Stasera in tv: “Il divo” su Rai 3
Rai 3 stasera propone “Il divo”, film biografico del 2008 diretto da Paolo Sorrentino e interpretato da Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti: Eugenio Scalfari, Flavio Bucci e Carlo Buccirosso.
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Cast e personaggi
Toni Servillo: Giulio Andreotti
Anna Bonaiuto: Livia Danese
Giulio Bosetti: Eugenio Scalfari
Flavio Bucci: Franco Evangelisti
Carlo Buccirosso: Paolo Cirino Pomicino
Giorgio Colangeli: Salvo Lima
Alberto Cracco: Don Mario Canciani
Piera Degli Esposti: Vincenza Enea
Lorenzo Gioielli: Mino Pecorelli
Paolo Graziosi: Aldo Moro
Bob Marchese: Senatore
Gianfelice Imparato: Vincenzo Scotti
Massimo Popolizio: Vittorio Sbardella
Aldo Ralli: Giuseppe Ciarrapico
Giovanni Vettorazzo: Roberto Scarpinato
Fanny Ardant: la moglie dell’ambasciatore
Pietro Biondi: Francesco Cossiga
Achille Brugnini: Card. Fiorenzo Angelini
Alvaro Piccardi: Raul Gardini
Orazio Alba: Gaspare Mutolo
Enzo Rai: Totò Riina
Angelo Zito: Giancarlo Caselli
Cristina Serafini: Caterina Stagno
Domenico Centamore: Balduccio Di Maggio
Domenico Gennaro: Francesco Marino Mannoia
Claudio Bonis: Pippo Calò
Gaetano Balistreri: Tommaso Buscetta
Paolo De Giorgio: Stefano Bontate
Simone Carella: Rino Formica
La trama
A Roma, all’alba, quando tutti dormono, c’è un uomo che non dorme. Quell’uomo si chiama Giulio Andreotti. Non dorme perché deve lavorare, scrivere libri, fare vita mondana e, in ultima analisi, pregare. Pacato, sornione, imperscrutabile, Andreotti è il potere in Italia da quattro decenni. Agli inizi degli anni novanta, senza arroganza e senza umiltà, immobile e sussurrante, ambiguo e rassicurante, avanza inarrestabile verso il settimo mandato come Presidente del Consiglio. Alla soglia dei settant’anni, Andreotti è un gerontocrate che, equipaggiato come Dio, non teme nessuno e non sa cosa sia il timore reverenziale. Abituato com’è a vedere questo timore dipinto sul viso di tutti i suoi interlocutori. La sua contentezza è asciutta ed impalpabile. La sua contentezza è il potere. Col quale vive in simbiosi. Un potere come piace a lui, fermo ed immutabile da sempre. Dove tutto, battaglie elettorali, stragi terroristiche, accuse infamanti, gli scivola addosso negli anni senza lasciare traccia. Lui resta insensibile ed uguale a se stesso di fronte a tutto. Fino a quando il contropotere più forte di qu
esto paese, la Mafia, decide di dichiarargli guerra. Allora le cose cambiano. Anche, forse, per l’inossidabile, enigmatico Andreotti. Ma, questa è la domanda, cambiano le cose oppure è un’apparenza? Una cosa è certa: è difficile scalfire Andreotti, l’uomo che, più di tutti noi altri, sa come si sta al mondo.
Il nostro commento
Paolo Sorrentino racconta Giulio Andreotti tra mito, satira politica e cronaca in un pamphlet ficcante girato con l’eleganza che contraddistingue l’impronta stilistica del regista. Il divo non è un film biografico di stampo classico, spesso scivola nella satira senza però mai abbandonare un ricercato realismo nella messinscena, elemento che rende il film di Sorrentino un intrigante oggetto anomalo, in qualche modo non classificabile all’interno dei generi cinematografici.
Toni Servillo mette su una maschera che vuol rappresentare la politica nella sua forma più inquietante e manipolatoria, l’attore gioca sul filo della parodia senza mai strafare tratteggiando un Andreotti dallo spirito “forattiniano”, un plauso al team di truccatori che hanno ricevuto una meritata nomination all’Oscar per l’equilibrio raggiunto nel ricreare il volto di una delle figure politiche più controverse e al contempo popolari della cosiddetta “Prima Repubblica”.
“Il divo” mostra appieno il piglio visivamente affabulatorio del cinema di Sorrentino che ritroveremo in La grande bellezza, un cinema “costruito” sul confine tra la realtà e la rappresentazione della stessa, una narrazione in cui la teatralità gioca un ruolo fondamentale e la vita diventa inesorabilmente metafora e materia prima da palcoscenico.
Curiosità
- Il titolo integrale del film, Il divo – La spettacolare vita di Giulio Andreotti, che appare nell’incipit del film deriva dal soprannome dato ad Andreotti dal giornalista Mino Pecorelli, ispirandosi al titolo autoimpostosi da Gaio Giulio Cesare.
- Il film è stato candidato all’Oscar nella categoria Miglior trucco.
- Il film ha ricevuto il Premio della giuria al Festival di Cannes.
- Il film ha vinto 7 David di Donatello (Miglior attore protagonista, attrice non protagonista, fotografia, colonna sonora, trucco, acconciature, effetti speciali) e 4 Nastri d’argento (Regista del miglior film, Migliore produttore, Migliore sceneggiatura e Migliore attore protagonista).
- Giulio Andreotti sul film: “Non sono così cinico. È molto cattivo, è una mascalzonata, direi. Cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto. […] Si può dire che esteticamente è bello, ma a me dell’estetica non frega un bel niente. Capisco che la storia va caricata. Il regista doveva girare così. La mia vita è talmente tranquilla che ne sarebbe venuto fuori un prodotto piatto e senza pepe. Ma la mia corrente, per esempio, beh non era un giardino zoologico come la rappresenta il film. C’erano le invidie, gli scontri, gli scavalchi, la carriera, ma questa è la politica”.
- Paolo Sorrentino sui commenti di Andreotti: “Andreotti ha reagito in modo stizzito e questo è un buon risultato perché di solito lui è impassibile di fronte a ogni avvenimento. La reazione mi conforta e mi conferma la forza del cinema rispetto ad altri strumenti critici della realtà”.
- Dopo il premio ricevuto a Cannes, Andreotti ammorbidì la sua posizione riguardo al film: “Se uno fa politica pare che essere ignorato sia peggio che essere criticato, dunque…” / “Le mascalzonate sono ben altre. No, questa la cancello…”.
- L’incasso totale del film in Italia è stato di 4.521.972€, mentre all’estero la pellicola ha incassato circa 10.400.286$.
La colonna sonora
- Le musiche originali del film, premiate con un David di Donatello, sono di Teho Teardo che torna a collaborare con il regista Paolo Sorrentino dopo aver musicato L’amico di famiglia.
- La colonna sonora contiene i seguenti brani: “E la chiamano estate” di Bruno Martino, “I migliori anni della nostra vita” di Renato Zero e “La prima cosa bella” dei Ricchi e Poveri.
TRACK LISTINGS:
1. Fissa lo sguardo
2. Sono ancora qui
3. I miei vecchi elettori
4. Toop Toop – dei Cassius
5. Che cosa ricordare di lei?
6. Un’altra battuta
7. Il cappotto che mi ha regalato Saddam
8. Notes for a New Religion
9. Gammelpop – di Barbara Morgenstern & Robert Lippok
10. Non ho vizi minori
11. Ho fatto un fioretto
12. Possiedo un grande archivio
13. Double Kiss
14. Nux Vomica – dei The Veils
15. Il prontuario dei farmaci
16. La corrente
17. 1. Allegro – da Il cardellino di Antonio Vivaldi
18. Pavane, Op.50 (1901) – di Gabriel Fauré
19. Da, da, da, ich lieb’ Dich nicht, Du liebst mich nicht – dei Trio
20. E la chiamano estate – di Bruno Martino
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