I 65 anni di David Cronenberg
Il percorso di David Cronenberg fa subito pensare ad una cosa da non sottovalutare: si parla di uno dei registi contemporanei più coerenti sul campo. Il suo cinema è sempre quello, dalle origini fino ad oggi. Detto così, sembra un gran limite. Ma il cinema di Cronenberg è come i suoi protagonisti: il soggetto è
Il percorso di David Cronenberg fa subito pensare ad una cosa da non sottovalutare: si parla di uno dei registi contemporanei più coerenti sul campo. Il suo cinema è sempre quello, dalle origini fino ad oggi. Detto così, sembra un gran limite. Ma il cinema di Cronenberg è come i suoi protagonisti: il soggetto è lo stesso, ma si trasforma, si evolve in qualcosa di sempre più inquietante.
Dagli inquilini dell’edificio de Il demone sotto la pelle alle promesse dall’est de La promessa dell’assassino: la materia, che sia quella della carne o che sia quella dell’anima, diventa altro, ed è sempre in fieri. E così è il suo regista: un continuo divenire. Chi l’avrebbe detto che, all’epoca di Rabid – Sete di sangue o Brood – La covata malefica, Cronenberg avrebbe diretto dei noir rigorosi, lucidi e tesi come A History of Violence e La promessa dell’assassino?
Col senno di poi ce lo dovevamo aspettare, forse quando Cronenberg ha diretto tre capolavori, uno di seguito all’altro, come Il pasto nudo, M. Butterfly e Crash (per chi scrive il suo film più geniale e sconvolgente). In cui la materia del b-movie, dell’horror, diventava materia esteticamente altissima, raffinata, ma internamente ancora più malata di prima, e ancora più sorprendente rispetto a film già enormi come Scanners o La mosca (forse il vero film-spartiacque tra i due periodi pre-noir del nostro).
E in mezzo ci sono stati il visionario Videodrome, il kinghiano La zona morta, lo strepitoso Inseparabili, fino alla coppia “di transizione” eXistenZ e Spider (decisamente sottovalutati: ma anche qui, grande classe e grandi film).
A 65 anni, compiuti oggi, David Cronenberg ha intrapreso un percorso più intimo, dove la carne si lacera con improvvisi squarci di violenza e dove la doppia identità è quella del passato. Il suo è ormai un cinema doloroso, che continua a far paura e pone domande. Convinti che sarà sempre così, e che i suoi prossimi film (ancora con una delle grandi sorprese degli ultimi anni, ovvero Mortensen?) continueranno ad indagare nel buio, nel sangue, nel cuore.