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Il caso dell’infedele Klara – La recensione in anteprima

Il caso dell’infedele Klara di Roberto Faenza, con Claudio Santamaria, Laura Chiatti, Iain Glen, Kierston Wareing, Paulina Bakarova, Anna Geislerová, Miroslav Simunek, Zuzana Fialová, Dorota Nvotová, Daniela Merlo, Yemi Akinyemi. Luca, un musicista italiano che vive a Praga, ama follemente Klara, una studentessa di storia dell’arte, ma non riesce a vivere con serenità il rapporto

25 Marzo 2009 08:30

Il caso dell'infedele Klara locandinaIl caso dell’infedele Klara di Roberto Faenza, con Claudio Santamaria, Laura Chiatti, Iain Glen, Kierston Wareing, Paulina Bakarova, Anna Geislerová, Miroslav Simunek, Zuzana Fialová, Dorota Nvotová, Daniela Merlo, Yemi Akinyemi.

Luca, un musicista italiano che vive a Praga, ama follemente Klara, una studentessa di storia dell’arte, ma non riesce a vivere con serenità il rapporto perché prova una gelosia gelosia nei suoi confronti così forte da rasentare la paranoia. Denis, un investigatore privato, viene ingaggiato da Luca per tenere la ragazza sotto sorveglianza, in modo da potergli dare la prova definitiva dei suoi tradimenti. Tra Luca e Denis si crea uno strano rapporto, prima di complicità poi di sfida, forse perché l’investigatore vive un rapporto con la moglie diametralmente opposto, una coppia aperta e privo di gelosia. Durante un viaggio a Venezia, Klara scopre di essere pedinata ma qualcosa cambia definitivamente.

La formazione di Roberto Faenza è fortemente legata al mondo accademico e il suo cinema risente di questo particolare genesi, nel bene e nel male. I suoi film, in particolare dopo Prendimi l’anima del 2002, sono concentrati di citazioni intellettuali e ricerca psicologiche che aspirano a trasformare la pellicola in una grande analisi sulla psiche umana dimostrando grande ambizione che però spesso può essere confusa con la presunzione di chi guarda la vita dall’alto in basso.

Con Prendimi l’anima il meccanismo era paradossalmente tanto metaforico quanto diretto e immediato, dove veniva evocato il rapporto tra Carl Gustav Jung e Sigmund Freud. A sette anni di distanza la scena si sposta da Mosca a Praga dove il teatro delle parti prevede che Luca (Claudio Santamaria), un giovane musicista italiano, arda d’amore per la fidanzata Klara (Laura Chiatti) ma che non possa vivere senza confrontarsi con l’ossessione del tradimento dovuto a una gelosia compulsiva. Come qualsiasi detective privato potrebbe confermare, Luca è alla ricerca della prova che conferma i suoi sospetti e sebbene questa non arrivi per l’irreprensibile comportamento di Klara, la sua insistenza diventa sempre maggiore in quanto l’unico modo per confermare il suo amore è negare che esista un elemento che lo possa corroborare.

L’altra faccia della medaglia è l’investigatore Denis, il volto scuro di Luca; un uomo incapace di costruire un rapporto fatto di passione e di gelosia che ha fatto suo il motto “se sei felice, io sono felice”. Il matrimonio con la moglie è agli sgoccioli. Lei frequenta altri uomini ma vive ancora sotto lo stesso tetto con Denis giustificandosi con la scusa della coppia aperta, la verità è che nessuno dei due ha il coraggio di mettere la parola fine al loro rapporto. Il gioco delle parti tra Denis e Luca diventa una specie di guerra di logoramento, dove ciascuno è incapace di mettersi nei panni dell’altro sebbene lo desideri ardentemente.

Ispira da un romanzo di Michal Viewegh, Roberto Faenza costruisce un film che, come lui stesso ha dichiarato, difficilmente piacerà al lato maschile del pubblico, poiché dopo secoli di prevaricazioni sul mondo femminile, l’uomo fa fatica a confrontarsi con una donna matura e indipendente dimostrando così un lato sensibile e scoperto che difficilmente viene accettato. Come ne I giorni dell’abbandono, il protagonista è un musicista e la sua sensibilità lo porta a compiere scelte sbagliate perché incapace di accordare il suo strumento con quello del resto dell’orchestra, tanto da sentire il bisogno di un duetto musicale, ma senza dialoghi, con il suo piccolo allievo di fisarmonica, l’unica persona con cui prova a esprimere le sue preoccupazioni, l’idea che la gelosia possa essere una malattia.

Il film di Faenza avrebbe gli ingredienti giusti per trasformarsi in una detective-story sentimentale degna di Paul Auster, ma vorrebbe avere ambizioni letterarie di citare il drammatico rapporto di gelosia vissuto da Franz Kafka nei confronti dell’amata Milena in cui l’autore afferma che l’uomo geloso si può placare soltanto se sa di essere tradito, ed eccede nell’esasperare il lato psicologico della situazione viene esasperato al punto di di trasformare il film in un saggio per antonomasia del concetto di gelosia, quasi fosse un trattato psicologico realizzato in pellicola su questo particolare stato emotivo, chiamando in causa per l’ennesima volta il nome di Freud. La mira è troppo alta e il gioco però non regge.


Il film uscirà in sala il 27 marzo.

Voto Carlo 5
Voto Federico: 2