Il Teorema di Margherita: trailer e prima clip in italiano del film di Anna Novion (Al cinema dal 28 marzo)
Al cinema con Wanted il dramma francese diretto da Anna Novion e interpretato da Ella Rumpf, Miglior rivelazione femminile ai César Awards 2024.
Dal 28 marzo 2024 nei cinema italiani con Wanted Il Teorema di Margherita, il film scritto e diretto da Anna Novion (Il viaggio di Jeanne) presentato al Festival di Cannes 2023, candidato a due César Awards 2024, oltre al premio come Miglior rivelazione femminile alla protagonista, la talentuosa Ella Rumpf (Raw – Una cruda verità, serie tv Freud).
Il Teorema di Margherita – Trama e cast
La regista francese Anna Novion torna alla regia, dopo alcuni anni di assenza, con un film che vede protagonista la brillante studentessa di matematica Margherita (Ella Rumpf), unica donna del corso, in procinto di terminare la sua tesi. Come mostra la clip, mentre Margherita dimostra la sua teoria davanti a un’aula gremita, un collega nota una falla nel teorema esposto. Un piccolo, ma fatale, errore inficia il lavoro di anni e fa crollare le certezze e l’autostima della giovane, mettendo in discussione la volontà di Margherita di affermarsi come matematica. La crisi personale di Margherita è il punto di svolta che la riconnette alla vita reale e sociale che fino ad allora aveva trascurato per dare la precedenza agli studi. Scopre così che la sua mente matematica le può fare guadagnare molti soldi con un gioco, il mah-jong, che ben presto diventa la sua sfida quotidiana alla sorte. Un nuovo capitolo della vita le si apre davanti, fatto non più solo di formule e numeri ma anche di legami e piaceri e di un importante riscatto, personale e sociale, oltre alla scoperta di un sentimento apparentemente “sconosciuto” a Margherita come l’amore.
“Il teorema di Margherita” è un coming-of-age ambientato nell’affascinante mondo della matematica, un contesto da sempre fortemente maschile. Le figure incisive della madre (Clotilde Courau) e dell’esuberante amica ballerina (Conia Bonny) contribuiscono a dare al film una forte connotazione femminile. Ma il contraltare maschile del cast non è da meno, grazie alle convincenti interpretazioni di Julien Frison (I Tre Moschettieri – Milady; La scelta di Anne – L’Événement) nei panni di un compagno di studi altrettanto brillante e soprattutto di Jean-Pierre Darroussin, tra i maggiori attori francesi in attività e noto per importanti collaborazioni con registi come Alain Resnais, Jean-Jacques Annaud, Aki Kaurismaki e soprattutto Robert Giuediguian, nei panni del duro professore di Margherita.
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Il Teorema di Margherita – Trailer e clip in italiano
Intervista con la regista Anna Novion
La Scuola Normale Superiore è un ambiente chiuso e misterioso dal punto di vista di un outsider. Come mai ha scelto questa ambientazione per dare inizio al suo film?
Quando inizio un film, cerco di partire sempre da un sentimento, una sensazione che ho provato davvero, che mi intriga e che vorrei esplorare. Quando avevo circa vent’anni mi sono ammalata e sono dovuta restare in casa per sei mesi. Una volta ripresa, sentivo un certo distacco con le persone della mia età, non riuscivo più a condividere con loro quella spensieratezza tipica dei miei coetanei. Ho cercato un modo per esprimere questa disconnessione con il mondo e con gli altri. Ho pensato alle grandi Scuole, queste istituzioni di alta formazione dove gli studenti sono spesso tagliati fuori dal resto del mondo, così che si focalizzino unicamente sui propri studi; in più, il campo della matematica mi sembrava in linea con la mia idea. Il mondo della matematica – e di conseguenza quello della Scuola Normale Superiore (o ENS) – è stato poco rappresentato nei film, così come lo è stata ancor di meno un’eroina matematica. Il mio incontro con Ariane Mézard, una delle poche e più grandi matematiche francesi, è stato decisivo. Siamo diventate amiche all’istante, ci siamo come comprese a vicenda, il che è stato molto commovente. È una donna sensibile, determinata, sincera e affabile. Irradia attorno a sé una forza incredibile insieme ad una forte vulnerabilità e una grande consapevolezza di sé, senza saccenza. È anche stata la prima persona che mi abbia mai parlato di matematica in senso artistico, incrociandola con la poesia, l’immaginazione e tutto ciò che mi spinge ad essere una regista. Mentre parlava della sua passione, era come se parlasse anche della mia. Gilles Deleuze affermava correttamente che uno scienziato inventa e crea allo stesso modo di un artista… Insieme al mio co-sceneggiatore, Mathieu Robin, abbiamo inventato un personaggio ispirandoci molto ad Ariane e che in un certo qual modo, dicesse molto anche di me stessa. Vedo in Margherita lo stesso entusiasmo, una forma di altruismo, una passione che riflette ciò che ha in testa. Un’altra somiglianza tra noi è il livello di impegno e resilienza che i nostri lavori richiedono. I matematici potrebbero passare una vita intera a cercare di risolvere un problema con alcuna certezza di riuscirci. Anche i registi rischiano di veder crollare i loro progetti da un momento all’altro. Non è diverso da un atto di fede. Essere un matematico è come unirsi ad un ordine religioso. Anche la Normale sembra una sorta di monastero quando hanno dei seminari… Nel film Margherita ha un rapporto davvero puro con la matematica, una forma di devozione.
Come ha scelto Ella Rumpf, che è stata già notata dal pubblico per Raw e più recentemente in Tokyo Vice?
Non le ho fatto fare alcuna audizione per la parte. Quando ci siamo incontrate abbiamo parlato molto, l’ho guardata ed è come se avessi saputo già come sarebbe andata a finire. Avevo una certa sensazione che Ella sarebbe stata perfetta per quel personaggio, e avrebbe così dato vita ad una intraprendente Margherita. Trasudava un’intensità, un tale desiderio di impegnarsi che volevo assolutamente coglierlo durante le riprese. Ci siamo chiesti quale livello di comicità volevamo assegnare a questo personaggio. Margherita d’altronde è un po’ strana, ma non come un freak, di conseguenza dovevamo evitare qualsiasi trattamento grottesco o caricaturale. Abbiamo passato quattro mesi tra prove e rifiniture di ogni scena per trovare il giusto bilanciamento. Ad esempio, all’inizio del film, Margherita rilascia un’intervista. Quando le viene chiesto dei suoi hobby, risponde: “Gioco a Yahtzee con mia madre”. La sua serietà la rende divertente. Oltre a lavorare con Ariane Mézard, che l’ha introdotta al mondo della matematica alla sua filosofia e alla sua calligrafia, Ella si è lasciata coinvolgere anche fisicamente. Non vedevo infatti l’ora di filmare la sua andatura: allo stesso tempo imbarazzante, leggermente infantile e volitiva. Non le potrebbe importare di meno di quello che pensano gli altri, ed è un aspetto che adoro di lei. Viviamo in un mondo in cui le persone si esaminano di continuo e noi stessi veniamo costantemente giudicati sui social. Mostrare qualcuno che si astiene da quella tirannia quotidiana fa parte del discorso che voglio portare avanti sulla società.
Ha dichiarato che è stato fondamentale adattare la sua regia al viaggio di Margherita.
I miei film precedenti erano più impressionisti: i sentimenti tendevano ad emergere lentamente e venivano accompagnati da elementi delicati, lunghe inquadrature ad esempio. Margherita invece è un personaggio più schietto e immediato, il che richiedeva una regia più espressionistica. Si inizia con la Scuola Normale Superiore, quasi monocromatica, silenziosa: le cornici sono geometriche, per riprendere l’ordine che prevale in questa Istituzione. Poi sopraggiungono il disordine e l’irrazionalità, proprio come nella vita di Margherita. Compaiono più colori, più riprese a mano libera, più movimenti di camera che sembra ad un tratto anche più leggera. I matematici parlano anche di divertimento e sperimentazione: gli piace passare insieme il tempo risolvendo enigmi. Volevo mostrare proprio questo lato più spensierato e infantile ed è la prima volta che opto intenzionalmente per un tono giocoso. Mi sono di certo ispirata ad un certo filone di cinema americano che tiene conto del piacere dello spettatore e fa attenzione a non frustrarlo. Quando guardo i film di Paul Thomas Anderson, dei fratelli Coen, o di Tarantino posso condividere la loro stessa gioia. Avevo in mente dei riferimenti anch’essi americani per definire l’interpretazione del personaggio di Margherita: Elle Fanning, Emma Stone, Saorsie Ronan. In Europa tendiamo a privilegiare uno stile di recitazione più naturalistico, cerchiamo quasi un realismo irriducibile, al punto da cancellare il concetto di performance. Ho optato per uno stile di regia molto dinamico, per cercare di trasporre visivamente il cervello inquieto della protagonista. Il film doveva incanalare l’energia mentale del personaggio.
È riuscita a rendere cinematografica perfino la matematica!
È stata l’ennesima sfida registica della mia carriera. Mi chiedevo: come far sì che la matematica – che nessuno capisce – sembri organica, dinamica, coinvolgente? Ho dovuto abbracciare la passione di Margherita e Lucas: sono entrambi maniaci del lavoro e dovevo renderlo alla perfezione sullo schermo, altrimenti sarebbe stato irrispettoso e fuorviante nei confronti dei veri matematici. Quando ad esempio dipingono di nero le pareti del soggiorno per scrivere le equazioni, volevo che sembrasse come se stessero dipingendo la Cappella Sistina! Quegli scritti sono come geroglifici, sono affascinanti da ammirare, c’è davvero della bellezza in quell’astrazione. Le equazioni mostrate nel film sono tutte autentiche, e Ariane se n’è assicurata. Margherita vuole risolvere la congettura di Goldbach, che è ancora irrisolta. La cosa curiosa è che Ariane ha fatto effettivamente dei passi avanti mentre ci stava lavorando prima delle riprese: i futuri matematici che cercheranno di dimostrare Goldbach potranno guardare il film e ritrovarvi alcuni elementi chiave!
Note Consulente Matematica Arian Mézarder
Margherita Hoffman è stata la mia ottava dottoranda. Una studentessa immaginaria. Esistono già matematici immaginari, come Nicolas Bourbaki, ma stavolta si tratta di una giovane donna. Il potenziale di Margherita è stato fin da subito evidente: portava con sé la possibilità di introdurre un vasto pubblico alla ricerca matematica e di offrirne una nuova incarnazione, un modello femminile. Margherita non è infatti solo una studiosa ma anche una giovanissima ragazza che prende in mano la sua vita e fa coscienziose scelte per se stessa. Conoscevo già il processo creativo di Anna Novion. Per prima cosa era solita trovare un argomento di tesi, poi lavorava meticolosamente sulla bibliografia, trovava il processo di pensiero che l’avrebbe portata al risultato e infine tendeva a difendere il suo risultato e a mostrarlo al pubblico. Per affiancarla, avevo inizialmente scelto di mettere in scena le deformazioni delle rappresentazioni di Galois, ma non sembrava la scelta più adatta perché non erano congeniali alla resa cinematografica, e non potevano essere mostrate adeguatamente al pubblico. Ho provato a dimostrare però il contrario, evocando uno dei nostri eroi del settore, ovvero Andrew Wiles. Anna a quel punto immaginò che il sogno di infanzia di Margherita sarebbe stato invece la piramide di Golbach, una scelta coraggiosa! Abbiamo lavorato insieme tre o quattro anni, proprio come per un dottorato. Anna mi presentava le sue idee di sceneggiatura che dovevano poi essere adattate al reale mondo matematico, come un testo che deve essere adattato alla musica. Ho avuto difficoltà quando mi dissero che avrei dovuto inventare un errore: per noi matematici, una condanna a morte! Margherita – così giovane e così brillante – non poteva cadere così!ì Ho avuto modo di incontrare ovviamente di persona Ella Rumpf e non riesco tutt’ora a capire chi delle due fosse più incuriosita, la studentessa o l’insegnante, l’attrice o la consulente tecnica? Ella era molto determinata e condivideva con me e Anna la voglia di raccontare in modo diverso la matematica anche se ciò significava affrontare in prima persona il lavoro degli storici vincitori delle medaglie Fileds come Timothy Gowers (1998), Terence Tao (2006), o James Maynard (2022, scomparso due mesi dopo le riprese). E poi è avvenuta la magia: nel giro di tre mesi ho osservato Ella cambiare radicalmente. Ha fatto una prima esperienza all’interno della Scuola Normale Superiore insieme ai suoi compagni di viaggio ovvero i dottorandi Coline, Vadim, Romain, Anthony e Béranger, che erano iscritti per davvero. La abbiamo osservata scarabocchiare equazioni con una penna stilografica o un gesso ignara che si trattasse di una tecnica di recitazione vera e propria. La formazione di Jean-Pierre è invece durata un mese. Abbiamo scelto di adottare un altro metodo con lui: l’attore entrava nel personaggio solo negli intervalli di tempo/tagli stabiliti dalla regista. Prima di ciò, si limitava ad osservare, senza entrare nella parte. Mi continuava a chiedere dei gruppi di omotopia nel cortile della Scuola; sorprendeva gli studenti del circolo teatrale durante le riunioni; lo si trovava nella sala comune all’una di notte… Quanto a Julien Frison, ha imparato le formule matematiche di Lucas in modo incredibilmente veloce, utilizzando contorte tecniche mnemoniche: ne voleva comprendere il reale fondamento scientifico ma anche il valore emotivo. Poi è stato tutto un caos: siamo rimasti intrappolati nel vortice delle riprese. Il mio ufficio si era trasformato in un camerino, ma anche in un covo di dottorandi, un set cinematografico. L’unico posto rimasto intatto per la Stanza W, un’aula doveva veniva trascritto il teorema dei numeri primi. Per una volta i gessetti erano al centro dell’attenzione, al di là del loro uso consueto. Tutti i membri della troupe erano affascinati dal loro suono unico sulla lavagna, dal loro candore intenso, dal loro riflesso. Tra una ripresa e l’altra era come se l’intero dipartimento artistico li coccolasse. Alcuni gessetti sono stati addirittura personalizzati diventando fluorescenti. Li ricordo come momenti bizzarri ma molto giocosi, per tutti noi. Insieme alla troupe, abbiamo provato a far emergere il piacere e le emozioni della matematica, dell’eccellenza scientifica, dell’autotrascendenza, della libertà creativa, del confronto con gli altri, della realizzazione umana. Questa straordinaria esperienza collettiva è stata orchestrata con la grande sensibilità di Anna Novion, che ha trasformato la matematica in un oggetto cinematografico bello e poetico.
Anna Novion – Note biografiche
Novion è una regista franco-svedese. Dopo tre cortometraggi, Frédérique est frainçaise (2001), Chansons entre deux (2002) e Don’t go to the sea when you don’t know it (2005), ha diretto il suo primo lungometraggio, Grown Ups (2007) con Jean-Pierre Darroussin e Anaïs Demoustier, selezionato alla Settimana della Critica di Cannes nel 2008. Ha poi diretto Rendez-vous in Kiruna (2013), girato tra Francia e Svezia, che ha ricevuto la Piramide d’Oro al Cairo Film Festival. Più recentemente ha diretto diversi episodi della quarta e quinta stagione di The Bureau, serie di successo su Canal+. Il teorema di Margherita ha vinto il CTS Young Film Technician Award a Cannes 2023 e Premio Lumiere 2024 a Ella Rumpf per la migliore attrice rivelazione, oltre a due candidature ai César, gli oscar francesi per entrambi i giovani protagonisti.
Il Teorema di Margherita – Il poster italiano
Foto: Michael Crotto