Il Muto di Gallura: trailer e tutte le anticipazioni sul film di Matteo Fresi
Tutto quello che c’è da sapere su “Il Muto di Gallura”, il dramma storico di Matteo Fresi dal romanzo di Enrico Costa al cinema dal 31 marzo.
Dopo il debutto il 20 marzo in Sardegna, a partire dal 31 marzo Il Muto di Gallura dell’esordiente Matteo Frasi uscirà nei cinema di tutta Italia con Fandango. La storia ambientata nella Gallura di metà Ottocento, ruota intorno alla faida tra due famiglie e a Bastiano Tansu, un ragazzo sordomuto realmente vissuto, interpretato da Andrea Arcangeli, maltrattato ed emarginato da tutti che diventò utile alla causa della sua famiglia grazie alla sua mira prodigiosa.
Trama e cast
La trama ufficiale: Questa storia, ambientata nella Gallura di metà Ottocento, ruota intorno alla faida che ebbe luogo tra le famiglie Vasa e Mamia, che causò la morte di oltre 70 persone. Bastiano Tansu (Andrea Arcangeli) è un personaggio realmente vissuto. Sordomuto dalla nascita, venne maltrattato ed emarginato finché la sua furia e la sua mira prodigiosa non divennero utili alla causa della faida. Il legame di sangue e l’assassinio di suo fratello Michele, lo annodano indissolubilmente ad uno dei due capi fazione, Pietro Vasa che lo trasforma nell’assassino più temuto dell’intera faida. Lo stato e la chiesa procedono per tentativi, spesso maldestri, per arginare l’ondata di terrore mentre le due fazioni si consumano a vicenda. Quando le paci di Aggius determinano la fine della faida, Bastiano sembra aver trovato anche la pace interiore nell’amore corrisposto per la figlia di un pastore. Ma in un mondo violento e superstizioso, che già da bambino lo additava come figlio del demonio, Bastiano non può essere assolto…
Il cast de “Il Muto di Gallura” include anche da Marco Bullitta, Giovanni Carroni, Syama Rayner, Aldo Ottobrino, Fulvio Accogli, Nicola Pannelli, Andrea Carroni, Fiorenzo Mattu, Felice Montevino, Roberto Serpi, Francesco Falchetto, Stefano Mereu, Noemi Medas, Adele Armas, Nicolò Staffa
Il Muto di Gallura – trailer e video
Video con interviste dal Festival di Torino pubblicato il 2 dicembre 2021
Trailer ufficiale pubblicato il 12 marzo 2022
Curiosità
- Il film basato sul romanzo “Il Muto di Gallura (Racconto Storico Sardo)” di Enrico Costa è stato presentato al Torino Film Festival 2021, unico titolo italiano in concorso, i.
- Matteo Fresi dirige “Il Muto di Gallura” da una sua sceneggiatura scritta con Carlo Orlando (Texas).
- Il regista Matteo Fresi è al suo secondo lungometraggio dopo il documentario DDR Diversi dal Resto – Perturbazione del 2014 di cui ha curato regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio e fotografia.
- Il team che ha supportato il regista Matteo Fresi dietro le quinte ha incluso il direttore della fotografia Gherardo Gossi (La Befana vien di notte II – L e origini), il montatore Valeria Sapienza (1938 Diversi), lo scenografo Alessandro Vannucci (Miss Marx) e la costumista Monica Simeone (Tolo Tolo). Le musiche originali del film sono di Paolo Baldini Dubfiles in collaborazione con Alfredo Puglia e Filippo Buresta.
- “Il Muto di Gallura” è prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci per Fandango con Rai Cinema e il supporto della Fondazione Sardegna Film Commission.
Il libro originale
Enrico Costa (1841 – 1909) è stato uno scrittore e giornalista sardo, considerato il più alto esponente del romanzo storico sardo. Con una carriera lavorativa che lo vedrà da impiegato di banca diventare tesoriere della Banca di Sassari, la carriera di scrittore è stata invece incentrata sulla ricerca storica, volta alla conoscenza e allo studio della Sardegna. Le sue ricerche l’hanno portato ad occuparsi della sua città, della storia, della geografia (curò delle guide dell’isola), degli usi e i costumi dei sardi. Fra le sue opere più importanti “Sassari”, una monumentale enciclopedia riguardante la storia della città e fra i romanzi Il Muto di Gallura (Racconto Storico Sardo) edito per la prima volta nel 1884. Altre opere di Cista includono La bella di Cabras (1887), Giovanni Tolu, storia di un bandito sardo, narrata da lui medesimo (1897), Rosa Gambella, racconto storico sassarese del Secolo XV (1897), Costumi sardi (1913) e il citato Sassari opera in 3 volumi (1885-1909-1937).
La sinossi ufficiale del romanzo: Sapeva Enrico Costa (come un personaggio di Borges) che «la soluzione del mistero è sempre inferiore al mistero». Nell’indagare sul leggendario criminale detto «il muto di Gallura», fa sì luce sulla figura storica del bandito Sebastiano Tansu (uomo di media statura, biondo, sordomuto dalla nascita, intelligente e dalla vista acutissima) e sulla faida che verso la metà dell’Ottocento sconvolse tre famiglie del paese di Aggius, contando settanta morti ammazzati, ma in fondo s’impegna ad alimentare la leggenda-mistero. Il narratore s’insinua negli interstizi della storia e della leggenda, chiarisce fatti e psicologie, ma poi semina il dubbio, e nella instabilità dell’avventura investigativa coinvolge il lettore con un intreccio circolare da romanziere sagace. Vinta la scommessa paradossale di «far parlare un muto», resta quella landa di silenzi – e su tutti quello che avvolge la scomparsa nel nulla di Sebastiano – dove può spaziare la fantasia dell’autore, concedendo spazio a quella sacrosanta del lettore. Prefazione di Franco Fresi.
Il romanzo “Il Muto di Gallura” è disponibile su Amazon.
Note di regia
Desidero raccontare questa storia perché credo che, in fondo, tutti noi ci siamo sentiti un po’ Bastiano Tansu: abbiamo avuto difficoltà a comunicare i nostri sentimenti e i nostri bisogni, abbiamo agito in funzione di regole che non comprendiamo, abbiamo guardato in faccia il dolore di una perdita e ci siamo sentiti soli. Abbiamo pensato che l’amore ci potesse salvare da noi stessi. E siamo stati smentiti. Il Muto di Gallura racconta il peso specifico di un mondo arcaico e sospeso, archetipico teatro di umane tribolazioni. La vicenda reale, quella della faida tra le famiglie Vasa e Mamia, è scivolata nella leggenda grazie a Bastiano Tansu, un sordo incapace di comunicare a parole. La sua ferocia, il suo animo gentile, la sua mira infallibile, il suo amore impossibile per la figlia di un pastore, sono stati raccolti in un libro da Enrico Costa a pochi anni di distanza dai fatti reali, conferendo alla leggenda dignità storica. La Gallura di metà Ottocento era una terra di frontiera. Da poco sotto il controllo dei Savoia, mal sopportava le regole imposte da uno stato di cui faticava persino a comprendere la lingua. La società gallurese aveva le proprie regole, a cui non era disposta a rinunciare: l’arcaico codice della vendetta, amministrato dai ragionanti e dai pacieri. In questo scontro di culture la chiesa cattolica era l’unico strumento di controllo esterno che risultasse efficace e insieme allo Stato procedeva per tentativi, spesso maldestri, per arginare l’ondata di terrore innescata dalla faida tra le famiglie Vasa e Mamia. Il parroco, infatti, era sì uno straniero, ma la sua autorità era più facile da accettare in una società che andava ridefinendosi. Quando ho riletto il romanzo ho subito pensato che l’impianto narrativo fosse molto contemporaneo e cinematografico. Il protagonista poi ha tutto quello che mi piace di un eroe/antieroe romantico. È tormentato, è un animo nobile e buono nonostante le atrocità che commette, è un emarginato, un perseguitato, è un diverso. È Quasimodo, è King Kong, è Achille. È una forza naturale indomabile che sfugge al concetto di giustizia: è Moby Dick. È leale. È arrabbiato. È innamorato. I rari momenti in cui riesce a comunicare sono gocce di un distillato purissimo che ha a che fare con una sorta di sospensione del dolore. La tragicità di questa storia risuona e riverbera nel paesaggio in cui è ambientata: i lecci contorti, le sughere ombrose, il granito, il vento forte che scolpisce gli alberi in un inchino perenne, la macchia mediterranea che raramente lascia scoperto il suolo nascondendo ostacoli e trappole, il mare come confine e promessa di un altrove. La Gallura è talmente simile al paesaggio emotivo di questa vicenda che sembra quasi averla partorita naturalmente. Diventa un personaggio complementare che non si limita a osservare lo svolgersi della trama, ma accarezza il protagonista accompagnandolo nel dolore e nei rari momenti di gioia. Lo nasconde per proteggerlo, amorevole. Lo esalta fieramente per consegnarlo poi a noi spettatori nel suo ruolo di leggenda. [Matteo Fresi]