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Il Campione, la recensione: dietro il Calcio tutto e niente

Un racconto di formazione che si fa aspra critica nei confronti del milionario mondo del pallone.

pubblicato 10 Aprile 2019 aggiornato 29 Luglio 2020 20:02

Conclusa la trilogia “Smetto Quando Voglio”, Matteo Rovere e Sydney Sibilia si sono ritrovati in qualità di produttori per l’esordio alla regia del romano Leonardo D’Agostini, in passato editor, sceneggiatore e regista di numerose fiction Mediaset. Il Campione, sceneggiato dalla lanciata Giulia Steigerwalt (Moglie e Marito e Croce e delizia, i suoi precedenti lavori), vede il cinema nostrano guardare ad una delle principali industrie del Paese. Il Calcio, con i suoi giovani tramutati in divi, miti, venerati e milionari, viziati e criticati.

Giovanissimo, pieno di talento, indisciplinato, ricchissimo e viziato, il protagonista del film è Christian Ferro, più che semplice ‘campione’ autentica rockstar del pallone, tutta genio e sregolatezza. Un idolo che ha ipnotizzato Roma, la tifoseria della Capitale e il mondo intero, con le sue giocate mirabolanti e i suoi eccessi. Perché Christian, in arrivo dalla periferia capitolina, non conosce freni. Si schianta in auto, va a ballare, fa a botte dopo aver fatto nottata, ruba nei centri commerciali insieme agli amici di sempre, che attingono dal suo conto in banca come il padre sanguisuga, scomparso quando era poco più che bambino per poi ricomparire quando fama e ricchezza hanno bussato alla sua porta. Esasperato da simili comportamenti, il presidente della Roma (Massimo Popolizio) lo obbliga a studiare, a prendere quella maturità mai abbracciata, con un esame a settimana da dover svolgere. Se bocciato, in tribuna la domenica. Per riuscire nell’impresa gli affianca Valerio, ex professore schivo e solitario, con problemi economici e un’ombra del passato che incombe sul presente. Completamente distante dal mondo del calcio, tanto da non conoscere nemmeno il suo nuovo ‘studente’, Valerio deve impartirgli disciplina, etica, uno straccio di cultura. Eppure i due sono agli antipodi, così diversi l’uno dall’altro, ma svelandosi e conoscendosi, pian piano, entrambi finiranno per crescere e cambiare.

Un racconto di formazione, quello diretto da D’Agostini, centrato su un’amicizia che sorge da incomprensioni apparentemente insormontabili. Il tutto con un tono da commedia, dura e pura, che sa guardare anche ai sentimenti. Il Campione ha il pregio di scoperchiare un mondo dalla stragrande maggioranza degli italiani conosciuto, amato, criticato, difeso. Il Calcio, con i suoi ragazzi milionari e orgogliosamente ignoranti, coccolati e munti, letteralmente, da parassiti che si attaccano alla facile preda per accaparrare il più possibile. Amici/nemici, genitori serpenti, presidenti incoerenti e procuratori vampiri, che fingono di muoversi per l’interesse del proprio assistito, pensando quasi esclusivamente al proprio tornaconto.

Il calcio, per il Bel Paese, è l’unico vero star system conosciuto. I giocatori sono delle stelle a livello nazionale, riconosciuti ovunque e inseguiti dai fan e dai paparazzi, tanto da vivere quasi in un universo parallelo in cui tutto è consentito, grazie a contratti milionari e social da centinaia di migliaia di follower. Modelli, sulla carta, che spesso e volentieri si tramutano in pessimi esempi. Dietro l’arroganza del giovane, così immaturo e bisognoso d’affetto, si cela un uomo dall’eccessiva generosità, che ha il terrore di rimanere solo dopo aver perso prematuramente l’amata mamma, mentre tolti gli occhiali il professore nasconde un marito, un padre di famiglia che non riesce a perdonare l’amaro destino, banalmente sé stesso. L’incontro/scontro tra Christian, interpretato da un credibilissimo Andrea Carpenzano, esploso nel 2017 grazie a Tutto quello che vuoi, e Valerio, che trova forma nei lineamenti sofferenti di uno Stefano Accorsi piacevolmente in parte, tiene in equilibrio due mondi inconciliabili.

Realizzato grazie anche all’AS Roma, che ha ceduto il proprio centro sportivo di Trigoria, il marchio, le t-shirt e quant’altro alla produzione, Il Campione passa continuamente da un registro comico ad un registro più emotivo, trovando un raro bilanciamento che prova a raccontare anche altro, dietro la ‘semplice’ storia d’amicizia esplicitamente in primo piano, ovvero un mondo oramai quasi incontrollabile, eticamente discutibile ma rigorosamente accettato. Nel finale, onestamente surreale nel suo sviluppo esageratamente buonista, Steigerwalt e D’Agostini probabilmente eccedono, ma al termine di un esordio indubbiamente interessante. Perché al cinema nessuno, fino ad oggi, aveva mai sviluppato questo tipo d’interesse nei confronti del Calcio e del suo mostruoso riflesso mediatico. Sport meraviglioso, indubbiamente, ma da anni plastica rappresentazione di un’irrealtà che bisognerebbe rapidamente riportare con i piedi per terra. Tra noi comuni tifosi mortali, senza i quali quel Calcio, ovviamente, neanche esisterebbe.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]

Il Campione (Ita, 2019) di Leonardo D’Agostini; con Stefano Accorsi, Andrea Carpenzano, Ludovica Martino, Mario Sgueglia, Camilla Semino Favro, Anita Caprioli, Massimo Popolizio – uscita giovedì 18 aprile 2019.