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I migliori film del 2016 secondo il Guardian

I 41 film più belli del 2016 scelti dai critici dal quotidiano britannico

di carla
pubblicato 18 Novembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 04:02

La redazione dei critici del Guardian ha scelto i titoli dei migliori film del 2016. Tenete a mente questi sono film usciti nel Regno Unito a partire da gennaio 2016. Attenzione, ci sono anche tre film di registi italiani!

– “American Honey” di Andrea Arnold: l’ambizione e la portata di Arnold sono davvero emozionanti: lascia i suoi personaggi alla deriva al limite del caos, in grado di investire la cosa con poesia.

– “Anomalisa” di Charlie Kaufman e Duke Johnson: davvero divertente, e vanta tra l’altro una delle scene di sesso più straordinariamente reali della storia del cinema.

– “Le mille e una notte – Arabian nights – vol.1-2-3” di Miguel Gomes: un compendio di storie – come quelle raccontate da Scheherazade per evitare la propria morte – rispondono in modo indiretto alle miserie del Portogallo.

– “The Assassin” di Hou Hsiao-hsien: i suoi momenti di magnificenza sono accattivanti. C’è una tale delicatezza e maestria in The Assassin, come se il film fosse intrecciato in qualche squisito ed evanescente tessuto di materiale prezioso.

– “Il GGG – Il Grande Gigante Gentile” di Steven Spielberg: Il film ci chiede di ammirare quanto sia grande il mondo, e anche quanto piccolo.

– “A Bigger Splash” di Luca Guadagnino: Guadagnino rivaleggia con Paolo Sorrentino come autore italiano sulla scena mondiale.

– “Captain America: Civil War” di Anthony e Joe Russo: pazzamente surreale, coinvolgente e divertente nella migliore tradizione Marvel.

– “The Childhood of a Leader” di Brady Corbet: un film sinistro che esercita una presa letale. Corbet si è guadagnato il diritto di essere precoce. Con un esordio emozionante.

– “Chronic” di Michel Franco: potrebbe essere la performance della carriera di Tim Roth.

– “Il club” di Pablo Larrain: è un film sorprendente e inquietante. Il sapore della paura e della disillusione è quasi schiacciante.

– “Deadpool” di Tim Miller: il super-antieroe Marvel orribilmente violento, consapevole di sé e macabro. Il più divertente film con Ryan Reynolds.

– “Dheepan – Una nuova vita” di Jacques Audiard: con momenti di sole attraverso la copertura di nuvole, con cui Audiard dota sequenze apparentemente normali con i dettagli di tutti i giorni.

– “Doctor Strange” di Scott Derrickson: un supereroe tremendamente coinvolgente e simpatico, e il film sa quando prendersi sul serio e dove iniettare il divertimento.

– “Tutti vogliono qualcosa” di Richard Linklater: Una commedia apparentemente sottile, ma anche un film di sfida.

– “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi: Il film non richiede l’azione, ci mostra semplicemente i dettagli, e ho imparato di più da questo film che dal telegiornale serale.

– “Ti guardo” di Lorenzo Vigas: un film intrigante, emotivamente doloroso e brillante.

– “Ghostbusters” di Paul Feig: una commedia d’azione molto divertente e spettacolare che rende omaggio al primo film con scherzi, colpi di scena e cammei, eppure produce un nuovo lavoro.

– “Ave, Cesare!” di Joel ed Ethan Coen: un film con quella impassibile, inquietante, eccentrica qualità alla Coen.

– “The Hard Stop” di George Amponsah: una rotazione nel ciclo della violenza e del risentimento. Il film stesso recita la litania: “Il denaro, le armi, la droga, il potere, il rispetto.”

– “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino: terribilmente violento, esilarante, intelligente, discorsivo e nervoso, brutale e cerebrale.

– “High-Rise” di Ben Wheatley: ho amato il suo rifiuto di normale narrazione e il modo in cui si avvicina alla prosa di J. G. Ballard. E’ il film socio-surrealista dell’anno.

– “Io, Daniel Blake” di Ken Loach: un film concepito con candore, delicatezza, e senza lascivia. Loach ci mostra che la povertà non è affare di Dio, ma nostro. Siamo in grado di capire e fare qualcosa al riguardo.

– “Il libro della giungla” di Jon Favreau: Un film incredibilmente piacevole: spettacolare, emozionante e divertente.

– “Little Men” di Ira Sachs: doloroso, complesso, ben interpretato e indicibilmente triste, composto con scrupolosa intelligenza di osservazione e cura. Raggiunge una qualità stranamente letteraria, come una potente storia breve.

– “Amore e inganni” di Whit Stillman: un film di superfici e di cinismo, in cui il romanticismo è quasi del tutto assente.

– “Il piano di Maggie – A cosa servono gli uomini” di Rebecca Miller: un’arguta e tagliente commedia.

– “Miles Ahead” di Don Cheadle: è un lavoro d’amore corrisposto per Cheadle, un soggetto chiaramente appassionato che risponde al suo tocco.

– “The Neon Demon” di Nicolas Winding Refn: Per tecnica pura, Refn si avvicina alla padronanza di un Paul Thomas Anderson o di Tarantino.

– “The Nice Guys” di Shane Black: Una commedia noir hardboiled, con qualcosa di “Boogie Nights” di Paul Thomas Anderson, di “Il lungo addio” di Robert Altman e anche con alcuni strani tocchi di David Lynch.

– “Our Little Sister” di Hirokazu Koreeda: non forzato e senza pretese, trova delicate note di affermazione e di ottimismo e celebra discretamente la bellezza della natura e dell’amore familiare.

– “Revenant – Redivivo” di Alejandro González Iñárritu: non importa quanto sia esteso, la storia del film è sotto il completo controllo del regista.

– “Room” di Lenny Abrahamson: un film inquietante e coinvolgente, astutamente interpretato, in particolare da Brie Larson.

– “Sing Street” di John Carney: I momenti finali sono puro sogno ad occhi aperti. Come una grande canzone pop, il film finisce troppo presto.

– “Il figlio di Saul” di László Nemes: un film con buona fede e serietà morale e intellettuale.

– “Il caso Spotlight” di Tom McCarthy: Una storia potente.

– “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone: fantastico, pazzo, rigorosamente immaginato, erotico ed esilarante.

– “L’avenir” di Mia Hansen-Løve: alla moda, elegante, misurato e tenuto insieme con un filo di tristezza squisitamente reticente. Un film rigorosamente intelligente e disperatamente triste. Isabelle Huppert è una presenza brillante e imponente.

– “Victoria” di Sebastian Schipper: un’onda gigante di adrenalina.

– “Weiner” di Josh Kriegman e Elyse Steinberg: questo documentario non risparmia nessuno.

– “Wiener-Dog” di Todd Solondz: La star canina di questa commedia nera ha una dignità che lo eleva al di sopra di tutti gli esseri umani.

– “Zootropolis” di Byron Howard e Rich Moore: una commedia abile e di prim’ordine.

Fonte: TheGuardian

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