Home Notizie Houria – La voce della libertà: trailer italiano e colonna sonora del film di Mounia Meddour (Al cinema dal 21 giugno)

Houria – La voce della libertà: trailer italiano e colonna sonora del film di Mounia Meddour (Al cinema dal 21 giugno)

Tutto quello che c’è da sapere su “Houria – La voce della libertà”, il nuovo film di Mounia Meddour (Non conosci Papicha) al cinema dal 21 giugno.

19 Giugno 2023 13:47

Dopo la presentazione alla 19a edizione di Biografilm Festival (Bologna, 9-19 giugno), dal 21 giugno nei cinema italiani con I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection Houria – La voce della libertà, il nuovo film di Mounia Meddour (Non conosci Papicha). Mounia Meddour torna a parlare della condizione femminile in Algeria e della lotta costante delle donne arabe per emanciparsi e far sentire la loro voce, e lo fa attraverso la storia di una giovane ballerina.

Houria – Trama e cast

La trama ufficiale: Dalla regista di “Non conosci Papicha”, un’emozionante storia di rivalsa e accettazione con la stella emergente Lyna Khoudri (The French Dispatch, Non conosci Papicha). Algeri. Houria, giovane e talentuosa ballerina, subisce una violenta aggressione che le strappa, insieme al sogno di una carriera nella danza, la voce. Solo grazie al supporto di un gruppo di donne che hanno vissuto esperienze simili alla sua, potrà imparare a rimettersi in piedi e troverà, proprio nella danza, un nuovo modo di esprimersi, un silenzioso grido di libertà capace di sollevarsi con forza fino al cielo. E colpire direttamente al cuore.

Il cast è completato Rachida Brakni, Nadia Kaci, Hilda Amira Douaouda, Meriem Medjkane, Zahra Manel Doumandji, Sarah Hamdi, Sarah Guendouz, Amina Benghernaout, Camila Halima-Filali, Marwan Fares, Hadjar Benmansour, Hassen Ferhani, Hocine Chernai, Hamza Bensahnoune, Salim Kissari, Salima Abada, Redouanne Harjane, Reda Benaceur, Nadir Lammari, Sofia Naït, Hervé Koubi.

Houria – Trailer e video

Curiosità sul film

  • Lyna Khoudri è stata premiata come Miglior promessa ai Premi César 2020 per Non conosci Papicha, vista di recente anche in The French Dispatch e November – I cinque giorni dopo il Bataclan.
  • Un film di denuncia e di dolore, ma anche denso di speranza secondo la regista Mounia Meddour, che ritiene che la vera forza di Houria sia la sua capacità di rinascere. «Diventerà sé stessa», dichiara, «così ho immaginato il personaggio di Houria: un’eroina resa grandiosa dalla sua perseveranza, come l’Algeria che è ferita ma ancora in piedi…».
  • Houria in arabo significa “libertà” e “donna indipendente”.
  • Prima dell’uscita nazionale il film sarà presentato alla 19a edizione di Biografilm Festival (Bologna, 9-19 giugno), la cui immagine ufficiale è proprio una foto della sua coraggiosa protagonista.

Intervista alla regista Mounia Meddour

Come è nata la storia di Houria?

All’inizio c’era il desiderio di continuare a esplorare la società algerina attuale, con le sue problematiche e la sua ricchezza umana e linguistica. Con Houria mi immergo nella quotidianità algerina per raccontare le vicende di una giovane ballerina che subisce una metamorfosi in seguito a un incidente. Nascendo come documentarista, mi piace attingere a ciò che si trova nel profondo di me, ai miei ricordi e alle mie esperienze per convertirli in finzione cinematografica. A seguito di un incidente e conseguente doppia frattura della caviglia, dovetti fare una lunga riabilitazione che mi impedì di muovermi per diverso tempo. In questo film volevo quindi parlare di isolamento, solitudine e disabilità, ma soprattutto di ricostruzione. Houria, alla fine, dopo questa sua rinascita, diventerà ancora più forte. Diventerà sé stessa. Così ho immaginato il personaggio di Houria: un’eroina resa grandiosa dalla sua perseveranza, come l’Algeria che è ferita ma ancora in piedi.

Houria e sua madre, Sabrina, sono ballerine, vivono senza uomini, non indossano il velo, Sabrina fuma. Per te il femminile, la vocazione artistica e l’aspirazione alla libertà sono la stessa cosa?

Sì, per me la libertà individuale è voglia di fiorire, di esprimersi e di esplorare vari percorsi artistici. In Algeria il peso delle tradizioni e del patriarcato si fa ancora sentire molto ed è veramente difficile per le donne emanciparsi. Nel film, Sabrina è una donna colta, che ha talento e che si guadagna da vivere dignitosamente, anche se per alcuni ballare ai matrimoni è qualcosa di scandaloso.

Il tuo film sembra dire che la libertà individuale e l’espressione corporea sono limitate per tutti gli algerini, ma ancora di più per le donne algerine.

Assolutamente sì. Per riprendere l’esempio della danza, si pratica perlopiù in luoghi privati, raramente all’aperto. I corpi delle donne sono tabù. Una donna che balla è una donna che vuole esprimersi e non è banale in una società patriarcale e tradizionalista, con costumi e meccanismi d’onore. Serve un cambio di mentalità ma la strada è ancora lunga. Lo slancio di Houria viene interrotto da un’aggressione commessa da un uomo che apprenderemo in seguito essere un ex terrorista islamista.

La guerra civile è finita ma segna ancora la società algerina, giusto?

Purtroppo, vent’anni dopo la fine della guerra civile, le famiglie delle vittime devono ancora ricevere giustizia e verità. L’amnistia per alcuni detenuti è una sorta di ingiustizia nei confronti di queste famiglie. Ho amici vittime del terrorismo che si sono battuti in associazioni contro questa amnistia, ma, purtroppo, è stata approvata e questi pentiti sono a piede libero nella società. Ma il pentito del film è la metafora di un male più generale, quello della guerra civile, come una sorta di fantasma del passato che tarla il presente.

Houria perde la voce e ricostruisce la sua vita all’interno di un gruppo di donne con disabilità, la maggior parte mute a loro volta. Il mutismo è una metafora dell’impossibilità di parlare liberamente?

Assolutamente sì. Il mutismo di Houria è chiaramente il simbolo di tutte quelle donne che sono state messe a tacere, che sono state cacciate, licenziate, soffocate, umiliate e ridotte al silenzio. Houria simboleggia tutti coloro che non hanno una voce. L’opposto del mutismo sono l’espressione corporea, la lingua dei segni e la danza, che tu mescoli.

Il linguaggio del corpo è anche molto cinematografico, cosa che la tua regia sottolinea enfatizzando corpi, gesti, movimenti.

Assolutamente. Filmare la danza è molto complesso e la mia scelta è stata quella di filmare le ballerine in libertà. Mi piace filmare i miei personaggi il più vicino possibile al corpo, alla pelle, al movimento, quindi ho parlato a lungo con il direttore della fotografia riguardo a come filmare il ballo, quali scelte fare, quali scene privilegiare. Quando si filma la danza bisogna accettare di perdere qualcosa – per me era assolutamente necessario privilegiare i corpi, i movimenti, un’espressione, uno sguardo. Spesso nei film di danza, la coreografia è pensata o rielaborata per la cinepresa. Quindi la materia prima è la coreografia, non la sceneggiatura. Per noi è stato il contrario. Abbiamo cercato i dettagli durante la danza con la macchina da presa, come in un documentario, mettendo in atto una coreografia ben precisa che ha lasciato totale libertà alle attrici e alle ballerine.

Non Conosci Papicha ha avuto un grande successo in Francia. I tuoi film vengono visti in Algeria? E, più in generale, il cinema può contribuire alla lotta per l’emancipazione?

Non Conosci Papicha non è uscito in Algeria, anche se i permessi di proiezione c’erano ed è stato prodotto con il sostegno del Fdatic, un’istituzione che dipende dal Ministero della Cultura. Il film non è stato distribuito nelle sale, ma ha comunque rappresentato l’Algeria agli Oscar 2020 ed è stato visto, ufficiosamente, dalla maggior parte degli algerini. Questo è il paradosso dell’Algeria! Da un lato c’è chi ha amato il film per la sua autenticità e perché gli ha ricordato sé stesso e la società in cui vive, dall’altro c’è chi lo ha odiato per gli stessi motivi. Penso che i primi abbiano sicuramente fatto un passo indietro rispetto a questi tragici eventi e i secondi si rifiutino di guardare in faccia una realtà ancora troppo difficile da accettare. Un’immagine può essere molto dura, di grande impatto ed è in questo senso che trovo il cinema essenziale e necessario. Può essere un meraviglioso strumento terapeutico! Ci libera dai fantasmi del passato che possono ancora perseguitarci nel presente. Ci permette anche di aprirci al mondo che ci circonda, da qui l’importanza della diversità cinematografica. I film di tutto il mondo ci aiutano a capire e identificare meglio i problemi di ogni Paese. La stampa e i media fanno già questo lavoro, ma il cinema e le immagini hanno un impatto emotivo e sentimentale più forte. E, naturalmente, il cinema contribuisce alla lotta per l’emancipazione delle donne. Vedere sullo schermo una protagonista femminile stimolante, che si afferma e che incarna una donna forte, permette alle donne di identificarcisi. Oggigiorno, le donne che sognano l’emancipazione sullo schermo vengono fatte sentire sempre meno in colpa.

Mounia Meddour (regista) – Note biografiche

Dopo aver studiato giornalismo all’Università di Algeri, Mounia Meddour ha conseguito un master in Informazione e comunicazione all’Università Paris 8. Nel 2000 ha studiato Cinema a La Fémis e Produzione presso il Centre Européen de Formation à la Production de Films. Ha diretto diversi documentari: Tikdja, La Caravane Des Sciences; Particules Elementaires; La Cuisine En Heritage. Il documentario Cinema Algerien: Un Noveau Souffle tratta dei giovani registi della sua generazione che hanno vissuto il “decennio nero”. Il suo cortometraggio Edwige è stato selezionato per numerosi festival internazionali e ha vinto diversi premi. Il suo primo lungometraggio, “Non Conosci Papicha”, prodotto nel 2019, ha vinto il premio Sopadin alla migliore sceneggiatura, è stato selezionato per la sezione Un  Certain Regard del Festival di Cannes e ha rappresentato l’Algeria agli Oscar nella categoria Miglior film in lingua straniera. Non Conosci Papicha ha vinto il Premio César alla Migliore opera prima e alla Migliore promessa femminile assegnato a Lyna Khoudri. Mounia Meddour è stata membro del Comitato di selezione del CNC dal 2020 al 2021 e attualmente fa parte del Comitato dell’anticipo sugli incassi. È stata insignita della medaglia di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere da Roselyne Bachelot, Ministra della Cultura francese. Nel 2022 ha diretto il suo secondo lungometraggio, “Houria”.

Lyna Khoudri (attrice) – Note biografiche

Lyna Khoudri ha iniziato la sua carriera formandosi al Teatro Nazionale di Strasburgo. Parallelamente agli studi teatrali, ha girato Les Bienheureux di Sofia Djama nel ruolo di una giovane algerina sopravvissuta alla guerra civile che le è valso, a 25 anni, il Premio come miglior attrice al Festival di Venezia, oltre alla candidatura al Premio César alla Migliore rivelazione nel 2018. Nel 2019 è apparsa in Les Sauvages, una serie di Rebecca Zlotowski per Canal+, dove ha interpretato uno dei ruoli principali accanto a Roschdy Zem, Marina Fois e Amira Casar. Lo stesso anno ha recitato al fianco di Vincent Cassel e Reda Kateb nel film The Specials . Fuori dal comune di Olivier Nakache ed Éric Toledano e in “Non Conosci Papicha” di Mounia Meddour, per il quale ha vinto il César alla Migliore promessa femminile. Nel 2021, è stata protagonista del film di Wes Anderson The French Dispatch accanto a Benicio Del Toro, Timothée Chalamet, Bill Murray e Frances McDormand, nonché in Gagarine – Proteggi ciò che ami di Fanny Liatard e Jérémy Trouilh, entrambi selezionati al Festival di Cannes. Dopo Non Conosci Papicha, si riunisce a Mounia Meddour nel 2022 in Houria.

Houria – La colonna sonora

  • Le musiche originali del film sono dei compositori Yasmine Meddour (A Summer in Boujad) e Maxence Dussere (Una voce fuori dal coro). Yasmine Meddour ha musicato il corto Edwige di Mounia Meddour e scritto le canzoni di Non Conosci Papicha, il cui montaggio sonoro è stato supervisionato da Maxence Dussere.
  • La regista Mounia Meddour spiega come è stato diviso il lavoro musicale tra Yasmine Meddour e Maxence Dussere.

L’idea di questo duo è nata dal desiderio di unire due mondi, quello della pianista e compositrice Yasmine e quello del compositore Maxence, appassionato di musica elettronica. La musica per la coreografia finale è stata composta per prima perché ci serviva per le prove e le riprese. Volevo che questa musica fosse organica, carnale, quasi tribale, con percussioni vivaci e accattivanti. Dopo diverse modifiche, abbiamo trovato l’alchimia perfetta e da questa composizione finale è nata poi l’estetica musicale del film. Le musiche raccontano il tormento e la ricostruzione di Houria. All’inizio la musica è fragile, composta da frammenti melodici, poi si evolve diventando un motivo potente su cui la voce cantata si impone come un grido di libertà. L’idea era quella di inserire la musica solo dopo l’aggressione e la perdita della voce. L’intenzione era di dare una voce a Houria dopo che l’ha perduta a causa dell’aggressione. Questa musica diventa sua, così come si rimpossessa, piano piano, del suo corpo.

1. Agression 1:02
2. Au lendemain 1:24
3. Hôpital 2:54
4. Premiers pas 1:02
5. La rechute 0:57
6. Le parc 2:15
7. Le départ 1:43
8. Prémices 1:07
9. Ali 1:08
10. L’autre rive 1:27
11. L’ombre d’Ali 1:37
12. Le soleil sur ma paume 3:28
13. Houria 3:07
14. End Credits 5:30
15. Ouverture (Bonus Track) 1:03

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Houria – Foto e poster