Hugh Jackman: “La risata è espressione di libertà”
Il matrimonio, lo studio e l’amore per la moglie. Conosciamo meglio Wolverine
Due film in arrivo per Hugh Jackman, uno è Les Miserables (dove sarà Jean Valjean) e l’altro è Le 5 Leggende (dove darà la voce al Coniglio Pasquale), mentre li aspettiamo oggi vi proponiamo un’intervista di IoDonna (il 21 luglio in edicola) all’attore australiano.
Meglio il Coniglio o Valjean? Meglio la commedia o il dramma?
C’è qualcosa da amare sia nella commedia sia nel dramma. Sarebbe bello riuscire a vederla così anche nella vita: esiste sempre una dolcezza che va oltre la situazione del momento.
Viriamo sul filosofico.
In effetti… Da vent’anni frequento la School of Practical Philosophy, a New York: vado a lezione una volta la settimana.
E come ne è stato influenzato?
L’insegnamento ruota attorno al conoscere meglio se stessi. E allo “svegliarsi”. Prima compivo tanti gesti automaticamente. Che so: guidavo e, quando arrivavo, non ricordavo il percorso. L’obiettivo è essere davvero presenti. Per questo medito due volte al giorno.
Per caso è utile pure per gestire il matrimonio? Lei è sposato da 16 anni, una rarità a Hollywood.
Io e mia moglie (l’attrice Deborra- Lee Furness, ndr) frequentiamo assieme la classe. Ogni settimana ci dà uno spunto per discutere – a livello profondo – di qualsiasi cosa: dall’essere genitori al lavoro, agli amici. In natura tutto si muove e un impegno così ci aiuta a crescere insieme, invece che ognuno per la propria strada.
È questo il segreto dell’unione felice?
Gran parte – in realtà – sta nel prendere a bordo la persona giusta. Se si sbaglia, a volte è irreparabile. Di solito sono insicuro, però incontrando mia moglie sono stato benedetto da una certezza che andava oltre me stesso. Mai provata quella sensazione? Lo sai e basta. Non hai valutato i pro e i contro, lo senti. Ecco. A Deb non è accaduto lo stesso: dopo un po’ ha tentato di rompere. Le dissi: «Sono più giovane di te, sono all’inizio della carriera… Sei spaventata, vinci questa paura».
Si può capirla. Ha 13 anni più di lei.
Chiunque ci conosca ritiene che sia io il più maturo dei due. Deb è forever young, ha molta più energia di me…
Si stenta a crederlo: lei è Wolverine!
Si fidi. È l’ultima ad andare a letto e la prima ad alzarsi. Al mattino sono in coma e lei già schiocca le dita: «Bene? Pronti?». Non bisogna ragionare in termini di “giovane” o “maturo”: il trucco è non pensare ai numeri. Non stavo di sicuro cercando una donna più grande di me. Anzi, non stavo cercando proprio nessuno: ero felicemente single, uscivo da una relazione e mi sentivo tutto “yeaaaahhh”. Però non ho avuto dubbi: avrebbe potuto essere alta 90 centimetri o 3 metri, non sarebbe cambiato.
Guarda caso non era la donna-fenomeno, era un’attrice affermata.
Aveva girato 20-25 film, era “scafata”: conosceva il gioco della fama, il mondo degli attori… Ha dettato due regole chiave: non ci saremmo mai separati per oltre due settimane. E non avremmo lavorato in contemporanea. Quando all’improvviso ho avuto successo, ha discretamente messo in secondo piano la carriera per concentrarsi sui bambini (Oscar, 12 anni, e Ava, 7, entrambi adottati, ndr). Se vogliamo, in questo senso sì: è la persona matura della relazione.
Interessato alla psicoanalisi?
Sì. Non l’ho mai fatta, ma conosco alcuni psicoanalisti. Sono molto amico di Anthony Robbins… Lo conosce?
Il guru del self help? L’autore di bestseller su come realizzare il vero sé?
Proprio lui. Straordinario. Saggio.
E non crede che un analista definirebbe il vostro un “rapporto edipico”?
(Ride) No, non lo è. Anche mio padre me lo chiese: «Non sarà una cosa “materna”?». «Se conoscessi Deb, capiresti che è piuttosto una cosa “paterna”: lei è più ragazzina di me. Mi rimprovera perché sono troppo serio!».
Quindi non è stata una “sostituta” di sua madre, che l’ha lasciata quando aveva otto anni…
No. No. No.
Sua moglie ha detto che in camera da letto la fa vestire come gli agenti di borsa: le paiono sexy.
Ah ah ah! Quando siamo usciti la prima volta – non c’eravamo ancora messi insieme – le ho chiesto: «Chi sposerai?». E lei: «Una specie di broker che in realtà vorrebbe fare l’architetto…». A volte, se andiamo a cena fuori, indosso abiti formali, lei lo trova eccitante, è una sua fantasia.
E le sue, di fantasie?
Metterei Deb a disagio se ne parlassi. Dico solo che sono importanti per mantenere vivo il rapporto.
Perché ha chiamato la sua organizzazione non profit Laughing Man, l’uomo che ride? C’è poco da ridere, in questo momento storico.
La risata è espressione di libertà. Non importa di che sesso sei, a che razza appartieni: siamo tutti connessi attraverso la risata. Voglio credere che la felicità sia uno stato naturale e, se per qualcuno non è possibile, dobbiamo creare le condizioni affinché lo diventi.
Sembra una persona spirituale, ma con un corpo possente. A volte se ne sente prigioniero, come capita a certe belle donne?
No: quando fai l’attore, il tuo corpo e la tua voce sono soltanto strumenti.
Visto che si è laureato in giornalismo, cosa chiederebbe a Hugh Jackman per concludere?
Perché ha scelto la recitazione?
Via, qualcosa di più originale.
Cosa la tiene sveglio la notte?
Già meglio. Cosa la tiene sveglio?
Poche cose, sono uno che dorme della grossa (ride). A volte sono preoccupato per i miei figli. Li amo così tanto… Il maschio è l’artista, creativo (ha chiamato il cane Dalì!). Mia figlia è come mia moglie: dovunque andiamo, si fa amici in un minuto. Sono bambini sereni: sanno di essere stati adottati, li abbiamo messi al corrente di tutto perché non provino mai imbarazzo.
Da lei a Chris Hemsworth, è il momento dei divi australiani. Cos’è che fate meglio?
Siamo più economici.