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Il quinto potere: le recensioni dagli Usa e dall’Italia

Il parere dei giornalisti Americani e Italiani sul film “Il quinto potere” e sull’interpretazione di Benedict Cumberbatch nei panni di Julian Assange

di carla
pubblicato 27 Ottobre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 08:13

Avete visto Il quinto potere? Dopo aver letto la nostra recensione, ecco che vi propongo oggi le parole dei critici Americani e Italiani. Vi è piaciuto o no il film? Con quale recensione siete d’accordo? Il quinto potere (in originale “The Fifth Estate”) è diretto da Bill Condon, sceneggiato da Josh Singer, ed interpretato da Benedict Cumberbatch, Daniel Brühl, Stanley Tucci, Laura Linney, Anthony Mackie, David Thewlis, Alicia Vikander, Peter Capaldi, Carice van Houten, Dan Stevens. Su Rotten la percentuale delle recensioni positive è, mentre scrivo, 37%. Bassina.

Anthony Lane – New Yorker: nervoso ed eccitabile come quello che raffigura.

Lisa Kennedy – Denver Post: il regista Bill Condon offre un intelligente e dinamico film drammatico.

David Edelstein – Vulture: Un debole dramma reazionario.

Tom Long – Detroit News: Può essere un po’ freddo, ma è un buon film.

Steven Rea – Philadelphia Inquirer: Il problema con il resoconto romanzato del regista Bill Condon è che, come WikiLeaks stesso, non c’è materiale da controllare.

Stephen Whitty – Newark Star-Ledger: debole.

Connie Ogle – Miami Herald: armeggia in un miscuglio mediocre di techno thriller e di futuro del giornalismo.


Chris Vognar – Dallas Morning News: Il primo ritratto cinematografico del Cyber cattio biondo è sopra le righe, scritto a casaccio.

Peter Howell – Toronto Star: sembra fuori moda, anche se proveniente da eventi di tre anni fa.

Moira MacDonald – Seattle Times: Il film sembra arrivare sia troppo presto che troppo tardi, un assemblaggio spesso abile di pezzi, raccontando una storia che già conosciamo e, in ultima analisi, lasciandola svanire senza un finale.

Claudia Puig – USA Today: Un thriller abbastanza noioso di un fenomeno internet molto influente.

Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: lascia gli spettatori disorientati.

Joe Morgenstern – Wall Street Journal: un film privo di dramma.

Richard Roeper – Richard Roeper.com: solleva anche alcune affascinanti e complesse questioni sul giornalismo del 21esimo secolo.

Ann Hornaday – Washington Post: Una storia che è essenzialmente un gruppo di ragazzi che stanno visualizzando schermi di computer.

Rafer Guzman – Newsday: E il premio per il miglior attore in un film deludente va a… Benedict Cumberbatch come Julian Assange in “Il quinto potere”.

Joe Williams – S. Louis Post-Dispatch: Ci sono pochi buoni film sul giornalismo, e ancora meno sui computer. “The Fifth Estate” ha successo almeno sul secondo.

Andrew O’Hehir – Salon.com: l’interpretazione sottile e intrigante di Cumberbatch è circondata da faticosi e minori melodrammi ridicolmente poco adatti al materiale.

Kenneth Turan – Los Angeles Times: la sceneggiatura ha lavorato sodo per rendere le questioni reali e rilevanti.

Bill Goodykoontz – Arizona Republic: Cumberbatch è grande.

JR Jones – Chicago Reader: Un lucido e avvincente thriller di Hollywood, intelligentemente sceneggiato da Josh Singer.

Tony Hicks – San Jose Mercury News: “The Fifth Estate” compie il suo intento: offrire una certa comprensione in una tappa importante nella storia e spingendo gli spettatori a interrogarsi e a discutere di ciò che hanno appena assistito. Purtroppo, ci vuole troppo tempo per arrivarci.

Alan Scherstuhl – Village Voice: Un film che, per tutta la sua irrequietezza, sembra datato.

Owen Gleiberman – Entertainment Weekly: Febbrilmente tagliente ed emozionante.

Maurizio Porro – Il corriere della sera: (…) Lo script di Josh Singer (…) distribuisce meriti e colpe in giro, senza creare personaggi di statura scespiriana, tendendo a privilegiare il melò del tradimento dell’amico rispetto a domande più profonde come la segretezza del mondo, il gioco dei potenti e i rischi della verità (…)

Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: (…) del film abbiamo apprezzato il modo onesto con cui, a fronte degli intricati problemi posti dal caso Wikileaks, mette l’accento sulle domande senza pretendere di dare risposte.

Alberto Crespi – l’Unità: Film difficile da seguire, complesso, qua e là pasticciato.

Massimo Bertarelli – il Giornale: Che pasticcio. Tanto da non chiarire i tanti dubbi su Julian dell’ormai famoso sito web WikiLeaks (…) Un giro del mondo, dal ritmo inutilmente frenetico, che fa a pugni con la chiarezza.