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I Pilastri della Terra e Barbarossa: due mondi produttivi a confronto

Il Secolo è lo stesso, il XII°. Il budget a disposizione quasi, 30 milioni di euro per il Barbarossa di Renzo Martinelli, 40 milioni di euro per I Pilastri della Terra prodotti da Tony e Ridley Scott. Entrambi nati come prodotti televisivi, il primo è poi approdato anche in sala, ottenendo risultati sconfortanti (835.000 euro),

pubblicato 20 Ottobre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 19:10



Il Secolo è lo stesso, il XII°. Il budget a disposizione quasi, 30 milioni di euro per il Barbarossa di Renzo Martinelli, 40 milioni di euro per I Pilastri della Terra prodotti da Tony e Ridley Scott. Entrambi nati come prodotti televisivi, il primo è poi approdato anche in sala, ottenendo risultati sconfortanti (835.000 euro), mentre il secondo è stato venduto praticamente in tutto il mondo, con Sky Italia che dal 1° ottobre lo sta trasmettendo, attraverso quattro puntate da 2 ore l’una.

Barbarossa e I Pilastri della Terra sono la dimostrazione vivente di come un certo tipo di cinema si possa fare anche fuori dagli States, grazie anche a budget imponenti, tranne che in Italia. Tanto ridicolo, pasticciato, finto, kitsch e quasi surreale il film di Martinelli, tanto è affascinante, coinvolgente, minuziosamente ricostruito e scenograficamente impressionante la pellicola tratta dal best seller di Ken Follett, nata e pensata per la tv ma incredibilmente cinematografica. Vero è che le storie raccontate sono differenti, con il I Pilastri della Terra trascinato dalle quasi 20 milioni di copie vendute in tutto il mondo dal romanzo da cui è tratto, ma qui si parla unicamente di potenzialità e di possibilità, teoricamente uguali ma qualitativamente distanti anni luce.

Donald Sutherland da una parte e Rutger Hauer dall’altra, per richiamare l’Hollywood che conta, con lunghi duelli, storie d’amore e litri di sangue per entrambi. Sergio Mimica-Gezzan (Heroes, Saving Grace, Into the West di Steven Spielberg) stupisce dietro la macchina da presa, riuscita nell’impresa di portare in vita un romanzo (di oltre 1000 pagine), che i fan da quasi 20 anni attendevano di vedere al cinema, o in sala. Ciò che non è riuscito a Renzo Martinelli (qui tutti i difetti del suo Barbarossa), e con un budget addirittura inferiore (considerando le ore di girato), è ampiamente riuscito al regista croato, per un’Industria, televisiva e cinematografica, tristemente a confronto, tanto da farci sprofondare al vero Medioevo, se paragonata a quella degli altri paesi.