Hop – La recensione in anteprima
Hop (Hop) Regia di Tim Hill. Con le voci di James Marsden, Russell Brand, Kaley Cuoco, Hank Azaria, Gary Cole, Elizabeth Perkins, Hugh Laurie (in italiano Francesco Facchinetti, Luca Argentero)Babbo Natale ovvero un anziano signore ben pasciuto, dai capelli candidi e la barba riccioluta, vestito con un abito rosso bordato di bianco. Questa immagine è
Hop (Hop) Regia di Tim Hill. Con le voci di James Marsden, Russell Brand, Kaley Cuoco, Hank Azaria, Gary Cole, Elizabeth Perkins, Hugh Laurie (in italiano Francesco Facchinetti, Luca Argentero)
Babbo Natale ovvero un anziano signore ben pasciuto, dai capelli candidi e la barba riccioluta, vestito con un abito rosso bordato di bianco. Questa immagine è ormai entrata a far parte dell’immaginario collettivo legato al Natale nonostante la sua origine provenga dalla comunicazione pubblicitaria della più celebre fra le bibite gassate. Un esempio di come il mondo della comunicazione (dal cinema commerciale agli spot pubblicitari, passando dai cartelloni statici) possa manipolare la coscienza popolare dando vita a sempre nuove nicchie di mercato consumistico. Ma Natale è solo la punta dell’iceberg, lentamente tutte le feste (religiose o laiche) sono state colonizzate da questo meccanismo, da San Valentino fino a Halloween ogni occasione è buona per inculcare bisogni indotti e necessità di acquisti nel pubblico. Unico giorno dell’anno che ancora non aveva subito un attacco di questo genere è la Pasqua, che sia nell’accezione cristiana o ebraica. La sua integrità come festività è sempre stata rispettata, tanto che risulta parecchio difficile ipotizzare una lista di film a tema come accade per esempio per le feste natalizie, tanto meno dedicate alla figura immaginaria del Coniglio Pasqualino.
Ma veniamo al film: il protagonista è un peloso roditore che dirige una fabbrica di dolci clonata da quella di Willy Wonka. Una notte all’anno compie il giro del mondo per consegnare a tutti bambini le uova di cioccolato, guarda caso viaggiando a bordo di una slitta trainata da decine di gialli pulcini. Questo è il compito del Coniglio Pasqualino, e la responsabilità che il giovane Hop presto dovrà assumersi, per proseguire una tradizione che dura da decine di generazioni. Il suo sogno però è quello di sfondare nel mondo della musica suonando batteria. Fuggito dal suo mondo, Hop incontra Fred O’Hare, forse l’unico uomo che può aiutarlo a risolvere la sua intricata situazione. Un meccanismo fin troppo semplice che ricalca la mitologia di Babbo Natale e ripete il meccanismo da talent show che imperversa nel mondo del cinema per ragazzi made in Usa. Non è un caso che il regista Tim Hill sia lo stesso di Alvin and the Chipmuncks.
Film coloratissimo, frenetico, con qualche punta ironica che se visto a cervello spento potrebbe essere preso anche per un discreto prodotto di intrattenimento infantile. Proviamo (anche a rischio di essere accusati di bigottismo) a fare uno sforzo e guardiamo all’interno dell’uovo: capiremo allora che la sorpresa non è proprio quella che ci si aspetterebbe. Chi scrive non dichiara una profonda fede cristiana, ma il messaggio che la Pasqua significhi dolciumi e uova di cioccolato per tutti i bambini risulta decisamente una semplificazione eccessiva di uno dei momenti più forti del calendario religioso annuale. Ma non si tratta solo di una questione legata alla fede, non necessariamente infatti il pubblico si potrà sentire offeso nel proprio essere credente da un film all’apparenza innocuo, piuttosto risulta spiacevole (anche per un laico la sensazione di superficialità che vorrebbe proporre un calendario in cui si possa replicare il binomio indissolubile Natale = regali.
In seconda istanza Hop presenta per l’ennesima volta un protagonista che ha il sogno di sfondare nel mondo della musica passando attraverso il mondo del talent show televisivo, con tanto di cameo del “divo scult” David Hasselhoff. Poco importa che la tradizione poi sarà rispettata nonostante le ambizioni del coniglietto. Risulta innegabile che il bombardamento di modelli di questo genere sia in costante crescita (Hanna Montana, High School Musical, Camp Rock giusto solo per citare la scuola Disney). Il sospetto fondato è che si stia contribuendo, insieme alla televisione, alla crescita di una generazione di bambini che abbiano il Grande Fratello o X Factor come punti di riferimento per il proprio futuro.
Il doppiaggio italiano per l’ennesima volta brilla per la sua inefficacia. Sembra che sia necessario che le voci dei protagonisti debba essere di personaggi noti ma che non necessariamente possano fornire il giusto apporto artistico. Il protagonista umano ha la voce di Luca Argentero mentre il coniglietto è doppiato da Francesco Facchinetti (che aveva già contribuito ad affondare Robots) con un’infornata di espressioni da ex-giovane come “togo” o “bella di padella” che decisamente non regalano un tocco di classe alla riuscita del film
Hop uscirà nelle sale venerdì 1 aprile 2011. Qui potete vedere il trailer.
Voto Carlo 4
Voto Carla: 5 (da vedere comunque in originale, il doppiaggio di Facchinetti è imbarazzante)