Il film Doc non può avere complessi di inferiorità ma attenzione alla tv
Vado a San Benedetto del Tronto, città dove è rinato il documentassimo italiano, per presentare il mio “1200 km di bellezza” realizzato per Istituto Luce Cinecittà…il significato di questa proiezione…
Sarà un’intera giornata di cinema, quella organizzata dalla Fondazione Libero Bizzarri che lavora a trecentosessanta gradi nel cinema del documentario e dintorni. Il direttore Fabrizio Pesiri ha percorso un lungo cammino all’interno della Fondazione e del Festival Libero Bizzarri, vent’anni di attività, e ora lo guida con calma e perizia. L’ho visto crescere nel tempo e so quanto, lui e gli altri della Fondazione , abbiano sperimentato, e adesso colgono pienamente stima e visione del documentassimo italiano, da sempre figlio di un dio minore.
Torno volentieri a San Benedetto per una intera giornata di cinema: il 29 febbraio prossimo, dal mattino alla notte. Al mattino la proiezione di Una giornata particolare, il bellissimo film di Ettore Scola, davanti e con gli studenti della città e regione, per ricordare il regista, amico del Festival e poi riflettere sulla sua opera complessiva; nel pomeriggio tardi e in serata la presentazione del mio libro Pier Paolo Pasolini vivere e sopravvivere, (ed. Lindau), quindi la proiezione del film 1200 km di bellezza che ho realizzato per l’Istituto Luce Cinecittà, presieduto e diretto da Roberto Cicutto.
Sarà una giornata bellissima, m’impegnerò al massimo non per guidarla (San Benedetto mi conosce) ma per rientrare in seno a una ricerca nel campo dl cinema che non deve finire, anzi va rilanciata e potenziata. Quando cominciò il Festival a SBT c’era aria di pionierismo che a poco a poco, grazie anche al fatto che il doc fu assunto nel mare grande del cinema senza complessi di inferiorità, fu assorbito e proposto in una linea nuova. Non più noiosi documentari che menavano spesso il can per l’aia e sopravvivevano con magre sovvenzioni dello stato, depredate quasi sempre da produttori raccomandati e dediti alla persecuzione dell’autore, tagliando sostegni e tempi di lavorazione.
SBT si è sempre battuta dalla parte degli autori e dei produttori intelligenti, non sfruttatori; dal Festival sono passati tutti i grandi registi italiani e molti stranieri, da Wieseman e a Greeneway. Sono passati innumerevoli giovani documentaristi italiani che sono andati a mietere riconoscimenti in Italia e fuori Italia.
Non si è costruito sulla sabbia, benché SBT sia sempre stata una bellissima spiaggia (paragonata persino a quelle della California) e una città di pescatori in tutto il mediterraneo e nell’Oceano Atlantico. Si è costruito e la terra è solida. Ci rimetto volentieri piede e ho proposto di intitolare la giornata “In che paese siamo”. Scola, Pasolini, la Bellezza sono capitoli di questo racconto, tra luci e ombre, comunque con le speranze che le attività di successo di SBT impongono.
Rosi ha vinto a Venezia ed è stato invitato a Berlino. E’ un segnale importante. Ma un pericolo c’è: il nuovo documentassimo non può e non deve avere niente in comune con la tv. La tv mente quasi sempre per volontà di gran parte dei suoi dirigenti che manipolano e impongono agli autori di manipolata le realtà. In tv non c’è più la realtà. Il lavoro da fare è andare oltre la manipolazione. La Bellezza di questa lotta è la Bellezza della possibilità di vincerla ora che qualcosa e qualcuno esiste, e lo dimostra.