Infinity Festival ad Alba
L’ Infinity Festival si terrà ad Alba dal 9 al 16 Aprile 2005. La riflessione ha per tema il confine, nelle sue tante possibili declinazioni. Ad essere privilegiati saranno innanzitutto gli argomenti dove la nozione di confine ha permesso al cinema di aprire un terreno comune di riflessione con la politica e la filosofia: per
L’ Infinity Festival si terrà ad Alba dal 9 al 16 Aprile 2005.
La riflessione ha per tema il confine, nelle sue tante possibili declinazioni. Ad essere privilegiati saranno innanzitutto gli argomenti dove la nozione di confine ha permesso al cinema di aprire un terreno comune di riflessione con la politica e la filosofia: per fare solo qualche esempio, la questione dell’interculturalità, i problemi relativi alla definizione del soggetto rispetto alla realtà circostante, il rapporto tra la vita e la morte. Senza trascurare tuttavia la possibilità, per il cinema e i cineasti, di interrogarsi sui propri confini: narrativi (travalicare e/o trasgredire i confini di un genere) o linguistici (la dialettica fra campo e fuori campo).
Il tema vuole anche fare da introduzione ad un ciclo di appuntamenti nell’ambito dei quali, con cadenza annuale, ci si interrogherà su una serie di antitesi, basate dunque su una coppia di termini che, a prima vista, ci appaiono divisi da un invalicabile confine concettuale: unità/molteplicità, pieno/vuoto, natura/cultura…
Retrospettiva: Maurizio Nichetti
Mimo, sceneggiatore, attore e regista, Maurizio Nichetti è una delle personalità più eclettiche nel panorama del cinema italiano. In oltre trent’anni di attività ha attraversato i territori dell’audiovisivo (cinema e televisione) con una leggerezza e un’innocenza che ricordano l’arte delle origini: da Charlot fino a Méliès. Da Allegro, non troppo a Honolulu Baby (tanto nei film diretti quanto nelle collaborazioni cui ha prestato mano, volto e corpo), dal lavoro di ricerca teatrale (in Ratataplan)e mimica ai recenti esperimenti televisivi, dalle magie d’animazione (Volere, volare e Ladri di saponette) alla direzione d’attori (Iaia Forte in Luna e l’altra, o Paolo Villaggio in Palla di Neve), Nichetti bene incarna l’evoluzione di una disciplina che troppo spesso si tende a ridurre all’assioma economico. Sebbene attento a non perdere contatto con il pubblico, il regista milanese esprime ancora (e resta uno dei pochi) l’origine artigianale del cinema. La magia come gioco di prestigio: anzi semplice gioco, in cui conta, sì, la bravura e la tecnica, ma che tende al puro divertimento come alla più logica delle conseguenze. Ad Alba Maurizio Nichetti terrà un incontro-lezione sul suo cinema.
Omaggio a Ildikó Enyedi
Col suo cinema di segrete corrispondenze esistenziali e ampie trasparenze della Storia, Ildikó Enyedi si è imposta all’attenzione mondiale come autrice dalla personalità ricca e complessa, capace di tenere insieme nel suo sguardo derive razionalistiche e irrazionalistiche, parabole filosofiche e sperimentazioni linguistiche. La “Camera d’Or” conquistata a Cannes nel 1989 con Il mio XX Secolo, la propose all’attenzione internazionale grazie a un film di straordinaria complessità, che annunciava già il suo cinema fatto di sdoppiamenti, riflessi incantati, attraversamenti epocali. Nata a Budapest nel 1955, laureata in economia, allieva dell’Accademia di Teatro e Cinema, collaboratrice dello Studio Béla Balasz, nell’ambito del quale ha realizzato gran parte dei suoi primi lavori, sospesi tra sperimentazione e documentario, Ildikó Enyedi segue da anni una traccia molto precisa, che l’ha portata a concepire un cinema filosoficamente intenso ed espressivamente sensibile, sospeso tra la fiaba morale di Magic Hunter (1994), il languore epocale del dramma d’amore colto alla fine del XX Secolo in Tamas et Juli (1997, per la serie di Arte “Il 2000 visto da…”) e il giallo surreale venato di misticismo e magia, dedicato, tra passato e presente, alla figura di Simon Magus (1999). A questa regista di incredibile talento, personalità di grande prestigio nella cinematografia ungherese, Infinity Festival dedicherà un omaggio, proponendo non solo i lungometraggi che l’hanno resa famosa, ma anche le opere più sperimentali e le elaborazioni documentarie. Ospite ad Alba, Ildikó Enyedi sarà protagonista di un incontro col pubblico del festival.
Omaggio a Mohammad Malas
La memoria, il sogno, la notte sono gli elementi ricorrenti nel cinema di Mohammad Malas, il principale regista siriano, diplomato al Vgik di Mosca nel 1974 e autore di opere di esplosiva sensualità semantica e politica. Quello di Malas è cinema dell’essenzialità che scaturisce dall’artificio, dal piacere della messa in scena, della composizione minuziosa delle inquadrature, costruite come luoghi che invitano a entrare e sostare in essi, con la complicità di uno sguardo al tempo stesso solido e discreto, denso e fluido. Ahlâm al-madina (I sogni della città, 1984), presentato al Festival di Cannes, e Al-layl (La notte, 1991), vincitore del Tanit d’or al Festival di Cartagine del 1992, sono i primi due lungometraggi che descrivono in maniera sublime il percorso creativo dell’autore. Un percorso in cui al piano sequenza è affidato un profondo senso poetico-politico, non solo nella finzione ma anche nel documentario bruciante, che sfugge al genere per rappresentare lo stesso mondo da un altro punto di partenza, come accade nel mediometraggio Al-manâm (Il sogno, 1986), girato in un campo profughi palestinese in Libano prima dell’occupazione israeliana del 1982. Ritratti di persone, di personaggi, di luoghi che arricchiscono la filmografia di Malas, sempre coerente alla necessità di raccontare la Storia e il presente attraverso le vicende intime e laceranti degli esseri umani e dei loro conflitti. Ospite ad Alba, Mohammad Malas sarà protagonista di un incontro col pubblico del festival.
Omaggio a Raphaël Nadjari
Nato a Marsiglia nel 1971, Raphaël Nadjari prima di esordire alla regia, lavora per la televisione come grafico e sceneggiatore. Nel 1993 si trasferisce per motivi di lavoro a New York: lì concepisce il cortometraggio Snowbird e The Shade che viene selezionato al festival di Cannes 1999. Tratto da un romanzo di Dostoevskij, il film si inserisce perfettamente nella grande tradizione del genere noir – grazie anche ad una fotografia molto sgranata e al jazz di John Surman che firma una colonna sonora indimenticabile. Sebbene anche i lavori successivi proseguano questa strada, Nadjari si dimostra più sensibile al rapporto con gli attori che alle dinamiche narrative e psicologiche di matrice letteraria. I Am Josh Polonski’s Brother e Apartment #5C – girati in una New York multietnica – rivelano affinità con il cinema di John Cassavetes e Shirley Clarke. Con il recente Avanim (presentato al festival di Berlino 2004), Nadjari si sposta verso Israele, una terra che aveva più volte sfiorato; non mutano però le coordinate del suo lavoro: grande sensibilità nella costruzione dei personaggi, attenzione assoluta al dettaglio e estrema abilità nel creare un’atmosfera unica e avvolgente. Ad Alba Nadjari sarà protagonista di un incontro col pubblico del festival. Ospite ad Alba, Raphaël Nadjari sarà protagonista di un incontro col pubblico del festival.
Omaggio a Laila Pakalnina
Nata nel 1962 in Lettonia, Laila Pakalnina si è diplomata al celebre VGIK di Mosca. Dopo aver realizzato una decina di documentari, ha esordito al lungometraggio con il film The Shoe, variazione politica e surreale della celebre fiaba Cenerentola. Il film girato in un raffinato stile neorealista è stato presentato al Festival di Cannes nel 1998. Da allora ha alternato lavori documentari e fiction, riscontrando sempre un forte interesse della critica. Con The Python (Mostra di Venezia 2003), la regista affronta direttamente la realtà post sovietica del suo paese. La vicenda, che coinvolge un pitone e una scuola retta da una preside tiranna, è un affascinante dramma dell’assurdo in cui elementi comici, surreali e tragici fanno tutt’uno. Il suo più recente lavoro, The Bus, è un documentario che descrive il viaggio di un pullman e dei suoi passeggeri dalla Lituania alla Russa. Autrice di un opus originale, pressoché inclassificabile in un genere e unico anche nella cinematografia del suo paese, Laila Pakalnina con i suoi film surreali eppure così attenti ai dettagli, alla poesia delle piccole cose è una delle figure più interessanti della nuova scena baltica. La regista sarà presente ad Alba, dove incontrerà il pubblico del festival.
Omaggio a Hong Sang-soo
Nato nel 1961, ha studiato cinema alla Chung-Ang University, al California Institute of Arts di Los Angeles e al Chicago Institute of Arts. Dopo il suo ritorno in Corea ha dapprima lavorato per la Seoul Broadcasting Station e poi esordito con il film The Day a Pig Fell into the Well, vincitore ai festival di Vancouver e Rotterdam. Capace di rivelare un autore molto raffinato e sensibile nel descrivere i sentimenti, il film è solo il primo passo di un’opera volta a sondare il mistero dell’animo umano. I successivi The Power of Kangwon Province, Oh! Soo-jung e Turning Gate preciseranno la dimensione di un autore apprezzato in patria e in Occidente. Se in apparenza i suoi film sembrano essere fatti col nulla della vita più anonima e ordinaria, a ben guardarli mostrano una complessità invidiabile – dal cinema sperimentale cui pensava di dedicarsi in gioventù alla grande tradizione francese, da Bresson fino a Eustache. Il recente Woman is the Future of Man, presentato in concorso a Cannes, ha confermato il talento di uno dei registi più affascinanti della nuova scena coreana. Ospite ad Alba, Hong Sang-soo sarà protagonista di un incontro col pubblico del festival.