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Il condominio dei cuori infranti: Recensione in Anteprima

Sei anime solitarie nel cuore della periferia parigina. Malinconico e grottesco, arriva nei cinema d’Italia Il condominio dei cuori infranti.

pubblicato 20 Marzo 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 08:22

Presentato fuori Concorso all’ultimo Festival di Cannes, Asphalte di Samuel Benchetrit esce finalmente anche nei cinema d’Italia con l’indovinato titolo Il condominio dei cuori infranti. Tratto da due dei racconti scritti nel 2005 dallo stesso Benchetrit in ‘Les Chroniques de l’Asphalte‘, il film ha confermato la duttilità dello scrittore francese, ex marito di Marie Trintignant che nel corso degli anni ha spaziato tra teatro, letteratura, recitazione e per l’appunto regia. Asphalte è il suo quinto titolo, così malinconico e grottesco da ammaliare, perché delicato nel mostrarci le sfaccettature di un mondo fatto di solitudine, qui rinchiuso all’interno di un palazzo nella sudicia periferia di Parigi.

Tutto ruota attorno a questo anonimo e triste condominio che svetta in un complesso di casa popolari. Non si vede Torre Eiffel, sullo sfondo, bensì grigi palazzoni e strade sporche. All’interno di questo stabile c’è un ascensore guasto da cambiare e un unico condomino, abitando al primo piano, che si oppone alla sua costosa sostituzione. Fino a quando il destino, ovviamente, andrà a bussare alla sua porta. Tre incontri e sei personaggi principali, quelli ideati da Benchetrit, che gioca con relazioni apparentemente impossibili. Opposti che si scontrano tra silenzi, imbarazzo e quotidianeità, mentre da lontano un inquietante ‘sibilo alieno’ interrompe discussioni e approci. Un uomo in sedia a rotelle che perde la testa per un’infermiera conosciuta per caso durante il suo turno di notte; un adolescente abbandonato a sé stesso che cerca nella neo-vicina 60enne quell’affetto materno mai ricevuto; ed infine John McKenzie, astronauta americano caduto dal cielo sul tetto del condominio ed ‘accudito’ dalla signora Hamida, che non parla una parola di inglese.

Un film sulla solidarietà e sull’abbandono, un film sugli sguardi e sui lunghi silenzi, un film sulla banlieue parigina, qui mostrata come mai l’avevamo vista. Perché per una volta non è la violenza, nè la delinquenza, a rappresentarla, bensì la sua umanità. I sei personaggi scritti da Benchetrit sono apparentemente antipodi, solitari e bisognosi di aiuto, perché chiamati a rialzarsi dopo una rovinosa caduta. Abbiamo Stemkowitz, l’uomo in carrozzina ancora sconvolto dalla morte della madre; la dolce Hamida, madre teledipendente e affranta da quando l’amato figlio è in carcere; ed infine l’adolescente Jules, letteralmente abbandonato da una famiglia che non si vede mai. Tre persone in cerca di attenzioni che andranno incontro a tre inattese conoscenze, vedi l’infermiera triste che si gode un’unica pausa sigaretta all’1 di notte (Valeria Bruni Tedeschi), il cosmonauta precipitato dal cielo (Michael Pitt) e la vecchia attrice in crisi depressiva (Isabelle Huppert).

Ironico e pungente, surreale e commovente, Il condominio dei cuori infranti procede lento nella sua costruzione, fatta di piani-sequenza e silenzi, senza però mai suscitare noia o disinteresse. Tutt’altro. Merito di una sceneggiatura amaramente divertente, centrata su personaggi tanto assurdi quanto ‘autentici’, nelle loro debolezze e plateali mancanze. Legami invisibili che prendono forma tra un vhs in bianco e nero da vedere e riscoprire, un piatto di cuscus da cucinare e poi mangiare e una foto da elaborare e poi scattare. Con la consapevolezza che anche un cuore infranto, se aiutato a dovere, è in grado di ricomporsi. Ricominciando a battere.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7.5″ layout=”left”]

Il condominio dei cuori infranti (Francia, commedia, Asphalte, 2016) di Samuel Benchetrit; con Michael Pitt, Isabelle Huppert, Valeria Bruni Tedeschi, Gustave Kervern, Jules Benchetrit, Tassadit Mandi, Mickaël Graehling, Larouci Didi – uscita giovedì 24 marzo 2016.