Il “Cha, Cha, Cha” di Luca Argentero
Al Taormina Film Fest 2013 il bravo e disponibile attore torinese ha ricevuto il suo omaggio illustrato, mentre al cinema i film di genere come “Cha, cha, cha” o “Tulpa” di Zampaglione non riescono ancora ad ottenere la giusta attenzione
Brutto destino in Italia per chiunque si “azzardi” oggi a fare film cosiddetti di “genere”. Ne sanno qualcosa Federico Zampaglione e Marco Risi che proprio in questi giorni stanno (ingiustamente) scontando il disinteresse del pubblico rispettivamente nei confronti dei loro “Tulpa” e Cha cha cha, opere imperfette magari ma dotate di rara sincerità e animate da una capacità di affrontare il rischio ormai assenti nel panorama degli autori italiani.
E se il primo, che aveva sorpreso tutti con il riuscito Shadow, si misura in modo più azzardato con la memoria di Argento e Fulci riuscendo a regalare sequenze buie e perverse come non si vedevano da tempo, il secondo, quasi contraddicendo alla fama di regista a suo agio con tematiche forti e sociali, sfida se stesso (ri)proponendosi nel noir o nel poliziesco all’italiana anni ’70, contaminandoli però con echi del suo cinema politico (e polemico).
Cinema da difendere il loro, non fosse altro per la pervicacia e la franchezza con cui tenta di aprire solchi nuovi, insinuandosi fra le pieghe dell’attuale deriva televisiva e cercando di trovare una sua graduale ma solida visibilità presso quel pubblico non (ancora) del tutto arreso al totalitarismo del generi tipicamente italiano. Così, fra qualche smagliatura più evidente (il film di Zampaglione soffre di più nello sviluppo diurno che nella resa dei notturni) e un linguaggio ancora in cerca di codifica, non possiamo che accogliere con piacere quelli che oggi potremmo definire quasi due “esordi”.
In particolare che Cha cha cha di Marco Risi sia un film in cui tutti, dal regista agli attori, hanno creduto profondamente è un fatto abbastanza evidente, confermato da un lato dall’abilità con cui il regista ha impaginato la sua indagine e il torbido intrigo familiar-politico che ne consegue, ed avvalorato altresì dall’abnegazione con cui gli attori hanno aderito a ruoli non facili (e se Luca Argentero con il suo private eye Corso è più una conferma, a sorprendere positivamente è la splendida Eva Herzigova nel ruolo di madre addolorata). Anche se un minor ossequio nei confronti del noir americano avrebbe giovato all’identità stessa del film (l’omaggio a “La promessa dell’assassino” è una sequenza efficace e brutale ma pur sempre derivativa) la strada intrapresa tuttavia è quella giusta e i risultati, nonostante qualche cedimento dovuto a ruoli di contorno non del tutto convincenti, sono incoraggianti e in linea anche con la precedente filmografia di Risi. Dopotutto che in Italia anche gli intrecci più torbidi o malati si risolvano alla fine in un rassicurante “cha, cha,cha” è sotto gli occhi di tutti. Da “Il muro di gomma” fino a ”Fortapàsc” il cinema di Risi anche stavolta non cessa di respirare ed esalare lo stesso spirito di disillusa impotenza.
Al di là della freddezza al botteghino non possiamo che registrare positivamente questa coraggiosa incursione nel “genere”, fra le altre cose accompagnata dal sincero entusiasmo e dalla convinzione dell’intero cast, uno dei pochi (se non l’unico) che durante l’anteprima del film al Taormina Film Fest è rimasto seduto in platea a vedere l’intera pellicola per poi salutare generosamente il pubblico dopo i titoli di coda, dimostrando così una professionalità non comune.
Con l’occasione abbiamo anche potuto constatare la gentilezza e la modestia, lontana da ogni divismo, dello stesso Luca Argentero (attore piuttosto sensibile nei confronti dei generi, come dimostrato dalla sua recente produzione di un film horror low budget) che ha accolto con calore l’omaggio di Cineblog dando dimostrazione che la solarità esibita al cinema appartiene alla persona ancor prima che all’attore. Qui in redazione gli auguriamo che il ritmo del suo “cha, cha, cha” d’artista cresca ancora di più.