Il mio grosso grasso matrimonio greco 2: recensione in anteprima
A Nia Vardalos il bis non riesce. Il mio grosso grasso matrimonio greco 2 è un sequel che può starci, intaccato però da un tono farsesco che rende questo filmino di famiglia un prodotto anche troppo laccato e costruito per risultare efficace
Opà! Classica espressione greca dal significato tutt’altro che univoco. Lo troviamo scritto in targa alla macchina di nonno Gus, capo famiglia dei Portokalos. Il mio grosso grasso matrimonio greco arrivò addirittura ad una candidatura agli Oscar, per la sceneggiatura di Nia Vardalos, che a distanza di quattordici anni ritenta il colpaccio. Lo fa attraverso un ritratto intergenerazionale, mettendo di mezzo tre matrimoni, o per meglio dire tre coppie. Sullo sfondo, la grecità, ovvero questa famiglia di americani acquisiti ma ancora con un piede in quella terra meravigliosa che vive nei ricordi di chi per primo partì con un biglietto di sola andata.
Un’idea felice, perciò, quella del primo film, che non aveva esaurito del tutto il suo potenziale probabilmente. Di questo sequel non spiace infatti il soffermarsi su un ecosistema aperto e chiuso al tempo stesso, come quello di una famiglia di emigrati che, generazione dopo generazione, rischia sempre più di essere fisiologicamente fagocitato dall’ambiente. E se da un lato non ci si dimentica che questa è anzitutto una commedia, dall’altro si resta un po’ tiepidi rispetto al tono. Che è scanzonato, forse troppo, e che denota una distanza sempre più marcata da quel mondo lì.Dell’affresco della Vardalos, infatti, non convince quella sorta di accondiscendenza quasi paternalistica verso i suoi personaggi: paradossalmente, lei figlia, sembra darsi il compito di “giustificare” certi atteggiamenti, certe abitudini, alle quali guarda sì con affezione, al tempo stesso aggrottando le ciglia, essa stessa in fin dei conti stranita dall’insistenza con cui reiterano la loro eccentricità. In parole povere, da commedia scanzonata che è, Il mio grosso grasso matrimonio greco 2 scade a più riprese nella farsa, non sappiamo fino a che punto involontaria.
Senza voler caricare il film di obiettivi che non si pone, perciò, resta comunque inefficace il discorso della Vardalos, la quale, malgrado tutto, vuole ancora una volta soffermarsi sulle varie fasi dell’amore, smorzando il romanticismo con un maldestro tenore da commedia. Sebbene mettendo su un’operazione interessante in premessa, perché in questo sequel la love story da Toula E Ian si fa un po’ da parte per dar spazio a quella della figlia Paris e dei nonni. Gus scopre infatti che il contratto di matrimonio a suo tempo non fu firmato dal prete, dunque è invalido. Maria, sua moglie, approfitta della situazione per mettere tutto in discussione, stanca dei modi burberi e a suo dire irrispettosi che ha sopportato per troppi anni.
Dall’altra parte c’è la già citata Paris, in procinto di andare al College, incalzata dai genitori affinché rimanga a Chicago, dal nonno affinché si trovi un ragazzo greco e si sposi al più presto. Questo è l’incipit, che, come s’intuisce, ha il nonno quale epicentro di pressoché ogni dinamica. Ma i per i motivi sopra citati, resta un incastro potenzialmente interessante, vanificato da una costruzione troppo debole, contrassegnata da un’ingenuità voluta ma che rende questo filmino di famiglia tutt’al più un espediente per rievocare ricordi che non dubitiamo avere un fondamento. Non fosse per la mancata genuinità che la Vardalos non riesce a sostituire con una misura altrettanto valida.
[rating title=”Voto di Antonio” value=”5″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Federico” value=”5″ layout=”left”]
Il mio grosso grasso matrimonio greco 2 (My Big Fat Greek Wedding 2, USA, 2016) di Kirk Jones. Con Nia Vardalos, John Corbett, Michael Constantine, Lainie Kazan, Andrea Martin, Gia Carides, Joey Fatone, Elena Kampouris, Alex Wolff e Louis Mandylor. Nelle nostre sale da giovedì 24 marzo.