Roma 2019, Il Ladro di Giorni, la recensione: improbabile road movie tra criminal e buoni sentimenti
Road Movie dei sentimenti a tinte gialle per Riccardo Scamarcio.
Sbarcato prima in libreria e ora in arrivo al cinema, Il Ladro di Giorni segna il ritorno alla regia di Guido Lombardi, qui nei triplici abiti di romanziere, sceneggiatore e regista. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il film vede Riccardo Scamarcio nei panni di un padre assente, perché delinquente, finito in galera e per questo motivo costretto a vivere distante dal figlio piccolo per 7 anni.
Un lunghissimo tempo che l’11enne Salvo, orfano di madre, trascorre in Trentino insieme agli zii e al cugino. Ma il giorno della comunione, mentre gioca a calcio con gli amici, avviene l’inaspettato, perché suo padre Vincenzo è a bordo campo. Uscito di galera, l’uomo vuole passare qualche giorno con quel figlio mai del tutto dimenticato, iniziando così un viaggio lungo l’Italia che porterà entrambi in Puglia, tra incontri inattesi, ricordi, misteri e verità da svelare.
E’ un road movie dei sentimenti a tinte gratuitamente ‘criminal’, quello scritto e diretto da un Lombardi che non ha mai il senso della misura, tanto nella scrittura quanto nella regia. Questo complicato rapporto padre/figlio, segnato dal passato delinquenziale dell’uomo, riprende forma attraverso espedienti flebili e poco plausibili. Da un robottino ritrovato a sette anni di distanza in un autogrill a due turiste austriache che parlano italiano in salento, puntualmente e casualmente reincontrate non una bensì in due occasioni, mentre la sottotrama ‘banditesca’ si sviluppa malamente tra sparatorie e agguati non si sa come evitati.
Non contento ed evidentemente insoddisfatto dal dover costruire solamente questa ‘pax’ famigliare che coinvolge personaggi secondari puntualmente abbandonati al loro destino, Lombardi delinea poi i lineamenti di un ‘giallo’, legato alla misteriosa figura di un ‘professore’, di un quadro e di una donna nuda, immortalata proprio nel dipinto. Pur di arrivare all’agognata soluzione, e mentre i non-detto abbondano (che fine ha fatto la madre? E il “vecchio”?), il protagonista farà scelte spesso insensate, poco chiare non solo al figlio 11enne ma anche al povero spettatore.
Un coming of age dai toni smaccatamente forzati, questo Ladro di Giorni che Scamarcio interpreta abbracciando tutti i crismi del padre scellerato ma dal cuore ancora pulsante. Uscito dal carcere lo ritroviamo sfatto, con i capelli lunghi, la barba e due occhiaie profonde, in prima linea nello spiegare al figlio le differenze tra ‘cazzo’ e ‘pisello’, mentre l’undicenne studente modello che non beve bibite gassate al calar della sera si tramuta in pochi giorni in un giovane pirata dispensatore di menzogne, prima impaurito e ora temerario complice di un bandito. Tutto così gratuitamente esagerato.
Sei anni dopo l’ottimo Take five, presentato sempre alla Festa del Cinema di Roma, un infelice inciampo per il solitamente bravo Lombardi.
[rating title=”Voto di Federico” value=”3″ layout=”left”]
Il Ladro di Giorni (drammatico, Italia, 2019) di Guido Lombardi; con Riccardo Scamarcio, Massimo Popolizio, Augusto Zazzaro, Giorgio Careccia, Vanessa Scalera, Carlo Cerciello