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IFFR 2012: 38 témoins – Recensione in Anteprima del film di Lucas Belvaux

Cineblog recensisce dall’Olanda 38 témoins, film d’apertura del Rotterdam Film Festival 2012

pubblicato 27 Gennaio 2012 aggiornato 1 Agosto 2020 04:27

E’ mercoledì sera. Tocca a 38 témoins di Lucas Belvaux aprire ufficialmente le danze di questa 41a edizione del Rotterdam Film Festival. In una cornice che ha tutta l’aria di un immancabile appuntamento, il regista belga ha brevemente introdotto il suo ultimo lavoro davanti, tra gli altri, a Takashi Miike e Michel Gondry. Un film duro quello di Belvaux, che funge peraltro da esatto contraltare ad un’altra produzione francese uscita lo scorso anno, ossia Le Havre.

Il motivo è presto detto. Anche 38 témoins (38 testimoni) si svolge nella medesima località all’estremo nord della Francia. Mentre però Kaurismäki mise in scena una sorta di favola, tanto erano piacevoli i rassicuranti sentimenti di cui si fa portavoce il suo film, in quest’ultimo caso ci troviamo dinanzi ad una situazione diametralmente opposta. Una giovane ragazza viene trovata morta, in un bagno di sangue, proprio davanti alle scale del palazzo dove abita.

Nulla si sa dell’assassino, e, cosa ancora più strana, nessuno dei vicini sembra aver sentito qualcosa. L’omicidio è avvenuto in piena notte, perciò a chi credere? E’ possibile che, data l’ora tarda, tutti fossero nel migliore dei sonni? Oppure, proprio per questo motivo, era pressoché impossibile non udire distintamente le urla strazianti della vittima?


Belvaux ci inizia agli eventi, nell’onirico quadro di una narrazione che muove le proprie premesse dal genere investigativo, parallelamente all’ingresso di Louise (Sophie Quinton) sulla scena. L’avvenente donna abita col suo compagno, un pilota navale di nome Pierre (Yvan Attal), proprio nel palazzo dirimpetto al luogo del misfatto. Anche lei, come noi, è all’oscuro di tutto, visto che è appena tornata da un viaggio di lavoro in Cina. Tuttavia Pierre è strano: taciturno, con lo sguardo perso nel vuoto. Louise comprende che qualcosa non va, ma per quieto vivere nega a sé stessa la sgradevole realtà di quei cattivi presentimenti.

38 témoins scava bene nell’animo umano. Perché, in fondo, le persone coinvolte (i “38 testimoni”), altro non rappresentano che la nostra proiezione. Così come lo sono tutti i personaggi, compreso quelli estranei ai fatti ma che vi entrano di prepotenza, anche solo per ergersi a paladini di chissà quale umanità. Come abbiamo già detto, l’opera di Belvaux colpisce come un pugno allo stomaco.

Ci mette un po’ per uscire allo scoperto, partendo molto lentamente. Ad un certo punto, però, quando cominciamo ad aver grossomodo chiaro il quadro della vicenda, si assiste a un crescendo che culmina in un ultima mezz’ora scarsa al cardiopalma. Non l’azione estrema o delle immagini esplicite. Solo un pessimo teatrino, che mette a nudo la miseria di chi vi orbita attorno, diretti interessati o meno. Nondimeno, sarebbe stupido negare il profondo realismo di quanto avviene sullo schermo.

Oltre a questo, la storia di 38 témoins è decisamente attuale, specie se pensiamo alla bagarre mediatica innescata da episodi del genere. Non a caso serve proprio una giornalista (Nicole Garcia) quale pretesto per accendere la miccia; miccia che non avrà però il tempo di consumarsi sotto ai nostri occhi. Ma a quel punto il film ha già detto abbastanza.

Belvaux si gioca tutto spingendo su due tematiche, che costituiscono peraltro le fondamenta di questa sua fatica. Il primo è rappresentato dall’omertà, cui segue, in maniera oseremmo dire consequenziale, il secondo elemento cardine, ossia il senso di colpa. Ma direbbe poco questa facciata della nostra bassezza, se non fosse calata all’interno di un contesto ampiamente credibile come quello ricreato in 38 témoins.

In uno scenario in cui non ci sono vincitori, bensì solo vinti, lo spiccato pessimismo di cui è permeata l’intera atmosfera della pellicola tocca comunque i tasti giusti. Sono quelli che ci costringono a porci delle domande, che a quel punto non possiamo più fuggire come codardi. Eccone un’altra: la codardia. Altro elemento pregnante, di cui non si fa nemmeno a tempo ad approfondire. Non ci saranno eroi per Belvaux, questo è certo, ma è davvero incredibile notare a cosa dà inizio un semplice ma tremendo gesto di un ordinario pilota navale. Anche in questo, manco a farlo apposta, 38 témoins cade a fagiolo. E chissà che, ancora una volta, grazie al cinema non si riesca ad essere meno superficiali nel porsi dinanzi ad un’attualità che ci travolge, perché sempre meno comprensibile.

Voto di Antonio: 8
Voto di Carlo: 7,5

38 témoins (Francia-Belgio, 2011). Regia di Lucas Belvaux, con Yvan Attal, Sophie Quinton e Nicole Garcia.