Roma 2017, Insyriated di Philippe Van Leeuw: Recensione in Anteprima
Un appartamento tramutato in un bunker, mentre all’esterno la guerra siriana impazza. Philippe Van Leeuw strappa consensi unanimi con Insyriated.
Presentato e premiato nella sezione Panorama all’ultimo Festival di Berlino, Insyriated di Philippe Van Leeuw è stato accolto da calorosi applausi anche alla 12esima Festa del Cinema di Roma, inserito non a caso nella sezione ‘tutti ne parlano‘. Un film emotivamente devastante, quello realizzato da Van Leeuw, interamente ambientato all’interno di un appartamento nel corso di 24 ore appena. All’esterno di quella casa impazza la guerra siriana, con le bombe che devastano Damasco giorno e notte, gli aerei che sovrastano i palazzi in ricognizione, i cecchini appostati sui tetti uccidono a sangue freddo chiunque osi uscire in strada e gli sciacalli, immancabili, fanno razzia di gioielli e oggetti di valore stuprando donne e rapendo bambini, poi da rivendere tramite mercato nero.
In questo barbaro quadro la famiglia di Oum Yazan prova a resistere, barricata in una casa tramutata di fatto in prigione. Non c’è acqua corrente, la luce salta continuamente, il cibo scarseggia, i pericoli dall’esterno si fanno sempre più icombenti, la porta è sbarrata e le notizie arrivano con il contagocce. Yazan, donna tutta d’un pezzo, energica e decisa nell’impartire ordini affinché nulla sia lasciato al caso, attende il ritorno del marito, mentre in quell’appartamento ricoperto dalla polvere trovano riparo la fidata domestica, l’anziano suocero, un figlio piccolo, due figlie adolescenti, il fidanzatino di quella maggiore e una coppia di sposi con neonato al seguito fuggita dal 5° piano dello stabile, abbattuto da una bomba.
Uno spazio ristretto, claustrofobico, in un’unica giornata da rivivere all’infinito, mentre fuori dall’appartamento colpi di mitra e missili si avvicinano sempre più minacciosi e al suo interno la famiglia siede spaventata attorno al tavolo, nella speranza che tutto possa prima o poi finire. Una tensione perenne, lunga 85 minuti, quella creata ad arte da Philippe Van Leeuw, straordinario nel condensare tra 4 mura l’orrore di tutte le guerre, la paura costante che trasmettono, l’incubo quotidiano in cui fanno precipitare inermi civili.
In poche stanze, attraversate in lungo e in largo da una macchina in spalla che mai abbandona i suoi protagonisti, Van Leeuw semina angoscia e terrore, con quell’istinto di sopravvivenza che ci porta spesso a proteggere solo noi stessi, lasciando gli altri in balia degli eventi, a farsi spazio a spallate. Non dà giudizi morali, il regista belga, mentre la guerra siriana entra dalle finestre e dalle fessure di questo appartamento tramutato in bunker, in una trincea dalla quale è sconsigliato uscire, circondato da rumori angoscianti. Un campanello che suona, misteriosi passi dal piano di sopra e finestre che sbattono, perché tutto incute preoccupazione, in un vorticoso crescendo di angoscia.
Hiam Abbass, attrice e regista palestinese, è eccezionale nel mostrare con i soli occhi, scavati, impauriti e sofferenti, il peso sopportato da questa madre pronta a tutto, pur di salvare la propria famiglia e la propria casa. Impartisce ordini fingendo sicurezza, la sua Oum Yazan, in realtà divorata dalla paura, mentre un inconfessabile segreto tarda a venire a galla, acuendo ansia e sensi di colpa.
[rating title=”Voto di Federico” value=”9″ layout=”left”]
Insyriated (Une famille syrienne, Belgio, Francia, 2017, drammatico) di Philippe Van Leeuw; con Hiam Abbass, Diamand Abou Abboud, Juliette Navis, Mohsen Abbas, Moustapha Al Kar.