I segreti di Osage County: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Diamo un’occhiata alle recensioni Straniere ed Italiane di “I segreti di Osage County”, interpretato da Julia Roberts e Meryl Streep
Non ho ancora avuto modo di vedere I segreti di Osage County ma conto di farlo presto perché amo Meryl Streep. Dopo aver letto la nostra recensione e le curiosità, ho deciso di dare un’occhiata anche alle parole dei critici Americani e Italiani. Su Rotten, mentre scrivo, la percentuale delle recensioni positive è del 65%. Il film è diretto da John Wells, tratto dalla pièce teatrale di Tracy Letts, e interpretato da Julia Roberts, Meryl Streep, Ewan McGregor, Andrea Riseborough, Chris Cooper, Juliette Lewis, Margo Martindale, Abigail Breslin, Dermot Mulroney, Misty Upham, Julianne Nicholson, Sam Shepard. Julia Roberts e Meryl Streep sono candidate agli Oscar 2014 rispettivamente come miglior attrice non protagonista e protagonista.
Richard Roeper – Richard Roeper.com: A volte perfidamente divertente, ma in ultima analisi, un aspro, forte, racconto di una delle famiglie più disfunzionali del moderno teatro americano.
Tom Huddleston – Time Out: un melodramma sfacciato, sboccato, consapevolmente offensivo, intermittente e perspicace ed ha un buco dove dovrebbe starci un cuore.
James Berardinelli – ReelViews: il film è basato tutto sulla recitazione. Questo ha un senso perché la trama non offre molto che possa essere considerato nuovo o straordinario.
Steven Rea – Philadelphia Inquirer: È Julia Roberts che rende il film guardabile.
Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: Un’esperienza che dovrebbe essere sconvolgente è solo avariata.
JR Jones – Chicago Reader: L’impostazione della casa colonica, la sovrabbondanza di volti familiari, e il campo emotivo furioso contribuiscono al senso soffocante di claustrofobia che è così fondamentale per la scrittura di Letts.
Joe Williams – St. Louis Post-Dispatch: Per coloro che apprezzano il dialogo ardente consegnato da bravi attori, il film è mandato dal cielo.
Elizabeth Weitzman – New York Daily News: Se abbracciate l’eccesso, vi piacerà.
Stephen Whitty – Newark Star-Ledger: C’è un bel po’ da godere qui, soprattutto per gli appassionati dei dolorosi surriscaldati melodrammi familiare.
Dana Stevens – Slate: è un pasticcio, uno stracotto stufato di star del cinema.
Claudia Puig – USA Today: può essere divertente, anche se difficile da sopportare.
Rafer Guzman – Newsday: Un assalto di due ore di parolacce, insulti feroci e violenza verbale…
AO Scott – New York Times: E’ possibile che il signor Wells abbia semplicemente gestito male il materiale, calpestando sottigliezze e soffocando i momenti di bravura.
Joe Morgenstern – Wall Street Journal: Il film ci dà anche la possibilità di vedere la signora Roberts in azione, e lei è meravigliosa, troppo, in uno stile austero che integra perfettamente il vulcanismo della signora Streep.
Peter Rainer – Christian Science Monitor: L’interpretazione di Meryl Streep è stata criticata per essere troppo teatrale, ma è fuori luogo: Il personaggio che lei sta interpretando dovrebbe essere teatrale. E’ una donna che interpreta una parte: la matriarca devastata.
Ian Buckwalter – NPR: Ognuno qui ha il dolore, ognuno ha segreti, e mentre ci uniamo questi personaggi per un breve periodo, è facile vedere i cicli di bugie, la diffidenza, e gli abusi che vanno indietro per generazioni…
Jocelyn Noveck – Associated Press: Questo è uno dei ruoli più carnosi della carriera di Julia Roberts e lo gestisce con una ammirevole mancanza di vanità.
Rex Reed – New York Observer: C’è grande recitazione in ogni fotogramma, ma entro la fine del calvario, lo spettatore può essere troppo esausto.
Laremy Legel – Film.com: Ci sono così tanti colpi di scena che tutti finiscono per sentirsi disperati.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Pur se il drammaturgo (e attore, è lui il senatore Lockhart di Homeland) Tracy Letts, classe 1965, ama tingere la tragedia con tocchi di black comedy e mettere in sordina la vena lirica, è chiaro che la pluripremiata pièce August: Osage County, snellita di circa un’ora per lo schermo (e senza alcun danno) dall’autore stesso, rientra in pieno nella tradizione del grande dramma americano, da O’Neill a Williams ad Albee (…) Un concertato di classe che il regista John Wells guida con finezza a servizio di un testo sulle illusioni infrante. Nello sfondo si staglia la figuretta della badante, indiana cheyenne e vera nativa, portatrice di valori fermi e ancestrali.
Fabio Ferzetti – Il Messaggero: Qui ogni emozione, ogni ricordo, ogni dettaglio della vita dei protagonisti, compresi quelli taciuti o rimossi, e a maggior ragione ogni colpo di scena, viene sviscerato, espresso, articolato, rappresentato in tutta la sua drammaticità dagli attori. Così però il pathos resta esteriore, un puro prodotto di bravura. E l’ammirazione, fatalmente, vince sull’emozione.
Alberto Crespi – l’Unità: John Wells (…) fa di tutto per “aprire” la storia, per dare al paesaggio il ruolo che merita, ma quando si chiude in interni (per il 90% del film) si va sul teatro filmato. In casi del genere il cast è tutto: e la produzione non ha badato a spese (…)
Massimo Bertarelli – il Giornale: Che mal di testa con tutte quelle chiacchiere tra parenti serpenti.
Roberto Nepoti – la Repubblica: Qui bisogna apprezzare – e non è la solita formula di circostanza – il gioco di squadra, l’impegno di gruppo; nonché un’equa distribuzione delle parti. Ogni “carattere”, infatti, ha il suo momento di gloria, senza che nessuno rubi la scena agli altri per un tempo eccessivo. A questo punto, però, si pone un problema. D’accordo che, agli Oscar (contrariamente a ciò che accade, talvolta, nei festival), non si può premiare come miglior attore un intero cast. Ma limitiamoci a Meryl Streep e Julia Roberts, titolari delle parti di maggiore rilievo in quella specie di psicodramma collettivo che è il film. Con quale criterio la prima ha avuto la nomination come “migliore attrice protagonista”, mentre alla Roberts è toccata quella come “migliore attrice non-protagonista”? Qualcuno, davvero, dovrebbe avere la cortesia di spiegarcelo.