Hungry Hearts: le nostre interviste video a Saverio Costanzo e ad Alba Rohrwacher
Aneddoti produttivi dell’opera, differenze organizzative tra i set a stelle e strisce e quelli italiani e tanto altro. Saverio Costanzo ed Alba Rohrwacher ci parlano di Hungry Hearts
Presentato in Concorso al Festival di Venezia 2014, da noi qui recensito in anteprima e vincitore di due Coppe Volpi, andate ai due splendidi protagonisti Adam Driver e Alba Rohrwacher, Hungry Hearts di Saverio Costanzo si appresta ad uscire nei cinema d’Italia, dal 15 gennaio con distribuzione 01. Liberamente tratto dal romanzo “Il bambino indaco” di Marco Franzoso, il film di Costanzo ha conquistato la critica del Lido, italiani in testa, perché così intimo e disturbante, in grado di mutare ed evolversi con il passare dei minuti, passando da un genere all’altro, in un claustrofobico appartamento newyorkese in cui vive una coppia. Jude è americano, Mina è italiana. I due si incontrano per caso nel puzzolente bagno di un ristorante orientale. S’innamorano, si sposano e diventano genitori.
Fin qui Hungry Hearts ha una sua precisa struttura, che poi vira improvvisamente prendendo la strada del thriller. Perché sin dai primi mesi di gravidanza Mina si convince che il suo sarà un bambino speciale. Un bambino ‘indaco’, per l’appunto. E’ un infallibile istinto di madre a suggerirglielo. Per questo suo figlio deve essere protetto dall’inquinamento del mondo esterno, e per rispettarne la natura bisogna preservarne la purezza. Jude, per amore di Mina, la asseconda, fino a trovarsi un giorno di fronte ad una terribile verità: suo figlio non cresce ed è in pericolo di vita, deve fare presto per salvarlo. All’interno della coppia, in questa casa ansiogena ed opprimente, mentre fuori dalla finestra il resto del mondo vive la propria esistenza, inizia una battaglia sotterranea, che condurrà entrambi ad una ricerca disperata di una soluzione nella quale le ragioni di tutti, nonna paterna compresa, si confondono.
4° film per il grande schermo di Costanzo, dopo il Pardo d’Oro con Private nel 2004, i due Nastri del 2007 con In memoria di me e le tante critiche ricevute nel 2010 con La solitudine dei numeri primi, da molti poi rivalutato con il tempo, discusso al Festival di Venezia ed intepretato proprio da Alba Rohrwacher, il regista è volato in America per dar vita a questo progetto anomalo per il cinema italiano. Quasi un indie movie, costato meno di un milione di euro e con lo stesso Saverio di fatto operatore fisso, macchina in spalla, nell’osservare e mai abbandonare i propri protagonisti. A Roma pochi giorni fa per presentare la pellicola, Costanzo ed Alba ci hanno concesso due brevi interviste video, in cui raccontare aneddoti produttivi dell’opera, spiegare le differenze anche organizzative tra i set a stelle e strisce e quelli italiani, provare a ‘difendere’ il facilmente criticabile personaggio di Mina e perché no, ricordare quelli che possono essere stati gli artisti omaggiati in ambito stilistico e produttivo. Tutto questo senza dimenticare proprio La Solitudine dei Numeri Primi, dal nostro Gabriele nel 2010 stroncato. Una recensione che il regista, dopo quasi 5 anni, non ha ancora dimenticato, tanto da volerlo affettuosamente ricordare.