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Stasera in tv: “Ci vediamo domani” su Rai 3

Rai 3 stasera propone “Ci vediamo domani”, commedia del 2013 diretta da Andrea Zaccariello e interpretato da Enrico Brignano, Burt Young, Francesca Inaudi e Ricky Tognazzi.

pubblicato 28 Settembre 2019 aggiornato 28 Agosto 2020 06:06

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Cast e personaggi

Enrico Brignano: Marcello Santilli
Burt Young: Mario Palagonia (voce italiana di Omero Antonutti)
Francesca Inaudi: Flavia
Ricky Tognazzi: Camicioli
Luca Avagliano: Antonio Spataro
Carlo Fabiano: Venditore

 

La trama

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Marcello Santilli (Enrico Brignano) un quarantenne irrequieto attratto dalla facile ricchezza, ma ridotto sul lastrico, scopre che in Puglia c’è un paese abitato da tantissimi vecchi. Ecco l’affare: aprirà un’agenzia di pompe funebri. Ma i giorni passano. E nemmeno un decesso, non una malattia, né un piccolo malore. Sembra impossibile: in quel paese non si muore!

 

Il nostro commento

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La vis comica del Brignano virtuoso del monologo purtroppo non è sempre in sintonia con il formato cinematografico, che spesso e volentieri ne tarpa la verve ingabbiandola in una verace romanità ad uso e consumo prettamente “comico”. Ci vediamo domani è una sorta di coraggioso esperimento che prova, con qualche difficoltà, a “distillare” dal Brignano interprete quella nota “nostalgica” che ha fatto di Gigi Proietti un attore completo, ma la scelta del regista Andrea Zaccariello di filtrare al minimo la realtà, evitando situazioni troppo surreali, non regala al volenteroso protagonista un adeguato supporto e il film troppo “malincomico” non rende giustizia al talento dell’attore / comico che risulta per l’ennesima volta sottoutilizzato.

 

Note di regia

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Puglia vuol dire Sud. E Sud vuol dire Frontiera. Questo film ha bisogno di una Frontiera. Di un’Italia ottocentesca, quasi preistorica, dimenticata dal tempo, dal progresso, dalla cosiddetta “modernità”. Dimenticata persino dalla morte: montagne incontaminate, senza cemento, senza distribuzione, tramonti infiniti, temporali, vento, stelle. Un contesto dove poter percepire ancora la genesi delle nostre origini, la speranza che non sia tutto cancellato, tutto perduto. È anche per questo antico e meraviglioso contesto che i vecchi abitanti di un paese, sospeso tra realtà e ricordo, “respirano” la saggezza inconsapevole che lentamente contamina il protagonista della nostra storia. Un luogo dove si è costretti ad abbandonare l’orologio per fare i conti con il tempo. I vecchi vivono come dei meravigliosi animali, pieni di dignità e capacità di accettare la vita senza dare eccessiva importanza a sé stessi. Semplicemente esistono, consumando la loro esistenza in una comunità umana antica e moderna insieme. Quando il nostro protagonista arriva in quel paesino dimenticato da tutti, anche dalla morte, non sa più come e contro chi combattere. Si arrende alla verità. Non ci deve essere tecnologia dietro cui nascondersi, non ci deve essere rumore. La Puglia con le sue meraviglie dovrà aiutarci a fare di nuovo ricorso alle parole, agli sguardi, ai silenzi. E questo strano incontro tra un velleitario cittadino vessato dalle ambizioni di un sistema che promette pace solo se hai il denaro per comprartela, e un mondo che la pace ce l’ha dentro, tra le valli, nelle rocce, sotto gli alberi primevi, attraverso le gole ventose, potrebbe essere una piccola metafora di quello di cui sembra abbiamo bisogno oggi per uscire dai grandi “alibi” che ci hanno cucito addosso, forse proprio per tenerci buoni, inerti, consumatori. Insomma ci serve il cuore di un Sud privo di stereotipi. Niente mafie, niente coppole, niente pomodorini da essiccare. Ci serve lo scenario naturale in cui un uomo possa prima affrontare, poi conoscere e infine capire il senso della morte e della vita. Ci riuscirà. E nell’abbraccio finale tra il nostro protagonista e la terra che gli ha regalato questa verità, c’è il senso del film. Un abbraccio infinito e commovente che in se stesso significa: “Eternità è poter dire ogni giorno: “Ci vediamo domani”.” Una piccola storia che potrebbe suggerire una chiave diversa per trovare una strada, un piccolo sentiero che dalle montagne dimenticate dell’antica Apulia, porti dritto al cuore degli uomini. [Paolo Rossi e Andrea Zaccariello]

 

Le location del film

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Gran parte del film è stato girato nell’antica Masseria Lupoli, ubicata nel versante orientale dell’agro di Crispiano ad un’altitudine media sul livello del mare di 234 metri. A nord dei fabbricati, la collina delle Murge, con la sua tipica macchia mediterranea, sale sino a 399 metri di quota, rendendo il paesaggio, tipico dell’antica “Selva Tarantina”, di suggestiva bellezza La Masseria Lupoli, di proprietà della famiglia Perrone, conserva ancora oggi un bagaglio culturale di notizie, dati, reperti che permettono di conoscere il suo territorio sin dalle origini. Anche i fabbricati rappresentano un segno tangibile del susseguirsi dei vari periodi storici: la Torre Tardo-Medioevale con piombatoio, la Chiesa del Seicento, gli ampi locali adibiti a stalle per il ricovero del bestiame ed i dormitori del personale del Settecento, la casa padronale completata alla fine della prima guerra mondiale.

 


 

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