Hocus Pocus 2, recensione: il ritorno delle sorelle Sanderson punta tutto sull’effetto nostalgia
La recensione di Hocus Pocus 2, il sequel disponibile su Disney Plus che segna il ritorno a Salem della congrega di streghe delle sorelle Sanderson.
Hocus Pocus 2 ha debuttato su Disney Plus al grido di “Risate, risate le streghe son tornate!”; il terzetto composto da Bette Midler, Kathy Najimy e Sarah Jessica Parker ha finalmente dato vita ad una reunion che i fan attendevano da quasi un trentennio, un percorso lungo e travagliato, costellato di false partenze, annunci, smentite e dichiarazioni delle dirette interessate che aspettavano solo un qualche segnale da parte della Disney che fortunatamente alla fine è arrivato, anche se con un po’ di ritardo rispetto alle attese.
l’Hocus Pocus originale uscito nel 1993 vedeva Bette Midler nei panni di una strega di nome Winifred Sanderson, insieme alle sue sorelle Sarah (Sarah Jessica Parker) e Mary (Kathy Najimy), che dopo essere state giustiziate nel 1693 tornano in una moderna Salem, nel Massachusetts, a ridosso di Halloween grazie ad un adolescente ignaro (Omri Katz) che le riporta involontariamente in vita. Al momento della sua uscita, “Hocus Pocus” è stato un flop d’incassi e ha diviso la critica, per fortuna gli anni hanno reso giustizia ad un piccolo gioiello dell’intrattenimento per famiglie che è diventato un classico di Halloween. Tanto per rendersi conto del fenomeno di cui parliamo, dalla sua uscita in home-video ad ogni ottobre il film ha registrato oltre un milione di dollari di vendite in DVD. Tra la metà e la fine degli anni ’90, il film è stato ritrasmesso ogni anno su ABC e Disney Channel registrando ad ogni messa in onda numeri record di spettatori, inclusa una trasmissione del 2009 vista da 2 milioni e mezzo di spettatori. Citiamo questi dati per far capire la mole di fan a cui questo sequel si rivolge e anche la cautela con cui la Disney si è approcciata al progetto, una modalità simile a quella vista nel recente e giustamente acclamato Top Gun: Maverick, un approccio a mezza via tra il sequel e il remake che ha funzionato anche con il ritorno delle Sorelle Sanderson, nonostante si sia percepito nel sequel di Disney Plus meno coraggio nell’ammodernare la storia e renderla più aderente all’odierna Salem.
L’equilibrio tra passato e presente, con un occhio rivolto al futuro, è senza alcun dubbio l’approccio vincente per quei sequel che rischiano di arrivare fuori tempo massimo, vedi esempi al negativo come Independence Day 2 piuttosto che il più recente Matrix 4. Se però volessimo rimanere nell’ambito “stregonesco”, allora sarebbe d’obbligo citare il rifacimento flop di Giovani Streghe, operazione quest’ultima che conferma come sia sempre meglio tentare un proseguo della storia, magari con un eventuale passaggio di testimone, rispetto al rischio di snaturare il materiale originale di un franchise di culto con l’approccio spesso brutale di un formato “reboot”; a riconferma di ciò citiamo un altro esempio particolarmente virtuoso come la nuova trilogia di Halloween del regista David Gordon Green.
“Hocus Pocus 2” ci mostra in una introduzione “prequel” le sorelle Sanderson in adorabili versioni bambine, un particolare plauso va all’adolescente Winnifred di Taylor Henderson. In una Salem del 1653 seguiamo la più ribelle delle sorelle, la maggiore Winnifred, che non vuol cedere alla prepotenza del reverendo della sua comunità che intende imporgli un marito, nel frattempo scopriamo anche come il trio è entrato in possesso del mistico libro di incantesimi in grado di resuscitarle. Il resto del film si svolge esattamente o quasi come l’originale, infatti ritroviamo le Sanderson evocate per la seconda volta alle prese con una moderna Salem stavolta ulteriormente tecnologizzata. In questo scenario alcune gag reiterate funzionano decisamente meno e alla parte musicale, anche se molto curata, manca la forza di una scena cult come quella di “I Put a Spell on You”, che ha contribuito a rendere l’originale un classico.
A questo punto la domanda sorge spontanea: saranno sufficienti una confezione impeccabile da sempre garantita dalle produzioni Disney, in questo caso ben supportata dalla regista e coreografa Anne Fletcher (Step Up), unita all’intonsa sintonia delle tre protagoniste, che evidentemente non vedevano l’ora di riprendere i loro ruoli, e ad un cast di supporto che fa indubbiamente il suo dovere? La risposta è affermativa, ma solo se si sceglie di godere di alcuni momenti ed elementi disseminati ad hoc lungo la visione, come il ritorno dell’amato zombie “burtoniano” Billy Butcherson di Doug Jones, che fanno parte di tutti quei richiami all’originale che innescano un irresistibile effetto “nostalgia canaglia”; elemento in grado di mettere in secondo piano la scelta dello studio di rischiare poco o nulla percorrendo un sentiero sin troppo sicuro. Comprensibili critiche a prescindere, noi optiamo invece per la scelta di godersi appieno un momento così tanto atteso: il ritorno di tre vecchie amiche con cui condividere un altro spassoso Halloween in puro stile “dolcetto o scherzetto”.