Il cinema italiano è in crisi. Ecco come ci vedono all’estero.
Gli USA ci vedono ancora troppo legati al mito di Fellini e considerano il nostro cinema incapace di sfondare all’estero. Tranne rare eccezioni…
Proprio ieri Lino Banfi, in occasione dei suoi 77 anni, lanciava un allarme:
“Il cinema italiano è sempre agonizzante ha bisogno di una mano. Non c’è rimasto quasi niente, oltre Rai Cinema, ma il budget è limitato. I produttori sono sempre di meno perché hanno paura a investire e le distribuzioni sono diminuite.”
Ovvietà? Può essere ma, ironia della sorte, quasi in contemporanea, uno dei più influenti magazine statunitensi pubblicava una dettagliata sintesi delle varie problematiche che affliggono il nostro cinema. In primis il calo di pubblico nelle sale, seguito da una diminuzione di noleggio e vendita (legale) degli home video. Se a questo aggiungiamo che sono molto rari i film italiani a ottenere successo all’estero e che lo stato sta seriamente pensando di tagliare i fondi pubblici, il quadro dovrebbe essere piuttosto chiaro.
Inoltre all’estero ci rimproverano di essere ancora attaccati alle nostre vecchie glorie e di essere rimasti ai tempi di Fellini. La prova? Bernardo Bertolucci (nell’immagine) chiamato per la seconda volta in carriera come Presidente di Giuria al Festival del Cinema di Venezia: certo, si tratta anche di un omaggio a uno dei più grandi registi viventi, ma da oltreoceano questo viene visto anche come un sintomo di mancanza di nuove leve.
Evitando inutili polemiche e sottolineando quanto Bertolucci abbia influito sul cinema mondiale grazie ai suoi capolavori, è sicuramente vero che il nostro cinema offre meno grandi film che in passato. C’è Tornatore, reduce da un grande successo internazionale con La migliore offerta, ma non dobbiamo dimenticare Sorrentino: forse La grande bellezza è un film troppo italiano, se non troppo romano, per essere ben recepito all’estero, ma nel 2011 ha girato This Must Be the Place, con Sean Penn come protagonista e osannato dalla critica di mezzo mondo. Poi c’è Muccino, apprezzato sia quando gira in italiano (vedi L’ultimo bacio), sia quando è andato a Hollywood (La ricerca della felicità).
Il probabile taglio dei fondi pubblici e l’impatto che potrebbe avere sul nostro cinema, desta preoccupazione all’estero, come in Italia del resto e potrebbe ripercuotersi con effetti drammatici sulla nostra industria cinematografica, facendo diminuire il numero delle produzioni e di conseguenza tarpando le ali a tanti giovani talenti emergenti. E’ un tema che abbiamo già trattato e non è un mistero per nessuno che nel nostro paese (come nella maggior parte del mondo occidentale) siano le commedie ad avere il massimo ritorno economico al botteghino.
In realtà tutto il mondo è paese e negli Stati Uniti, se controlliamo le classifiche al botteghino di questa settimana vediamo che il film più visto è Cattivissimo me 2 (animazione), seguito dalla commedia con Adan Sandler Grown Ups 2, mentre al terzo posto c’è Pacific Rim. Animazione, commedie e fantascienza. Il problema, parlando di fondi, è che il cinema statunitense è mediamente prodotto molto meglio, grazie anche a budget enormemente maggiori rispetto al nostro. Inoltre, fin dagli albori, i film USA non hanno mai rifiutato vantaggiosi product placement commerciali e nessuno (o quasi) si è mai lamentato per un’inquadratura troppo insistente su una determinata auto o un particolare orologio. In Italia il cinema ha troppo spesso vissuto di fondi pubblici, a volte sperperati e ora che si rischia la chiusura dei rubinetti ci troviamo impacciati e quando si vede qualche prodotto commerciale in un film risulta smaccatamente una “marchetta”. Impareremo dai maestri…