Stasera in tv: “Il Cattivo Poeta” con Sergio Castellitto su Rai 3
Rai 3 stasera propone “Il cattivo poeta”, dramma biografico del 2020 di Gianluca Jodice con Sergio Castellitto, Francesco Patanè, Tommaso Ragno, Clotilde Courau, Fausto Russo, Massimiliano Rossi.
Il Cattivo Poeta, su Rai 3 il film biografico del regista esordiente Gianluca Jodice con protagonista Sergio Castellitto nei panni del poeta Gabriele D’Annunzio.
Il cattivo poeta – Cast e personaggi
Sergio Castellitto: Gabriele D’Annunzio
Francesco Patanè: Giovanni Comini
Tommaso Ragno: Giancarlo Maroni
Clotilde Courau: Amélie Mazoyer
Fausto Russo Alesi: Achille Starace
Massimiliano Rossi: Commissario Rizzo
Elena Bucci: Luisa Baccara
Lidiya Liberman: Lina
Janina Rudenska: Emy Heufler
Lino Musella: Carletto
Antonio Piovanelli: generale Noseda
Davide Enea Casarin: Renato Rambelli
Paolo Graziosi: padre di Giovanni Comini
Marcello Romolo: Giuseppe Cobolli Gigli
Raffaello Gaimari: Paolo
Maurizio Fanin: dottor Duse
Vincenzo Pirrotta: Benito Mussolini
Il cattivo poeta – Trama e trailer
1936. Giovanni Comini è stato appena promosso federale, il più giovane che l’Italia possa vantare. Ha voluto così il suo mentore, Achille Starace, segretario del Partito Fascista e numero due del regime. Comini viene subito convocato a Roma per una missione delicata: dovrà sorvegliare Gabriele d’Annunzio e metterlo nella condizione di non nuocere… Già, perché il Vate, il poeta nazionale, negli ultimi tempi appare contrariato, e Mussolini teme possa danneggiare la sua imminente alleanza con la Germania di Hitler. Ma al Vittoriale, il disegno politico di cui Comini è solo un piccolo esecutore inizierà a perdere i suoi solidi contorni e il giovane federale, diviso tra la fedeltà al Partito e la fascinazione per il poeta, finirà per mettere in serio pericolo la sua lanciata carriera.
Note di regia
Il Cattivo Poeta è un film sull’inverno della vita di un poeta, e di una nazione intera. Racconta l’ultimo anno di Gabriele d’Annunzio. E lo fa da un punto di vista particolare, quasi come fosse una storia di spie, basato però rigorosamente su fatti storici accertati. Un biopic, un film storico ma anche un thriller…
La lunghissima clausura, quasi un auto-esilio, di d’Annunzio dentro il Vittoriale volge al termine. La sua età avanzata, i suoi malanni, i suoi vizi, lo hanno portato a una depressione finale. Solo il rapporto che verrà a instaurarsi con la giovane spia, mandatagli lì da Mussolini, gli procureranno l’ultimo sussulto di vitalità e lo spingeranno a desiderare di contare ancora qualcosa. E come nel più classico dei noir, si fronteggiano mondi contrapposti: da una parte un luogo chiuso, isolato, come il Vittoriale, dall’altra la realtà esterna, la dimensione politica con i suoi torbidi movimenti. La grande Storia e le piccole storie. E poi il vecchio e il giovane, le due donne rivali, il Duce e il Vate…
Le immagini che fin da subito mi si sono presentate davanti agli occhi avevano le tonalità degli interni del Vittoriale, colori “pesanti”, profondi, gialli, neri, verdi… tonalità che creano la patina del tempo, così essenziale a dare credibilità a un racconto storico. Naturalmente, ho pensato a molti film… cercando di non pensare mai a Il Conformista. Un film troppo fatato, troppo importante, troppo inavvicinabile. “Vicino” soltanto per l’epoca che racconta e per la scelta di raccontare il regime dall’interno (cosa di cui si sono fatti carico pochissimi film italiani fino ad oggi). Se devo pensare a dei riferimenti più recenti, penso sicuramente al Sokurov della trilogia del potere (Moloch, Taurus, Sun), su tre grandi potenti del Novecento: Hitler, Lenin, Hiroito. Alla sua regia evocativa, al suo tocco intimo e indiscreto nell’affrontare la grande Storia.
Ho cercato una regia pulita, controllata, che sapesse far parlare eventi e personaggi. Una luce scolpita, dal taglio antico, con un ritmo di montaggio che prendesse anche lui a modello la classicità dei grandi film storici. Un film a colori, ma con il rigore e l’eternità del bianco e nero… [Gianluca Jodice]
Il periodo storico
Tra il 1936 e il 1937, l’Impero d’Italia sta per raggiungere la sua massima estensione: dal Rodano ai Balcani, la Croazia, la Dalmazia, il Montenegro, l’Albania e la Grecia, e fino all’Africa, con la Libia, l’Eritrea, la Somalia e da poco anche l’Etiopia…
Ma i venti di guerra ora hanno cessato di essere una brezzolina primaverile, stanno iniziando a soffiare con un impeto sempre più minaccioso: la posta in gioco è sempre più alta, la costruzione dell’Impero deve proseguire e la preoccupazione di Mussolini è la massima compattezza interna. La polizia segreta, l’OVRA e gli altri mille tentacoli del regime controllano tutto e tutti, il Paese è un covo di spie e delatori, quasi ogni condominio, ogni singolo cittadino è controllato.
Gli italiani, l’opinione pubblica dev’essere eccitata dalla propaganda, deve orientarsi favorevolmente alle nuove alleanze in politica estera, al nuovo posizionamento dell’Italia nello scacchiere internazionale. E nessuno deve opporsi. Siamo sull’orlo di sconvolgimenti epocali…
Ed ecco le due personalità debordanti che combattono un duello più o meno sotterraneo da circa vent’anni: Mussolini e d’Annunzio. “Una cordiale inimicizia”, come qualche storico l’ha definita. Da una parte il Duce, condottiero indiscusso della nazione, e dall’altra il Vate, sempre più vecchio e in disparte. Tra loro si susseguono ora più che mai infinite, sottili schermaglie, perché d’Annunzio fascista non lo è stato mai (come avrebbe potuto d’altronde il suo slancio libertario e anticonformista affiancare lo spirito piccolo borghese, violento e clericale del fascismo?).
Questo il Duce lo sa bene, come sa bene che d’Annunzio ha ancora un seguito enorme, è un intoccabile, per il suo essere poeta internazionale, intellettuale europeo ed eroe di guerra. Qualsiasi parola di d’Annunzio, pronunciata o scritta, un appunto, una lettera, un articolo, ancor oggi può far tremare il regime.
E proprio in questi ultimi anni di vita del poeta (muore a settantacinque anni, il 1° marzo del 1938) corrisponde il progressivo avvicinamento tra Mussolini e Hitler. Il Duce, consapevole dell’avversità radicale del poeta nei confronti della Germania nazista, sottopone a uno stretto controllo il Vittoriale, inviando un giovane gerarca, lo zelante federale di Brescia Giovanni Comini. Con la specifica funzione di dissuadere qualsiasi mossa che il poeta potrebbe progettare per scongiurare e far fallire l’asse italo-tedesco.
Gianluca Jodice – Note biografiche
- Nato a Napoli nel 1973 si laurea in filosofia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
- Giovanissimo gira molti documentari e cortometraggi.
- Nel 1995 è finalista al Bellaria Film Festival con il cortissimo L’infinito.
- Nel 1999 vince il Premio della Critica Cinematografica e Televisiva con il cortometraggio Carne di topo.
- Nel 2001, con il corto La signorina Holibet, vince il Sacher Festival diretto da Nanni Moretti (Sacher d’oro per il miglior
film, Sacher d’oro per la miglior attrice e Sacher d’argento della giuria popolare). - Nel corso del 2002, sempre con il corto La signorina Holibet, viene premiato ai festival Opere Nuove di Bolzano,
Sentiero Corto di Milano, Corto Imola Festival e Fano Film Festival. Il cortometraggio viene inoltre inserito nel dvd “I
migliori corti italiani”. - Nel novembre del 2002 il nuovo lavoro prodotto dalla Indigo Film di Nicola Giuliano, Ritratto di bambino, vince la
menzione speciale al Torino Film Festival, sezione Corti Internazionali. Il corto ottiene inoltre due candidature per il
Nastro d’Argento (miglior cortometraggio, menzione speciale per la produzione), la selezione ufficiale all’Italian Film
Festival di Londra, Edimburgo, Glasgow, Manchester, Aberdeen, ottiene il primo premio a Frontiere Film Festival di
Luzzara, la selezione ufficiale del N.I.C.E di New York e San Francisco, il premio speciale della giuria al Festival di
Sevilla, Cine y deporte, il premio FICE, il primo premio a Visioni Italiane di Bologna e la menzione speciale al festival
internazionale del cortometraggio di Siena. - Nel 2007 la sceneggiatura per lungometraggio La costruzione della notte arriva come finalista al premio Solinas.
- È del 2009 uno dei 24 episodi da tre minuti che compongono il film collettivo Napoli24, prodotto da Nicola Giuliano,
Angelo Curti e Giorgio Magliulo con Rai Cinema. - Nel 2013 gira, insieme a Giuseppe Gagliardi, 1992 la serie di dieci episodi prodotta da Wildside per SKY.
- Nel 2014 realizza Cercando la grande bellezza, documentario sul film “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino, Indigo Film. Il Cattivo Poeta è il suo primo lungometraggio per il cinema.
Francesco Patanè – Note biografiche
Francesco Patanè (Giovanni Comini) è nato a Genova nel 1996. Inizia a recitare da bambino alla scuola La Quinta Praticabile, a 21 anni ottiene il diploma di attore presso la Scuola del Teatro Stabile di Genova e partecipa a diverse produzioni teatrali tra Genova e Roma. Tra i vari spettacoli: Antigone con Massimo Venturiello al Teatro Antico di Taormina e Eracle al teatro Na Strastnom di Mosca. Il Cattivo Poeta segna il suo debutto sul grande schermo.
Il cattivo poeta – La colonna sonora
- Le musiche originali del film sono del compositore Michele Braga (Lo chiamavano Jeeg Robot, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, Io sono Babbo Natale, La Befana vien di notte II – Le origini, La stranezza).
1. Il cattivo poeta 2:22
2. La sera fiesolana 1:35
3. Il nuovo federale 0:50
4. Scantinati 2:26
5. Piazza Venezia 1:38
6. Il Vittoriale 1:48
7. La dimora definitiva 3:32
8. L’Italia di oggi non mi ama 1:12
9. Il ministro 2:00
10. Fermare il Duce 3:21
11. La bellezza e il dolore 2:17
12. I topi 1:17
13. Parole per dieci fantasmi 2:52
14. In morte del comandante 4:25
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