Inside Out 2, recensione: un sequel carico di “emozioni” che ci ricordano la complessità dell’essere umano
La recensione di Cineblog del film d’animazione Inside Out 2 di Pixar, campione d’incassi nel mondo e al cinema con The Walt Disney Company Italia.
A nove anni dall’uscita dell’acclamato e pluripremiato Inside Out è finalmente arrivato Inside Out 2, un sequel che deflagra letteralmente al box office, infrangendo record e piazzandosi in poco più di una settimana in cima al box-office globale dei migliori incassi del 2024 con circa 729 milioni di dollari, scalzando dalla vetta un altro sequel Dune: Parte Due (711 milioni).
Inside Out – Come tutto ebbe inizio…
Tutto è iniziato nel 2009 con la Pixar che mette in sviluppo “Inside Out” e il regista Pete Docter che comincia a notare cambiamenti in sua figlia Elie, la bambina sta diventando “più tranquilla e riservata”, e inizia a chiedersi cosa le stesse succedendo internamente. Docter invita Ronnie del Carmen, che aveva lavorato come supervisore della storia in Alla ricerca di Nemo (2003) e Up (2009), a unirsi al progetto come co-regista. I due, che ora fanno squadra, cercano ispirazione dalle loro storie ed esperienze personali, mentre al contempo consultano psicologi e specialisti.
Durante la progettazione del paesaggio mentale di Riley, Dicter e del Carmen interpellano neuroscienziati, prendono spunti da filamenti di DNA e fotografie di lampi neuronali. Secondo i consulenti del film, la storia enfatizza il modo in cui le emozioni organizzano i nostri pensieri e la nostra vita sociale, in particolare il ruolo della tristezza nel favorire le connessioni.
“Inside Out” debutta al Festival di Cannes a maggio 2015 e arriva nelle sale degli Stati Uniti in giugno. La critica è quasi unanime nell’elogiare il film per la sceneggiatura, il soggetto, la trama e le performance vocali. Il National Board of Review e l’American Film Institute inseriscono “Inside Out” tra i dieci migliori film del 2015.
Con un incasso di 858,8 milioni di dollari in tutto il mondo, terminando la sua corsa nelle sale come il settimo film di maggior incasso del 2015, il film viene nominato per due premi Oscar, miglior film d’animazione e sceneggiatura, vincendo il premio come miglior film d’animazione e ricevendo numerosi altri riconoscimenti. La rivista di filosofia “Film and Philosophy” ha riconosciuto “Inside Out” come uno dei migliori film d’animazione di sempre.
Inside out 2 – Le fasi dello sviluppo…
Nonostante un “Inside Out” fosse considerato un sequel “inevitabile”, lo sviluppo della storia è iniziato solo nei primi mesi del 2020 e la Pixar ha confermato ufficialmente lo sviluppo del sequel durante il D23 Expo nel settembre 2022. Kelsey Mann è stato annunciato come regista (rendendolo il suo debutto alla regia), con Mark Nielsen come produttore, mentre Meg LeFauve già regista dell’originale è stato designato alla sceneggiatura del sequel.
Per utilizzare la costruzione del mondo “veritiera”, Mann ha utilizzato l’idea di Docter delle “dalle cinque alle 27 emozioni” del primo film. Il primo passaggio di Mann includeva nove nuove emozioni per far sentire Gioai sopraffatta da tutte le nuove emozioni che emergevano, ma sentiva che la storia non poteva tenere il passo con così tante emozioni che prendevano i riflettori o non si aggiungevano alla storia, quindi dopo la prima proiezione decise per semplificare il numero. Tra quelle emozioni c’erano Schadenfreude (avere gioia a spese di qualcuno), Gelosia e Colpa, ma le ultime due hanno comunque influenzato il film nonostante siano state rimosse. Mann sentiva che l’Invidia poteva riguardare la Gelosia e si possono trovare tracce di Colpa nell’introduzione di Ansia, dando ad Ansia parte del bagaglio di Colpa.
Il team di produzione ha consultato spesso l’autrice e psicologa clinica Lisa Damour e ha utilizzato i suoi libri come guida per rappresentare accuratamente come cambiano le emozioni degli adolescenti durante la pubertà. Anche il professore di psicologia all’Università della California, Berkeley, Dacher Keltner, che ha contribuito al primo “Inside Out”, è tornato come consulente. Keltner ha svolto un ruolo chiave nella scelta delle emozioni da introdurre nella storia. Un personaggio basato sull’emozione della vergogna doveva far parte del film, ma è stato eliminato, in parte perché Keltner contestava la vergogna come un’emozione.
Per assistere con lo sviluppo del film, la Pixar ha arruolato un gruppo di nove adolescenti, soprannominati “Riley’s Crew”, per fornire feedback sul film e garantire che rappresentasse accuratamente la vita adolescenziale moderna. Il loro contributo ha portato all’inclusione dell’emozione Nostalgia e ha influenzato varie scene, inclusi elementi quotidiani della vita delle emozioni e il passaggio dalla scuola media al liceo. Nielsen e Mann si sono ispirati anche alle loro stesse figlie durante la realizzazione del film. Poiché lo sviluppo della storia è iniziato durante il blocco a causa della pandemia di COVID-19, i due hanno potuto fare ricerche personali studiando i loro figli, alcuni dei quali avevano l’età di Riley nel film. La loro prospettiva di genitori ha contribuito a dare forma al film e a caratterizzare le emozioni, in particolare Gioia.
Inizialmente, la trama del film prevedeva un talent show, ma l’idea è stata scartata. Dopo circa tre proiezioni di prova, Nielsen, Mann e LeFauve hanno deciso che era meglio incentrare la storia su Riley che gioca a hockey, poiché ritenevano che fosse un aspetto unico del suo personaggio. La decisione è stata influenzata anche dal contributo che Mann ha ricevuto dalla regista di Red, Domee Shi, quando gli ha chiesto come rendere il film unico rispetto ad altre storie di formazione adolescenziali, inclusa la sua.
Un ammutinamento al Quartier Generale…
“Outside 2” ci riporta nella testa di Riley che sta attraversando un momento difficile e di grande cambiamento anche a livello emotivo. Il suo cervello sta facendo spazio per una nuova fase e la ragazza sta affrontando la pubertà che è l’anticamera di uno dei momenti più confusionari del percorso di crescita di un essere umano, quello dell’adolescenza che trasforma il mondo esterno e le nuove dinamiche che si creano, vedi cambiamenti a livello fisico e una nuova scuola, in un sovraccarico di input che rendono Riley molto ansiosa.
Già, le emozioni che fino a quel momento erano riuscite a gestire così bene l’infanzia di Riley, Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto, ora faranno la conoscenza di Ansia, una nuova e imprevedibile emozione che si presenterà al Quartier Generale accompagnata da Invidia, Imbarazzo ed Ennui aka Noia. Sebbene inizialmente amichevoli, le nuove e le vecchie emozioni si scontrano per i loro approcci diversi. Ad un certo punto Ansia decide di prendere il comando e con i suoi compagni mette in atto un vero e proprio ammutinamento, mettendo fuori gioco Gioia e le altre vecchie emozioni, che finiranno prigioniere in un caveau sotterraneo, mentre Ansia prenderà il controllo di Riley spingendola verso il baratro emotivo.
Da quel momento Riley non sarà più la stessa e sarà dominata da un senso di inadeguatezza e paura di non essere accettata che la trasformeranno in una persona insicura, e per questo disposta a tutto, anche a tradire le amiche di sempre, per entrare nella squadra di hockey del liceo ed essere accettata dalle sue nuove compagne di squadra. Riusciranno Gioia e le vecchie emozioni a tornare al Quartier Generale e a riprendere il controllo di Riley prima che Ansia ne cambi per sempre la personalità?
Un mondo di emozioni tutte da elaborare…
“Inside Out 2” porta il racconto di formazione ad un altro livello, provando a narrarci dal “didentro” quanto le emozioni nella fase adolescenziale si moltiplichino diventando quasi pulsioni difficili da controllare. Quello di Riley è un viaggio nella mente di una ragazzina che ci mostra quanto sia difficile crescere e quanto altrettanto complicato sia gestire una serie di emozioni in divenire, guidate dall’ansia, descritta come una “reazione anticipatoria caratterizzata da preoccupazione, apprensione, paura, manifestazioni fisiologiche e di tensione psicofisica, di fronte ad uno stimolo o a un evento negativo futuro, ovvero che non è realmente presente o che potrebbe accadere.”
La scelta di “Inside Out 2” di mostrarci l’ansia come l’innesco di un disagio interiore, descrivendola non come malvagia ma come instabile e imprevedibile, è un modo realistico di descrivere l’ansia così viene percepita in un mondo moderno sempre più stressato e iper-competitivo. Ma se si scava in profondità, l’ansia è in realtà un fenomeno naturale e primitivo, indispensabile per attivare le nostre difese quando siamo di fronte a un ostacolo o a una situazione potenzialmente pericolosa, creando sensazioni di disagio e mettendoci sulla difensiva.
Inside Out 2 ci racconta quanto è difficile diventare adulti
“Inside Out” non solo eguaglia l’originale, ma smussa anche qualche asperità che il film di Pete Docter presentava rispetto ad un pubblico di bambini. L’originale “Inside Out” presentava sequenze e dinamiche un po’ troppo complesse, enormemente apprezzate dal pubblico più adulto, un po’ meno dagli spettatori più piccoli. Meccaniche che alla fine non hanno inficiato il film nel suo complesso, ma che vediamo riproposte in questo sequel semplificate ad arte e riportate a misura di bambino e non di ex bambino.
La Pixar arriva così preparata all’appuntamento, e pienamente consapevole del materiale emotivo e umano a disposizione punta e centra il bersaglio senza sbavature di sorta. “Inside Out 2” dimostra che puntare ad un sequel non vuol dire optare per la strada più facile, ma anche cimentarsi in una sfida con il desiderio di superare se stessi. Una sfida quella che Pixar ha lanciato non facile da vincere, in special modo quando si alle spalle si ha un originale di proporzioni epiche che ha fatto la storia dello studio e dell’animazione tutta.
Fonti: Wikipedia / IMDb