Hitman: incontro con Timothy Olyphant
Timothy Olyphant, il protagonista di Hitman, è arrivato a Roma per presentare il film tratto dalla famosa serie di videogiochi. Hitman uscirà nelle sale italiane il 7 dicembre 2007 distribuito da Twentieth Century Fox Italy. La conferenza stampa ha tirato fuori qualche curiosità sulla realizzazione del film e sul personaggio. Interessante.Hitman è un esperimento abbastanza
Timothy Olyphant, il protagonista di Hitman, è arrivato a Roma per presentare il film tratto dalla famosa serie di videogiochi. Hitman uscirà nelle sale italiane il 7 dicembre 2007 distribuito da Twentieth Century Fox Italy. La conferenza stampa ha tirato fuori qualche curiosità sulla realizzazione del film e sul personaggio. Interessante.
Hitman è un esperimento abbastanza particolare che rientra nella febbre dei videogame che ha colpito l’industria cinematografica negli ultimi anni. Lei si è preparato giocando alla consolle, confrontandosi con gli appassionati delle community di videogiocatori o semplicemente ci ha messo la rabbia che è in lei e che vorrebbe rivolgere all’esterno?
T.O.: Adesso so che esistono queste community, ma ho deciso di ignorare quello che si diceva attorno a me. Credo che ogni lavoro abbia la sua china scivolosa e che sia rischioso stare attenti a quello che dicono tutti quanti.
La cosa che salta agli occhi nel film è lo spessore umano che ha dato al personaggio di un videogioco. Cosa ha messo di suo nell’agente 47?
Prima di tutto grazie, in ogni lavoro cerco di approfondire la storia che vado a trattare. Mi sono solo chiesto di cosa parlasse la storia, mi sono concentrato sullo script e sul soggetto e ho provato a ignorare quello che già si conosceva di lui per portare un approccio più fresco.
Spesso per questi film si è costretti a del training sia fisico che per le tecniche di combattimento. Può dirci qualcosa in merito?
Il giorno dopo che ho accettato, mi sono ritrovato in palestra, a lavorare con un uomo terribile, dopo pochi giorni il mio corpo faceva male in maniera imbarazzante. Dopo un po’ le cose sono migliorate. Quattro settimane di pesi per aumentare la massa muscolare – che dopo la fine del film è sparita altrettanto rapidamente di come si era formata. Poi quando siamo andati in Europa orientale ho lavorato con un coreografo e gli stuntman, e soprattutto gli esperti di armi. Mi hanno insegnato ogni modo per uccidere un uomo. Ho chiesto “Dove eravate al college, quando questa roba mi serviva davvero?”
È un periodo fortunato per lei – Die hard, Deadwood, lo stesso Hitman è stato un grande successo incassando 23 milioni di dollari nel primo weekend. Cosa le piace di più nella sua carriera? E dopo tanti ruoli spietati, spera di fare una commedia?
Prima di tutto mi sento molto fortunato in questo periodo. Sabato torno in Canada dove sto girando appunto una commedia. Il primo traguardo per me come attore è stato sempre lavorare e riuscire a farlo è già sufficiente per me. Se oltre a questo, mi consentono di interpretare ruoli diversi, anche in piccoli film indipendenti, sarò ancora più felice.
Come mai l’agente 47 non manda avanti la storia d’amore con la bellissima Nika?
Quando si inserisce qualcosa di romantico in un film che non lo è non bisogna esagerare, altrimenti si rischia di tradire sia il personaggio che il tipo di storia che si va a raccontare. Amavo l’idea di quest’uomo, un personaggio che uccide a sangue freddo, molto cool, che quando si siede al tavolo con una donna si agita e preferisce chiudersi in bagno a uccidere 3 persone, perché è quella la cosa che lo rilassa in fondo.
Cos’è la serialità per lei? Molti attori sono infastiditi dal ripetere un ruolo e lei lo ha già fatto in Deadwood e potrebbe capitare nuovamente per un eventuale seguito di Hitman, però è anche uno stimolo ad approfondire il personaggio e tirarne fuori sempre cose nuove…
Spero proprio di no, di non dover fare sempre lo stesso ruolo. Mi può piacere un personaggio di un certo tipo, ma solo perché ho fatto per tanto un altro. Persino in questo film ho pensato che se si poteva aprire a un pizzico di commedia sarebbe andata bene.
Ci può parlare del suo look nel film: i capelli rasati, il tatuaggio…
Il tatuaggio era uno stencil che veniva ripulito con una salviettina imbevuta tutti i giorni. I capelli è stato un po’ meno facile farli ricrescere…
Bruce Willis, con cui lei ha lavorato in Die Hard 4, quando è venuto a Roma si è lamentato del fatto che quando si girano i film d’azione si incorre in moltissimi infortuni. Anche a lei è successo?
Bruce Willis si è lamentato? Io non ho avuto problemi, non ho idea di che cosa stia parlando!
No, ho sentito parlare di certe cose e dopo la sequenza del treno ero dolorante anche io. Le sciabole tagliano anche se sono finte. A ogni inizio di ripresa si partiva e dopo poco qualcuno urlava, inoltre tutti gli altri avevano i guanti, io no. Avevo le mani sanguinanti, soprattutto per le ferite che si aprivano in mezzo alle dita. Mi hanno messo dei punti locali, coperte dai cerotti e dipinte color carne in modo che non si vedano.
Hitman è prodotto dalla Europacorp di Luc Besson, il regista di Leon e in qualche modo il personaggio lo ricorda. Besson ha influenzato il film? E lei si è ispirato a Leon?
Mi ricordo che quando ho incontrato Luc gli ho detto: ti rendi conto che stai producendo un film che è basato su un videogioco che a sua volta è basato su uno dei tuoi film? Ma tra noi non c’è stata molta interazione. Questo credo che la dica lunga sul rispetto che Luc dimostra nei confronti dei giovani registi.
C’è molta banalizzazione quando si parla di film tratti dai videogiochi, vengono considerati roba da ragazzini. Invece bisognerebbe ricordare che i personaggi del cinema sono icone, bidimensionali come quelli dei videogames. Noi lo vediamo sempre di spalle, ma lei è riuscito a rendere l’idea del viso dell’agente 47, come se fosse un’icona virtuale…
Sono d’accordo che fino ad ora non era stato reso onore a quella che era l’essenza del videogame, un po’ come è successo ai fumetti. Anche la graphic novel non aveva l’onore che le spettava, c’è voluto del tempo. Ogni parte del film dà al videogame questo tipo di rispetto. Quando mi sono seduto con Xavier Gens, il regista di Hitman, e mi ha esposto come intendeva affrontare il film, allora ho pensato che sarebbe riuscito a fare qualcosa di buono. Un film di classe, che fosse ricco nei suoi riferimenti cinematografici e che fosse guidato da una vera icona. Mi sono detto: se Xavier ci riesce, allora vale la pena essere in questo lavoro. Per quanto riguarda il mio contributo personale, ho seguito degli istinti viscerali, nel senso che non so cosa voglia dire uccidere uomini con regolarità. Da bambino schiacciavo le formiche, ho cercato di ritirare fuori quelle sensazioni. So che vuol dire fare l’attore: gli altri pensano che sia una cosa strabiliante, per me e i miei colleghi significa alzarsi al mattino e andare a lavorare. Ho cercato di riportare questo nel personaggio.
Come ti poni verso la fascinazione che il pubblico recentemente ha verso i cattivi – che poi si dimostrano più buoni dei buoni.
Posso solo speculare su questo tipo di personaggi perché mi piace come a chiunque altro. Posso immaginare che noi tutti condividiamo questa idea o speranza che noi stessi possiamo migliorare. Il miglioramento dei cattivi è una proiezione di quello che pensiamo per noi. Poi c’è una percentuale – spero piccola – che si ispira a certi personaggi perché pensa di poter uccidere e farla franca.
Un elemento importante che viene fuori dal film è la violenza che le donne subiscono in alcune situazioni e che viene esternata dal personaggio di Nika…
Credo che Olga Kurylenko abbia fatto uno splendido lavoro, quello di Nika non era affatto un ruolo facile. La situazione di queste ragazze nei paesi dell’Est, vendute per pochi dollari e costrette a ogni tipo di violenza, è davvero miserabile, non la augurerei a nessuno. Per quanto concerne la vicenda tra lui e lei, anche per me questa è la parte del film che ci ha dato l’opportunità di elevare la storia. Abbiamo passato molto tempo a metterla a punto.
Lei ha anche una rubrica sportiva in una radio di Los Angeles…
Sì, infatti tra qualche ora devo telefonare per il collegamento. Parlo di qualunque avvenimento, anzi, avete qualche notizia da darmi? Cos’hanno fatto la Roma e la Lazio?
Nella commedia che sta girando fa un ruolo positivo o ambiguo come ne La ragazza della porta accanto, dove comunque ha il merito di produrre un documentario molto coraggioso…?
Questa è la storia: 4 morfinomani che progettano di rapinare una banca. Ripeto: è una commedia…
Il personaggio non fa mai sesso. Gli eroi non trovano mai una donna che sia al loro livello. In Hitman 2 avremo Hitman vs Lara Croft o meets Lara Croft?
Qualunque cosa che porti Angelina nella mia vita va bene! Ovviamente intendo a livello professionale, ne parlo con tutto il rispetto.