Howard Hughes: l’uomo e il mito a 75 anni dal suo record
Orson Welles, Francis Ford Coppola e Martin Scorsese: tre maestri del cinema accomunati dalla fascinazione per Howard Hughes.
Petroliere, produttore, regista, sceneggiatore, pilota, avventuriero, eccentrico miliardario, magnate, gran donnaiolo… Non stiamo parlando di Bruce Wayne, ma di un uomo realmente esistito: Howard Hughes, che fu tutto questo e molto altro ancora. Oggi è il 75° anniversario del suo prodigioso volo attorno al mondo e del relativo record: il 10 luglio 1938, Hughes e i quattro uomini del suo equipaggio coprirono le seguenti tappe, New York, Parigi, Mosca, Omsk, Yakutsk, Fairbanks, Minneapolis e poi ancora New York in sole 91 ore. Quella era l’epoca pionieristica dei voli transoceanici e Hughes, al rientro fu accolto in patria come una star: non che avesse bisogno di notorietà dal momento che già da anni, oltre a essere uno degli uomini più ricchi degli Stati Uniti, era anche uno dei più famosi produttori di Hollywood, nonché uno dei più grandiosi dissipatori di denaro da far invidia agli Scià di Persia.
Una vita al massimo, disseminata di successi e fallimenti, ma arricchita (se così si può dire), dalla compagnia di alcune delle più belle e affascinanti donne dell’epoca. Tra le conquiste attribuitegli si contano Katharine Hepburn, Bette Davis, Jean Harlow, Ginger Rogers, Lana Turner, Faith Domergue e la divina Ava Gardner. Un uomo del genere (morto nel ’76 durante una delle sue lunghe peregrinazioni) non poteva lasciare i posteri indifferenti e ben prima del famoso The Aviator, grandi registi e sceneggiatori si interessarono a lui. Orson Welles, nel ’73 lo utilizzò come uno dei protagonisti del suo F come falso, un’amara indagine sul rapporto tra arte e verità. Nel 1980 fu l’allora giovane regista Jonathan Demme (Il silenzio degli innocenti) che in Una volta ho incontrato un miliardario, narrò la storia di un giovane che dopo aver dato un passaggio a un macilento vagabondo, sospetta di aver incontrato l’eccentrico Howard Hughes (interpretato da Jason Robards).
Nel 1988 fu invece Francis Ford Coppola a dirigere Tucker, un uomo e il suo sogno, interpretato dal magistrale Jeff Bridges: la storia era incentrata sulla straordinaria vita del costruttore di auto Preston Tucker, un precursore distrutto dalle major e durante una scena del film il protagonista incontra l’altro grande sognatore americano dei suoi tempi, Howard Hughes (Dean Stockwell), ormai ridotto a un uomo solitario che contempla lo Sproose Goose, l’aereo più grande del mondo, da lui costruito.
Nel 2006, lo svedese Lasse Hallström (Le regole della casa del sidro) riprese in L’imbroglio – The Hoax uno dei temi già trattati da Orson Welles, cioè la vera storia dello scrittore Clifford Irving (Richard Geere) che negli anni ’70 inventò una biografia ufficiale del magnate texano (con tanto di lettere false di Hughes) che ebbe una risonanza mondiale, fino a quando il miliardario sbugiardò il falsario con una telefonata alla principale emittente televisiva statunitense.
Dulcis in fundo il film biografico su Howard Hughes: The Aviator, di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio nei panni del famoso petroliere. Costato 110 milioni di dollari ne incassò più del doppio, oltre ad aggiudicarsi ben 5 Premi Oscar e 6 Nominations. Un cast di star composto da, oltre al già citato DiCaprio, anche da Kate Blanchett, Kate Beckinsale e Alec Baldwin, in un colossal degno della più grande tradizione hollywoodiana, arricchito da costumi sensazionali ed effetti visivi spettacolari. La storia di un bambino mai cresciuto e dei suoi sogni irrealizzabili, il fallimento di un animo incontentabile e mai domo, un prodigioso affresco dell’animo umano, l’ennesimo (e probabilmente non ultimo) omaggio ad Howard Hughes, un mito americano, un uomo, per dirla come D’Annunzio, “dal vivere inimitabile.”