammette sul tema di preferire la tradizione folcloristica polacca, in cui i canini aguzzi non hanno nulla di sexy “Quelle sono le creature più malvagie” spiega “Non hanno nulla di romantico”. Nel 2009 scrisse un racconto. “The Strain”, ispirato proprio a quella tradizione polacca – e una risposta indiretta al melenso Twilight.