Into the woods: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Come hanno reagito i critici di fronte al musical “Into the woods”? Scopriamolo insieme
Allora, avete visto Into the woods diretto da Rob Marshall e interpretato da Anna Kendrick, Meryl Streep, Johnny Depp, Chris Pine, Emily Blunt, Lucy Punch, James Corden, Christine Baranski, Lilla Crawford? Dopo la nostra recensione e le curiosità sul film, ecco i commenti dei critici Americani e Italiani. Su RottenTomatoes, mentre scrivo, la percentuale dei voti positivi è 71%. A voi è piaciuto? Io l’ho guardato solo perché c’è Meryl Streep, una splendida perfida strega.
Ben Sachs – Chicago Reader: Con l’eccezione di Meryl Streep (la strega) e James Corden (il Fornaio), il cast è blando.
Wesley Morris – Grantland: Il film è un guardabile aggeggio melodioso.
Ty Burr – Boston Globe: Il film di Marshall cattura emozioni come l’amore, il sesso, il dolore, l’insicurezza, l’abbandono, e la pazienza. Voto: 3/4
Steven Rea – Philadelphia Inquirer: Un mash-up di storie di lussuria, l’invidia, l’avidità, e inseguimenti sbagliati di felicità. Voto: 3/4
Preston Jones – Fort Worth Star-Telegram / ??DFW.com: “Into the Woods” è un solido ingresso nel genere musical-fantasy. Voto: 4/5
Betsy Sharkey – Los Angeles Times: Ciò che rende “Into the Woods” così divertente è la bravura del racconto e il modo in cui i personaggi corrispondono ai talenti dei suoi narratori.
Dana Stevens – Slate: Invece di essere una meditazione sulle delusioni inevitabili dell’età adulta, l’ultimo atto suona come una rottura distopica generica.
Linda Barnard – Toronto: Un miscuglio di colpi di scena intelligenti sui miti delle fiabe familiari, spettacoli coinvolgenti e canzoni indimenticabili. Voto: 2.5 / 4
Colin Covert – Minneapolis Star Tribune: “Into the Woods” è un inno alla magia primordiale della narrazione. Voto: 4/4
Rex Reed – New York Observer: mi sono sentito disincantato e irritato da tante occasioni mancate.
Lou Lumenick – New York Post: “Into the Woods” mette in mostra due delle migliori interpretazioni femminili dell’anno, Meryl Streep e Emily Blunt. Voto: 3.5 / 4
Christine Dolen – Miami Herald: Per chi apprezza il lato più oscuro delle fiabe raccontate in un musical con profondità e sfumature, Into the Woods è un viaggio che vale la pena di fare. Voto: 3.5 / 4
Rafer Guzman – Newsday: i genitori dovrebbero prendere atto dei temi. Questo film Disney non è roba da bambini. Voto: 3/4
Brad Wheeler – Globe and Mail: Ciò che viene celebrato è l’arte della narrazione, la recitazione, l’evasione, immagini attraenti e una colonna sonora estroversa. Voto: 3/4
Bill Goodykoontz – Arizona Republic: Il cast è di prim’ordine, la storia è soddisfacente e cupa, le interpretazioni sono divertenti e, naturalmente, le canzoni sono fantastiche. Voto: 4/5
Mick LaSalle – San Francisco Chronicle: Con malizia e ironia, “Into the Woods” approfondisce le fiabe e ci permette di vedere gli archetipi familiari in modi nuovi e non così lusinghieri. Voto: 3/4
Claudia Puig – USA Today: “Into the Woods” è un posto vale la pena di esplorare. Voto: 2.5 / 4
David Edelstein – New York Magazine / Vulture: James Corden è meravigliosamente divertente. E’ il suo film.
Chris Nashawaty – Entertainment Weekly: I primi due terzi del film hanno un’energia frizzante. Voto: B-
Maurizio Porro – Il corriere della sera: Merito di parole&musica (la ditta Sondheim-Lapine) il film resta sospeso fra conscio e subconscio aggirandosi nei pressi di temi forti, da sogni di notti scespiriane d’estate senza fare troppe fusa.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Il gioco sul sotto testo onirico/psicoanalitico dei racconti della notte per i piccini conferisce al film una nota dark più nelle corde dei fratelli Grimm che della Disney; e tuttavia l’atmosfera non è mai cupa, perché il momento di malinconia si ribalta in occasione umoristica, il tema lirico si alterna al concertato e le immagini (fotografia di Dion Bebe e scenografia di Dennis Gassner) possiedono pittorico incanto.
Paolo D’Agostini – la Repubblica: Rob Marshall (Chicago, Nine) applica l’arte del musical alla tradizione fiabesca. (…) L’esito delle favole non è, nel film, quello che tutti conosciamo. (…) Senza contare l’infinità di risvolti psicanalitici prêt-à-porter che rendono tutta la costruzione un po’ ridicola.