I migliori e i peggiori film del 2011 secondo Cineblog
Qual è il film più bello che avete visto in questo 2011? E quello più brutto? La redazione di Cineblog propone la sua lista… tutta da scoprire! Venite a dire la vostra!
Siete tutti tornati dalle vacanze? Bene. Vi abbiamo aspettato per proporvi la nostra classifica dei migliori e peggiori film del 2011. Una piccola nota: ho chiesto alla mia redazione la loro personale lista con un minimo di 5 e un massimo di 10 titoli per ogni categoria (meglio e peggio), i film presi in considerazione sono usciti dal 1 gennaio 2011 al 31 dicembre 2011 e non sono in ordine di preferenza. Nei commenti aspettiamo la vostra classifica, ci sarà da discutere!
La lista di Simona
I MIGLIORI
• Anonymous di Roland Emmerich – da anni non mi capitava di innamorarmi di un film come è successo con Anonymous. E dire che di solito non apprezzo i film del regista tedesco.
• Carnage di Roman Polanski – quattro interpreti da Oscar al servizio dell’impeccabile regia di un maestro del cinema e di un copione perfetto, con battute al vetriolo da antologia.
• Super 8 di J. J. Abrams – Sarà stato l’effetto nostalgia… ma Super 8 mi ha decisamente colpita al cuore, pur con le sue imperfezioni. Un gioiellino anni ’80 come non se ne vedevano più da troppo tempo.
• A Simple Life di Ann Hui – Forse il più toccante fra i film presentati al Festival di Venezia di quest’anno, con un ottimo Andy lau ed una straordinaria – e giustamente premiata – Deanie Yip
• Never Let Me Go (Non lasciarmi) di Mark Romanek – esempio perfetto di come trasporre su pellicola le pegine di un romanzo straziante senza tradirne lo spirito nè alleggerirne i toni per renderlo più appetibile al grande pubblico. Un pugno nello stomaco dolorosissimo.
• Source Code di Duncan Jones – intrigante ed originale, intrattenimento intelligente.
I PEGGIORI
• I Tre Moschettieri 3D – a riguardo ho già espresso il mio parere. Inqualificabile!
• Lanterna Verde – in questi anni ormai a Hollywood i film sui supereroi li vendono al kg. Alcuni sono buoni, alcuni discreti… Green Lantern è proprio brutto.
• Mia moglie per finta – ennesima commedia di Adam Sandler pressoché uguale a tutte le precedenti. La fiera del già visto.
• Capodanno a New York – è solo una fotocopia del già pessimo predecessore Valentine’s Day, incollata sullo sfondo di una New York addobbata per le feste natalizie.
• Quando la Notte – non solo e non tanto perché il film, in sé, è bruttarello e non sfrutta al meglio le possibilità offerte da un libro più che discreto; ma soprattutto per l’antipatica querelle mediatica che ha seguito il debutto veneziano della pellicola.
Per concludere, nello stesso calderone butto volentieri: i titoli italiani di troppi film tradotti ignobilmente; il prequel di Amici Miei; Box Office 3D (pre-apertura di Venezia…sigh!); I Soliti Idioti; i cinecocomeri ed i cinepanettoni tutti…e tutto quel cinema che mi rifiuto di vedere sul grande schermo.
La lista di Cleaned
I MIGLIORI
• Fast 5: Il miglior capitolo della serie è anche il più esaltante action-movie dell’anno. Le corse clandestine diventano inseguimenti e Vin Diesel si scontra con The Rock!
• Warrior: Il Rocky del nuovo millennio vince il match a distanza con The Fighter, nobilita le MMA, consacra il rabbioso Tom Hardy e ci regala un Nick Nolte da Oscar.
• Il cigno nero: Dopo aver raccontato i decadenti retroscena del wrestling, Aronofsky rapisce lo spettatore con la sua visione del balletto. Film artisticamente perfetto.
• Kick-Ass: Il regista Matthew Vaughn rimette in riga i (troppi) film sui supereroi con una pellicola che non annoia mai, tratta dall’omonima graphic novel.
• Drive: Refn si conferma un geniaccio di regista e Gosling un ottimo… autista. Drive è un film indubbiamente affascinante ma un pelino sopravvalutato.
• Super 8: I Goonies incontrano il mostro di Cloverfield in un apprezzabile omaggio ai vecchi film della Amblin, “confezionato” da J.J. Abrams.
• Blood Story: Il film di Matt Reeves non è “il miglior horror americano degli ultimi 20 anni” ma è sicuramente uno dei remake più riusciti di sempre.
• Rango: Gore Verbinsky passa ai cartoon e colpisce nel segno. Un omaggio ai western di Sergio Leone con un protagonista digitale irresistibile.
• Come ammazzare il capo e vivere felici: Commedia americana dell’anno. Una pellicola irriverente, ben scritta, con un cast decisamente in forma.
• Tropa De Elite 2: Menzione speciale per il seguito del cult brasiliano, uscito direttamente in DVD da noi. Un poliziesco con gli attributi.
I PEGGIORI
• Dylan Dog: Indubbiamente in giro c’è di peggio ma la delusione è stata tanta. Ridateci “Dellamorte Dellamore”.
• Rasputin: Ammesso che l’occultista Rasputin sia un personaggio da riabilitare, questo noioso film sperimentale non aiuta certo la causa…
• Sotto il vestito niente – l’ultima sfilata: Il film di Vanzina vince il premio thriller “bassa tensione” e quello “retrogusto fiction”. Bene così.
• Box Office 3d: Quel volpino di Ezio Greggio è riuscito a trovare i fondi per girare il primo film italiano in 3D. Purtroppo.
• Skyline: Poverata spaziale che non aggiunge nulla al genere “world invasion” e che sarebbe dovuta uscire in VHS.
• Priest: Dopo Legion, Paul Bettany torna in un altro confusionario filmaccio che si prende troppo sul serio mentre tira in ballo preti ninja e vampiri cyberpunk.
• Conan The Barbarian: Anche lasciando perdere il confronto con Arnold, il nuovo Conan risulta inutile e insipido. Che Crom perdoni Nispel!
• Solo per Vendetta: Cage, abbiamo capito che ti servono soldi per nuovi parrucchini ma qui siamo dalle parti del prodotto televisivo! In campana!
• Abduction: Ridicolo action-thriller con uno svolgimento banale e un lattante nutrito a proteine che vorrebbero far diventare un sex symbol.
• Sucker Punch: Primo passo falso di Zack Snyder. Tra il videogame e la sega mentale. Meglio tornare alle sceneggiature tratte dai fumetti?
La lista di Rosario
I MIGLIORI
• Le avventure di Tintin: il segreto dell’Unicorno – Un’avventura degna del miglior Indiana Jones, in grado di divertire offrendo allo spettatore il giusto mix di umorismo e azione. La presenza di Steven Spielberg e Peter Jackson ovviamente è stata sin da subito garanzia di quello che sarebbe potuto poi essere il prodotto finale dedicato al personaggio di Hergé, sicuramente meritevole di tutta questa attenzione.
• Super 8: Non sarà stato il capolavoro che tutti quanti si aspettavano, ma Super 8 resta almeno per me tra i migliori di questo 2011. Un omaggio a grandi miti come i Goonies ed E.T. messo insieme a dovere da J.J. Abrams, reo forse di non aver fatto quel passo in più che avrebbe potuto far affiancare Super 8 ai capolavori di cui sopra. Da apprezzare anche per l’ottima Elle Fanning.
• Le Idi di Marzo: Sarà forse troppo politico per apparire in una classifica di top, ma personalmente ho trovato dentro Le Idi di Marzo una nuova conferma (nel caso in cui ce ne fosse bisogno) del cinema di George Clooney e del suo modo di raccontare l’America, che ho sempre adorato. Il tutto unito a un cast che definire stellare è probabilmente poco.
• The Tree of Life: Amato oppure odiato: non ci sono state vie di mezzo con The Tree of Life. Con le sue scene altamente evocative, l’ultima fatica di Terrence Malick del resto non poteva fare altrimenti, dividendo tutti quanti noi tra la via della natura e la via della grazia anche nel dimostrare l’apprezzamento per questo film. Un’esperienza che ognuno di noi ha avuto modo di valutare liberamente e che personalmente mi sento di aggiungere tra le migliori pellicole del 2011.
• This Must Be The Place: Anche in questo caso c’è chi ha amato tantissimo questo film, approfittandone anche per riscoprire la canzone che gli dà il nome, così come c’è chi non ha gradito l’opera del regista napoletano accusandolo di aver fatto troppa confusione senza riuscire ad amalgamare il tutto. Il tempo e l’uscita negli USA ci diranno molto sull’effettiva riuscita di questo “road-movie” (che perderà il treno della corsa agli Oscar 2012) firmato da Paolo Sorrentino, interpretato da un impeccabile Sean Penn.
• Rango: Probabilmente un pizzico sottovalutato rispetto ad altre produzioni appartenenti al suo genere, Rango è a mio avviso un cartone animato perfettamente riuscito, all’interno del quale Gore Verbinski ha saputo mettere un po’ di tutto legando i vari elementi alla perfezione. Dalle immancabili citazioni a vari capolavori indimenticabili del western a un protagonista in grado di farsi amare da grandi e piccoli, tenendo tutti quanti incollati davanti allo schermo.
• Le Amiche della Sposa: Visto il modo in cui era stato pompato, sono arrivato alla visione de Le Amiche della Sposa con un pizzico di colpevole pregiudizio, spazzato poi via dalle gag messe a punto per questa commedia al femminile che riesce giustamente a eclissare l’insopportabile Sex and the City. Tra improvvisazioni e scene scritte al momento, Paul Feig è riuscito a mettere insieme una sorta di Notte da Leoni in gonnella, tutto da vedere e da ridere grazie alla genuinità delle protagoniste.
• Horrible Bosses: Un po’ troppo bistrattato dalla critica, Horrible Bosses (in Italia improponibilmente Come ammazzare il capo… e vivere felici) addirittura non riesce ad arrivare alla sufficienza su Metacritic. In generale non avrà brillato per la sua originalità, ma si tratta di una commedia che riesce perfettamente a centrare il suo obiettivo, perdendo il confronto col film che l’ha preceduto in questa lista ma difendendosi pienamente con altri titoli del suo genere usciti nel corso dell’anno.
I PEGGIORI
• Box Office 3D e Amici miei Come tutto ebbe inizio: Insieme, il peggio del peggio. Un riassunto della pochezza in cui versa attualmente parte del cinema italiano, salvato da alcune mosche bianche che sicuramente non albergano in queste due pellicole. Avrebbero dovuto far ridere, invece hanno fatto piangere.
• The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 1: Non me ne vogliano i fan dei vampiri più modaioli dell’universo, ma davvero non se ne può più di una trama deprimente e di una serie di personaggi irritanti dove tutto è guidato dall’ormone impazzito. Povero Bram Stoker.
• Abduction: Uscito dal film di cui sopra per dimostrare di essere altro oltre che un licantropo dalla svestizione facile, Taylor Lautner ha purtroppo per lui miseramente fallito. In realtà neanche per colpa sua, visto che in Abduction c’è stato ben poco (nulla?) da salvare.
• Sucker Punch: Si fosse fermato alla prima mezz’ora, il film di Zack Snyder sicuramente non sarebbe apparso in questa disonorevole lista. Ma il regista di 300 non riesce ad andare oltre un’ottima scenografia, l’unica cosa salvabile di Sucker Punch, lasciando oltre a essa ben pochi motivi per ricordare questa pellicola che non siano (per i maschietti) le fattezze delle gentili donzelle che ne sono state protagoniste.
• Una Notte da Leoni 2: Non un bruttissimo film, ma dal sequel di una delle commedie più amate degli ultimi anni ci si aspettava sicuramente qualcosa in più: stessa formula, quasi le stesse gag ma a tratti talmente scadenti da fare concorrenza al cinepanettone di turno. Troppo poco, in attesa fiduciosa del terzo capitolo.
La lista di Gabriele
I MIGLIORI
• Una separazione – Asghar Farhadi: mette un’angoscia infinita e tira le fila di vent’anni di Storia.
• Drive – Nicolas Winding Refn: “A real human being and a real hero”. Un colpo di fulmine.
• Melancholia – Lars von Trier: un film sul diritto di essere “felicemente” tristi. “Lascia ch’io pianga”.
• Poetry – Lee Chang-dong: perché ha una storia bellissima ed un finale indimenticabile.
• Miracolo a Le Havre – Aki Kaurismäki: non esistono i miracoli a Le Havre. Forse…
• Un gelido inverno – Debra Granik: un western travestito. Il miglior cinema indipendente Usa.
• Another Year – Mike Leigh: ci si commuove per un personaggio mai visto in campo.
• Faust – Aleksandr Sokurov: il punto più alto della tetralogia del potere.
• Carnage – Roman Polanski: Polanski s’affaccia all’uscio e viene ricacciato dentro. Ma se la ride.
• L’amore che resta – Gus Van Sant / Il cigno nero – Darren Aronofsky: fraintesi d’annata.
• Menzione speciale: The Tree of Life – Terrence Malick: ha cose che non ho visto in nessun altro film.
5 extra:
• Sorpresa: Tomboy – Céline Sciamma: una sorpresa, ma anche la conferma della Sciamma.
• Sottovalutato: A Dangerous Method – David Cronenberg: è profondamente cronenberghiano (e toccante!).
• Miglior esordio: Monsters – Gareth Edwards: le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone.
• Miglior film italiano: Habemus Papam – Nanni Moretti: morale.
• Miglior film uscito in dvd: Beginners – Mike Mills: ma si può non distribuire in sala ‘sto film?
I PEGGIORI
Made in Italy:
• Box Office 3D – Ezio Greggio: ancora complimenti.
• Giallo/Argento – Dario Argento: e con il prossimo?
• Quando la notte – Cristina Comencini: “non potevo dimenticarti con una gamba come questa”.
• Sotto il vestito niente L’ultima sfilata – Carlo Vanzina: uno scherzo.
Blockbuster noiosi:
• Una notte da leoni 2 – Todd Phillips: una scemenza.
• Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare – Rob Marshall: vale una sola scena (quella delle sirene).
• Sucker Punch – Zack Snyder: come sprecare potenzialità notevoli.
• Transformers 3 – Michael Bay: sempre quello.
Tonfi d’autore:
• Biutiful – Alejandro González Iñárritu: vuoi vedere che Arriaga addirittura “tratteneva” Iñárritu dallo strafare?
• Vanishing on 7th street – Brad Anderson: un Anderson incredibilmente piatterrimo.
La lista del Dr. Apocalypse
I MIGLIORI
• The Artist – perché nell’epoca dell’odioso 3D, un muto bianco e nero era proprio quello che ci serviva. Per farci riconciliare con la magia del cinema.
• Habemus Papam – perché è il miglior film italiano del 2011. Ignobilmente snobbato per la corsa tricolore alla statuetta, a favore di un Crialese che non ha mai avuto chance di farcela. Quando capiremo la grandezza di Nanni Moretti sarà sempre troppo tardi.
• Almanya – perché semplicemente delizioso, divertente e commovente. Scritto con tatto, leggero ma al tempo stesso pesante come un macigno. E’ il nuovo cinema tedesco che avanza, mentre noi stiamo fermi a guardare.
• Super 8 – perché è il miglior omaggio che Hollywood potesse fare al magico cinema di Steven Spielberg. J.J. Abrams è un regista dalle qualità evidenti, pronto sempre a stupirci. Come in questo caso.
• Insidious – perché è il miglior horror degli ultimi 10 anni. Ed in tempi di magra, per quanto riguarda il genere, un ‘fenomeno’ simile si merita tutti i riconoscimenti del caso.
• Harry Potter e i doni della morte – Parte II – perché dopo aver rovinato due capitoli David Yates è riuscito nell’impresa di chiudere degnamente una saga che ha fatto la storia del cinema.
• Il discorso del re – perché british fino al midollo, trascinato da un cast in stato di grazia e tecnicamente impeccabile. Immeritatamente trionfatore agli Oscar.
• The Tree of Life – perché unico ed irripetibile.
• Il cigno nero – il vincitore ‘morale’ della scorsa edizione del Festival di Venezia. Visionario, duro, roboante, e con due punti di forza su tutti. La regia e lei, una divina Natalie Portman.
• Rango – perché dopo anni ed anni di capolavori Pixar, il cartoon più bello dell’anno arriva da lidi decisamente differenti, ovvero dalla mente di quel Gore Verbinski a cui nessuno avrebbe dato credito. E invece eccoci qui, ad applaudire un gioiello animato.
Menzione speciale:
• Come ammazzare il capo e vivere felici: straordinariamente esilarante.
Peggiori:
• Dylan Dog: perché è un insulto al nome e alla storia del fumetto di Tiziano Sclavi
• Skyline: perché comico, nel suo voler essere apocalittico
• L’Orso Yoghi 3D: perché non c’è neanche bisogno di spiegare il perché
• L’ultimo dei Templari: perché Cage dovrebbe prendersi una lunga pausa
• Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del mare: perché da Rob Marshall, Depp e la Cruz, con tanto di budget stratosferico, pretendevo altro. Molto altro.
• 6 giorni sulla terra: perché è una cosa di una bruttezza inenarrabile
• The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 1: perché ci hanno fatto buttare due ore di vita per una trombata e un parto. Aridatece i soldi.
• Cappuccetto Rosso Sangue: perché se la nonnina avesse visto questo film sarebbe andata a cercare il lupo pregandolo di mangiarla seduta stante
• Amici miei – Come tutto ebbe inizio: perché Mario Monicelli si starà rivoltando nella tomba
• Manuale d’amore 3: perché non basta chiamare un big come Bob De Niro per dar vita ad un prodotto decente. E infatti…
La lista di Carlo
I MIGLIORI
• This is England – Arancia meccanica di stampo Tatcheriano. Il miglior film dell’anno è datato 2006, urge una riflessione sulla distribuzione italiana.
• Kick Ass – Pirotecnica risposta nerd all’ondata tediosa delle mega produzioni Marvel, un nuovo cult che la distribuzione ha rischiato di lasciarsi sfuggire.
• Miracolo a Le Havre – Perla dal sapore agrodolce che conferma le doti infinite di Aki Kaurismaki. Una favola moderna, un dramma reale coi colori di un fumetto.
• Et in Terra pax – Il miglior esordio italiano è realizzato da due registi e una troupe di studenti del Centro Sperimentale. Progetto che si fregia con orgoglio bocciato da Ministero della Cultura e da Rai Cinema, una garanzia di qualità.
• Menzione speciale, visto al Milano Film Festival: Cave of Forgotten Dreams – Un racconto di ampio respiro confinato in un claustrofobico budello di roccia. Le pitture rupestri si trasformano in una forma di pionierismo cinematografico, riportando in vita il mito platonico della caverna.
I PEGGIORI
• Dreamland – Il peggior film di sempre, forse non solo per l’Italia. Progetto presuntuoso, realizzato con qualità amatoriale e parecchie “ombre” sui budget di produzione. Inimmaginabile da distribuire.
• Giallo – Epitaffio funebre di un regista (che fu) grande, definitivamente affondato dal tentativo di Adrien Brody di fermarne la distribuzione
• L’ultimo dei templari – Un crociato diventa un templare solo per abbindolare il pubblico beota che aveva apprezzato la saga con Nicholas Cage.
• 6 Giorni sulla terra – Capolavoro del ridicolo involontario fantascientifico. Da non perdere l’edizione in dvd in versione integrale, con ben 15 minuti di scene “censurate” per la versione in sala.
La lista di Antonio
I MIGLIORI
• The Tree of Life: Recensendolo da Cannes ho quasi esaurito le parole. Più che altro perché, anche a distanza di mesi, quelle – gettate così, a caldo – mi sembrano tuttora le più appropriate. E non capita spesso di trovarsi in così piena sintonia con quanto si scrive prima che un film si sedimenti a dovere.
• Warrior: Del film di Gavin O’Connor ricordo soprattutto ciò che precedette immediatamente la visione. Mi approcciai alla pellicola se non con scetticismo, senza dubbio senza chissà quale pretesa. E come spesso accade, l’aspettativa, quale che sia, funge da quasi perfetto ago della bilancia. Una storia forte, raccontata nel giusto modo.
• Carnage: Magari un giorno Polanski ci spiegherà (se non l’ha già fatto) com’è possibile dare vita ad un film di così pregevole fattura e dai robusti contenuti con solo quattro personaggi e una stanza in cui ambientare l’azione. Fosse stato un corto di un quarto d’ora, forse. Certo, la recitazione è alle stelle… ma Carnage intrattiene più che dignitosamente per oltre un’ora.
• The Artist: Dietro a un progetto come questo c’è molto di più della seppur avvincente trama. C’è un mondo, sepolto, quasi dimenticato, di cui oramai si ricordano solo gli studiosi di cinema (oltre che gli studiosi degli studiosi). E’ quel magico mondo del cinema a cavallo tra gli anni ’20 e ’30, quando, su tutti, spiccò l’avvento del sonoro. E ad oggi riesce ancora difficile immaginare un volto più azzeccato di quello di Jean Dujardin.
• Faust: Duro e intenso come solo una pellicola di Sokurov sa essere. Nel mezzo, tanta di quella silenziosa poesia che o la si accetta e ci si lascia avvolgere, oppure corre il rischio di vomitarci. Tuttavia, continuo a non avere dubbi circa il fascino che esercita su di me la sensibilità del regista russo.
I PEGGIORI
• Priest: Preti e vampiri in un mondo alla deriva con una neo-chiesa che impartisce assoluzioni mediante confessioni condotte per mezzo del pronipote di Skype. Riprendete fiato… Neanche gli effetti speciali e una Maggie Q in versione sacerdotessa ne hanno potuto risollevare le sorti.
• Sherlock Holmes – Gioco di ombre: Come avrò modo a breve di spiegare anche per altre due pellicole qui menzionate, Gioco di ombre è uno di quei film che soffre anzitutto il morbo del sequel. Non che il primo Sherlock Holmes mi avesse oltremodo entusiasmato, ma questo l’ho trovato addirittura meno incisivo. Mi domando come sarebbe andata se solo Guy Ritchie avesse potuto riversare a proprio piacimento la propria indole grottesca.
• Amici Miei – Come tutto ebbe inizio: Per alcuni un fiasco annunciato, per altri addirittura un sacrilegio. Sta di fatto che, senza scomodare alcun defunto, il film che ci avrebbe dovuto raccontare l’inizio pare abbia finito per raccontarci la fine. Solo che alcuni se l’aspettavano più divertente.
• Diario di una schiappa 2: Ho già messo le mani avanti. Usciti a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro qui da noi, Diario di una schiappa e Diario di una schiappa 2 sono separati quasi da un abisso in termini di resa. Il primo rappresenta una graziosissima commedia scanzonata, con protagonista un ragazzino di 11 anni e fruibile praticamente da tutti. Il seguito, beh… diciamo che l’efficacia dell’idea trova perfetto compimento nel primo film. Il secondo sembra trascinarsi per l’intera sua durata.
• Una notte da leoni 2: Una notte da leoni mi ricorda quanto la magia del cinema vada ben oltre lo schermo. I più fini di palato storceranno probabilmente il naso, ma questa è la realtà. Brevemente. Vidi il primo film di Todd Phillips in condizioni ottimali: nessuna particolar pregiudizio ed in compagnia di due/tre buoni amici. Uscimmo dalla sala ridendo, e personalmente sorpreso da un film che andai a vedere quasi per farsa. Rovesciamento di fronte: il secondo? Durante la proiezione, senza fare paralleli, mi è mancato quasi tutto del primo. Forse perché bastava quello, non saprei.
La lista di Carla
I MIGLIORI
• Bronson: il mio vero colpo di fulmine del 2011: un Tom Hardy eccezionalmente bravo. Personalmente un Nicolas Winding Refn migliore che in Drive.
• La pelle che abito: il vero film horror del 2011 che sfocia nel melodramma più puro.
• Il Cigno Nero: Natalie Portman si trasforma completamente nelle mani di Darren Aronofsky: superba.
• 127 ore: solitudine e dolore in un one-man-show di 90 minuti. Bravissimo James Franco, grande Danny Boyle.
• Machete: divertimento sopra le righe senza prendersi sul serio. Non tutti ci riescono.
• Easy Girl: la commedia americana più intelligente e divertente dell’anno. Emma Stone è deliziosa.
I PEGGIORI:
• Dylan Dog: Dylan chi?
• Breaking Dawn: posso capire che il primo episodio abbia appassionato le ragazzine ma la storia tra Bella ed Edward sta rasentando il ridicolo ogni capitolo che passa.
• In the market: io do l’opportunità a tutti ma poi non posso vedere cose del genere. Incommentabile.
• 6 giorni sulla terra: quando in un film che tratta (a parere del regista) di “RealScienza” mi chiami la protagonista Saturnia… ho detto tutto.
• Giallo: no, vabbè: questo cosa sarebbe?