Innocence of Muslims, il film “satirico” anti-islam all’origine dell’attacco alle ambasciate USA
La morte dell’ambasciatore americano in Libia, Christopher Stevens, avvenuta nella notte di ieri a Bengasi in Libia potrebbe essere in diretta correlazione con la diffusione su YouTube di alcuni spezzoni del film “Innocence of Muslims“. Questa pellicole di discutibile qualità, realizzata chiaramente a bassissimo budget, riscrive la storia del profeta Maometto in chiave satirica ridicolizzando
La morte dell’ambasciatore americano in Libia, Christopher Stevens, avvenuta nella notte di ieri a Bengasi in Libia potrebbe essere in diretta correlazione con la diffusione su YouTube di alcuni spezzoni del film “Innocence of Muslims“. Questa pellicole di discutibile qualità, realizzata chiaramente a bassissimo budget, riscrive la storia del profeta Maometto in chiave satirica ridicolizzando la religione mussulmana. Almeno questo è quello che si intuisce dai 14 minuti disponibili in rete.
Il file contenente alcune scene del film ha iniziato a circolare su internet già nel luglio scorso, senza suscitare clamore, ma da qualche giorno si è diffusa una versione con sottotitoli in arabo, non casualmente in corrispondenza con l’anniversario degli attentati dell’11 settembre. Una volta chiara la natura della provocazione quel filmato è divenuto la scintilla per l’esplosione della rabbia incontrollata degli estremisti islamici. L’assedio all’ambasciata de Il Cairo di ieri (durante il quale la bandiera americana è stata strappata dalla facciata e sostituita con un vessillo che inneggiava ad Allah) è stato solo il primo atto di una violenta protesta che ha portato alla morte dell’ambasciatore Stevens in Libia.
Su YouTube la versione più lunga del filmato attribuisce ai “copti” la paternità della pellicola, non casualmente si tratta della minoranza religiosa cristiana egiziana: probabile che sia stata sufficiente a dare una giustificazione in più ai manifestanti de Il Cairo. In realtà secondo il Wall Street Journal il film è stato prodotto e realizzato da tale Sam Bacile, un cittadino americano di origini israeliane.
Il contagio delle proteste contro il film, che si mischia naturalmente con tutte le rivendicazioni “classiche” contro gli Stati Uniti, ha raggiunto nella notte Bengasi, in Libia. In quel momento l’ambasciatore Stevens si trovava in città, secondo le prime ricostruzioni per assistere all’inaugurazione di un centro culturale nei prossimi giorni.
L’attacco al consolato sarebbe stato condotto con l’uso di armi, le forze di sicurezza non sono riuscite a controllare la folla e l’incendio conseguente all’assedio avrebbe provocato la morte per soffocamento dell’ambasciatore e di due dei marines che lo proteggevano.
Da una prima occhiata il film sembra fin troppo brutto per essere vero. Battute di dubbio gusto, attori, trucco, inquadrature e dialoghi di pessima qualità. Di certo sembra essere stato realizzato più per il gusto di provocare che per una qualsiasi ragione di carattere “commerciale” o artistica.
Il 52enne Bacile ha confermato lo scopo del suo “Innocence of Muslims“: dimostrare che “l’Islam è un cancro, il mio è film politico, non religioso“. L’uomo sostiene di aver raccolto oltre 5 milioni di dollari (evidentemente spesi piuttosto male, la cosa puzza di balla) da oltre 100 donatori ebrei anonimi. Oltre 60 attori e 45 persone hanno lavorato al film, della durata complessiva di 2 ore, realizzato nel 2011 in California.
Il film ha immediatamente provocato l’interesse anche del controverso reverendo Terry Jones, l’uomo che causò gravi incidenti in Afghanistan e feroci proteste anti-USA quando annunciò che avrebbe bruciato una copia del Corano. Proprio il “trailer” da 13 minuti che gira su YouTube sarebbe stato mostrato ai fedeli nella sua chiesa.
Secondo Jones, che ha potuto visionare l’intero film, si tratta di una “produzione americana al 100% che non intende attaccare i mussulmani ma descrivere l’ideologia distruttiva dell’Islam e descrive in maniera satirica la vita di Maometto“.